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Tangenti, le scuse della Vincenzi alla città

Post n°683 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Corriere.it
Genova Il presidente dell'ospedale Bambin Gesù di Roma porta «Il processo»
di Kafka all'interrogatorio con il gip

Il sindaco resiste e punta al rimpasto. Francesca: mai preso soldi. Profiti: Bertone non c'entra

Il cambio di assessori potrebbe non riguardare solo i due che sono stati indagati per l'inchiesta sugli appalti delle mense

DAL NOSTRO INVIATO
GENOVA
— I politici del centrosinistra l'hanno messo in conto: martedì
prossimo sarà un giorno difficile. La giunta di Marta Vincenzi riunirà
il consiglio comunale per chiedere scusa alla città proprio poche ore
dopo che il giudice delle indagini preliminari Roberto Fucigna avrà
deciso se rimettere o no in libertà i cinque arrestati (quattro in
carcere, uno ai domiciliari) per lo scandalo sugli appalti pilotati
delle mense scolastiche. Dall'una cosa dipende il futuro politico di
Genova, dall'altra la sorte di un'inchiesta che sembra dilagare ogni
giorno di più. Ieri gli ultimi due interrogatori di garanzia: per
Stefano Francesca (pd, ex ds in cella), portavoce del sindaco Vincenzi,
accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, e
per Giuseppe Profiti (ai domiciliari per turbativa d'asta), l'uomo
voluto dal segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone alla guida
dell'ospedale Bambin Gesù.



«Ho sbagliato a partecipare a certi incontri. Ma
quello che ci dicevamo erano solo parole, cose dette in prospettiva. Mi
hanno offerto soldi per la campagna elettorale ma ho capito che non era
opportuno prenderli. Non ho mai intascato un euro». Un dettaglio che in
realtà nemmeno l'accusa gli contesta. Perché secondo il pm Francesco
Pinto il braccio destro del sindaco avrebbe accettato la promessa (e
non intascato) di 20 mila euro l'anno dall'imprenditore della
ristorazione Roberto Alessio. Contropartita: fargli ottenere l'appalto
da 29 milioni di euro delle mense scolastiche a Genova quando sarebbe
diventato capo di Gabinetto dell'amministrazione, progetto poi andato
in fumo a favore della carica di portavoce. ù



Davanti alle contestazioni più dure, ieri,
Francesca avrebbe scaricato le responsabilità sull'amico ds Massimo
Casagrande, ex consigliere comunale ds, arrestato con le stesse accuse
di Francesca. Avrebbe fatto parte del gioco, secondo la procura, anche
un altro ex consigliere comunale ds e tutto il gruppo sarebbe stato in
contatto con Profiti, «uomo di garanzia», stando alla definizione dello
stesso imprenditore Alessio, per un altro appalto (che Alessio ha vinto
e che poi è stato annullato dal Tar): quello delle mense della Asl 2 di
Savona, diretta dall'amico di Profiti Alfonso Di Donato, a sua volta
indagato per turbativa d'asta. Il presidente del Bambin Gesù, sostiene
il pm Pinto, avrebbe commesso il reato di turbativa d'asta quando era
dirigente regionale. Ma lui ieri ha negato ogni coinvolgimento. Si è
presentato all'interrogatorio con «Il processo» di Kafka fra le mani,
ha scherzato con i giornalisti e al gip ha spiegato di aver «sempre
fatto tutto nella trasparenza e nella legalità. Mai — ha fatto mettere
a verbale — il cardinale Bertone mi ha detto una parola né sulla gara
né sui partecipanti ».



Alessio lo indica come garante di un'operazione illecita?
«Alessio è convinto di aver subito un torto dal Tar», dice. «Non si è
mai rassegnato a perdere la gara». Anche Marta Vincenzi non si
rassegna. Ieri, in un vertice di giunta allargato a tutta la
maggioranza e ai segretari di partito ha prima annunciato di voler
gettare la spugna («mi presento martedì in consiglio dimissionaria») e
poi si è lasciata convincere a non mollare («chiederò scusa alla città
per il danno alla sua immagine e alla credibilità, ma me la sento, vado
avanti»). Un rimpasto, a questo punto, è per tutti «inevitabile». E lo
stesso centro sinistra annuncia: «Probabilmente non riguarderà solo i
due assessori indagati».

Giusi Fasano

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