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A fari spenti nella notte: guarire dalla dislessia?
Post n°40 pubblicato il 22 Febbraio 2012 da Manuela.G1971
Mi sono ritrovata ieri sera a guardare questo film, sull'onda di tutta la pubblicità trovata su facebook in merito al legame con la dislessia. Ero titubante se guardarlo o meno... non so perchè, non mi ispirava, ma poi, presa dalla noia e dalla curiosità è cominciata la visione. Per chi non l'avesse visto il film è ancora disponibile per qualche giorno qui: http://www.rai.tv/dl/replaytv/replaytv.html#ch=1&day=2012-02-21&v=110439&vd=2012-02-21&vc=1 Questi i vari articoli che giravano: Venerdi di Repubblica del 17-02-2012 "....Mano mano che procedevo.., la dislessia diventava un albero dalle lunghe e tortuose radici, che non potevano essere estirpate senza una lunga pazienza e mai completamente. La conoscenza che acquisivo allarmava proprio perché confermava quelle oscure paure che avevo accumulato. E non mi dava alcun sollievo scoprire che era un disturbo assai più diffuso di quanto mai avessi supposto. Come spiegare allora che non erano reperibili testi di divulgazione, guide per i genitori e gli insegnanti, ricerche condotte nelle scuole italiane? Per quante indagini facessi, restai a mani vuote. Tanto disinteresse, quel silenzio dei libri non stava certo a significare che nel nostro paese i dislessici erano rari, indicavano piuttosto una sordità, un'indifferenza degli ambienti scientifici. Così solo si spiegava l'indifferenza della scuola di Umberto, l'assenza di ogni iniziativa pubblica. L'unico segno di interesse era appunto quel libro esposto nella bacheca della clinica. Più, insomma, leggevo, cercavo di informarmi, più io e Umberto eravamo soli contro tutti... Umberto non poteva essere il solo dislessico esistente in Italia e dunque chissà quanti altri, al pari di me e di Umberto, combattevano senza speranza, senza capire, senza protestare, senza pretendere aiuti, rassegnati e colpevoli per quella loro rassegnazione che condannava i figli al semianalfabetismo, a ogni sorta di disturbo comportamentale... ... Soltanto in Italia avere un figlio dislessico è una tragedia senza qualità che si rappresenta davanti all'indifferenza della scuola, degli istituti scientifici, delle istituzioni pubbliche. ... non sapevo a chi rivolgermi per guarirlo e aiutarlo, dal momento che negli anni della scolarizzazione di massa la scuola si dedicava soltanto a quei figli, a quei piccoli cittadini che .. distinguevano il tempo dallo spazio senza errori, confusioni e omissioni, che si orientavano nell'universo avvicinabile con la stessa facilità con la quale gli uccelli migratori volano seguendo la rotta dei loro viaggi stagionali..... ... Proprio così era già accaduto alle elementari. L'avevano più che promosso, spedito alla scuola media, affibbiato a un altro corpo insegnante perché si provasse a respingerlo, si assumesse la responsabilità di eliminarlo...." Ugo Pirro Mio figlio non sa leggere, Biblioteca Universale Rizzoli, MILANO 1984 Una persona quindi che si avvicina al film pensa di trovare riferimenti precisi a ciò che in realtà è la dislessia e alcuni punti del film sono anche molto toccanti, come il rapporto con il genitore che credendo che il figlio fosse malato lo tortura con gli esercizi più pazzeschi, provocando in lui traumi molto profondi. Ma poi, da persona che vive il dsa da anni sulla sua pelle come me e come tanti altri genitori, da persona che da anni si batte per far passare il messaggio giusto su cosa siano davvero i disturbi specifici di apprendimento si trova a vedere un film che fa passare il messaggio che grazie a un occhiale con una lente rossa e la scritta rossa, quest'uomo riesce a leggere e qui mi immagino già gli insegnanti che hanno visto questo film chiedere alle mie figlie perchè non provano quegli occhiali miracolosi... e questo mi fa sorridere e indignare perchè ci sta che il film potrebbe essere anche un bel film, con una trama importante, che fa vedere il lato del trauma che i ragazzi possono subire da genitori che non capiscono, che vogliono "guarirli" da una malattia che malattia non è... ma che messaggio facciamo passare della dislessia? Che basta un paio di occhiali per guarire? Che basta ricordare di essere dislessici per poter ricominciare a camminare? Io ho provato a guardare con gli occhi di chi di dislessia non conosce nulla e mi sono detta... ah.... questa è la dislessia? No, non è questa la dislessia. E mi chiedo anche come sia possibile riuscire sempre a distorcere quella che è una realtà così importante quale quella delle persone dsa. L'ultima frase della dottoressa è stata quella che davvero penso abbia rovinato tutto il film: Una frase che si presta a mille interpretazioni e che secondo me non ha senso, sapendo di cosa stiamo parlando, non sapendolo prende ancora significati diversi: "Nel caso in questione soltanto quando il paziente ha deciso di guarire la sua antica dislessia, i traumi ad essa connessi hanno potuto essere curati..." Chi conosce la dislessia SA... che dalla dislessia non si guarisce... è una caratteristica, come i capelli biondi o gli occhi azzurri, al massimo si impara a conviverci compensandola, come una persona che ha problemi di vista può ovviare alle problematiche correlate usando un paio di occhiali. Naturalmente l'indignazione per una fiction del genere sarà vissuta solo da chi è in prima linea ogni giorno per combattere l'ignoranza che gira intorno ai disturbi specifici di apprendimento... un messaggio sbagliatissimo quello che è passato ed è un vero peccato... Invito tutti quelli che non l'hanno visto, a guardare un film che parla di dislessia seriamente e con cognizione di causa: STELLE SULLA TERRA. Se vogliamo fare informazione, facciamo giusta informazione su temi così importanti che poi si ripercuotono su bambini e ragazzi già ampiamente martoriati nella vita di tutti i giorni... Manuela |
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