Da Corriere.it
L'esperto: «Serve un deposito per raccogliere l’eredità del vecchio nucleare e per le scorie future»
ROMA — «Se dovessi dare un parere sulla capacità dell'Italia di
tornare al nucleare, sarebbe negativo. Solo per un motivo: l'assenza di
un deposito nazionale per le scorie». È severo il giudizio
dell’ingegner Raffaello De Felice, ultimo responsabile del settore
«Impianti nucleari» dell'Enel alla fine degli anni '80, e consulente
per le iniziative dell'Enel nella costruzione di impianti nucleari
all'estero.
Le nuove centrali ora preannunciate dove potrebbero sorgere?
«Prima
del referendum era stato fatto un gran lavoro per selezionare i siti
del vecchio programma nucleare. Si erano indicate località come Leri
Cavour e Alessandria (provincia) in Piemonte, Viadana e San Benedetto
Po in Lombardia, Manduria e Nardò in Puglia. Si potrebbe cominciare col
riverificarne i requisiti geologici, che allora apparivano idonei e che
tali dovrebbero essere. Potrebbe essere cambiata la popolazione: una
centrale nucleare ha bisogno di un’ampia zona di rispetto disabitata».
Perché punta l’accento sulla necessità del deposito?
«Il
deposito è indispensabile sia per raccogliere l’eredità del vecchio
nucleare, oggi sparsa in diversi siti, sia per mettere in sicurezza le
scorie future. Non è possibile — e parlo a titolo personale — avviare
un nuovo programma senza risolvere questo problema».
Come e dove dovrebbe essere realizzato il deposito?
«Non in profondità, come si voleva fare a Scanzano, dove ci fu la
rivolta popolare, ma in superficie, dove costa molto meno. E non al
Sud, ma al Centro-Nord, per facilitare il trasporto delle scorie».
Inviato da: diletta.castelli
il 08/10/2016 alle 13:30
Inviato da: scampipercena77
il 01/02/2016 alle 11:47
Inviato da: chiaracarboni90
il 21/09/2011 alle 16:22
Inviato da: adspy
il 16/03/2010 alle 22:33
Inviato da: luckystrike86
il 06/03/2010 alle 08:26