Da Repubblica.it
La Lombardia paga da sola quasi un terzo delle tasse italiane. E, secondo il federalismo fiscale voluto dalla Lega, dovrebbe tenersene gran parte. Ma come se la caverebbero le regioni più povere? Con interviste ad Andrea Camilleri e Sebastiano Vassalli
di MARCO CICALA, EMILIO MARRESE, MARCO ROMANI e RICCARDO STAGLIANÒ
È stata la parola magica che ha fatto vincere le elezioni alla Lega. E che ora però potrebbe creare forti tensioni all'interno del nuovo governo. Il federalismo fiscale è un'espressione che tutti hanno nelle orecchie, ma poi cosa significhi nella pratica nessuno ce l'ha ben chiaro. Tranne forse qualche estremista in camicia verde che, senza troppi giri di parole, vorrebbe solo tagliare tutti i fondi al Sud.
Per diradare le nebbie su quest'argomento, a giugno scorso la Lombardia ha approvato una proposta di legge che è subito diventata il cavallo di battaglia del Carroccio. E che prevede di trattenere nei territori l'80 per cento dell'Iva, il 15 per cento dell'Irpef, più tutte le accise e le imposte su carburanti, tabacchi, giochi e lotterie. Una partita da una quindicina di miliardi da incassare direttamente, senza passare, come accade oggi, attraverso la ridistribuzione delle risorse fatta dallo Stato. Per capire subito chi ci guadagna e chi ci perde basta confrontare pochi dati: l'Iva della Lombardia vale quasi 24 miliardi e mezzo di euro, quella della Calabria 201 milioni. Stesso discorso per l'Irpef: 28 miliardi a fronte di due miliardi cento milioni. Ma la sorpresa arriva, grazie ai dati elaborati da Agicos e dalla Federazione italiana tabaccai, anche sul versante dei "vizi". Giocare al videopoker o fare la schedina del Superenalotto farebbe entrare nelle casse del governatore Formigoni un miliardo trecento milioni, mentre il suo collega Loiero dovrebbe accontentarsi di 172 milioni. Solo di accise sui tabacchi, poi, alla Lombardia andrebbero un miliardo ottocento milioni, alla Calabria 421 milioni. "Il progetto di legge lombarda" dice l'economista Tito Boeri, professore alla Bocconi di Milano e animatore di lavoce. info, "prevede anche un limite superiore, fissato nel 50 per cento della capacità fiscale, alla cosiddetta perequazione, cioè alla possibilità di trasferire le risorse dalle regioni più forti a quelle più deboli...".
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