La casa della bambola

Post n°6 pubblicato il 27 Maggio 2008 da nightwish2002

A Luca non dispiaceva molto aspettare. Era sempre stato una persona puntuale in un mondo di ritardari e quindi sapeva come passare il tempo. Si mise, dentro di se, a dare il voto alle ragazze che passavano di li.... ooooh questa 7!!! ....mmmm questa 5.... E così gli sembrava che il tempo passasse più in fretta. In realtà l'intera giornata era volata. Malgrado la sera prima avesse fatto molto tardi, l'eccitazione per il fatto di poter finalmente entrare nella sua nuova casa aveva fatto sì che la mattina, molto presto, fosse già fuori, sotto una gelida bufera di neve, ad aspettare l'arrivo del furgone per portare le sue cose all'appartamento. In realtà non aveva moltissime cose, ma intendeva sfruttare il furgone per passare ad Ikea a comprare due tre cosucce che desiderava. Nel giro di poche ore aveva comprato un bel mobile per il televisore, un bel televisore, un home theatre ed una panca da palestra, aveva portato tutto a casa, aveva montato il tutto ed era solo mezzogiorno.Si sedette sul divano percorrendo con lo sguardo tutto l'appartamento.. gli piaceva da morire, pensava, mentre giocherellava con il telecomando del condizionatore. Certo mancava un po' di tocco femminile, ma sapeva che a quello avrebbe rimediato.

Adesso, mentre aspettava ripensava a come aveva lasciato l'appartamento. Aveva preparato la lasagna, comprato un bel po' di bottiglie di vino rosso italiano, montato i faretti colorati che davano al salone un' aria molto intima e piuttosto provocante. Pensò che a Valentina sarebbe piaciuto sicuramente e buttò un occhio all'orologio: era da poco passata l'una di notte. Doveva aspettare ancora quasi un'ora, ma la cosa sembrava non infastidirlo per niente, così come sembrava non disturbarlo il freddo che si era fatto decisamente pungente. Si guardava riflesso nella vetrata d'ingresso dell'hotel e gli venne da sorridere nel vedere le luci della grande insegna che gli coloravano il viso ora di rosso, ora di blu.

Ripensò alla notte precedente. Era rimasto quasi due ore a parlare e a ridere con la ragazza con le treccine che, come aveva poi scoperto, si chiamava Valentina. Fra l'allegria e le risate Luca si era vantato di essere un buon cuoco ed aveva invitato Valentina a cena da lui, promettendole di preparare per lei una cena coi fiocchi. Lei gli aveva spiegato che ogni sera lavorava al night almeno fino alle due di notte, ma Luca, per nulla scoraggiato promise che l'indomani la avrebbe attesa li fuori fino alle due di notte per portarla, se lei si fosse fidata, a cena a casa sua. Rimase sorpreso, quando lei senza battere ciglio, gli rispose subito di si scoppiando in una fragorosa risata.

Era ormai già quasi l'una e mezza, Luca stava per accendersi l'ennesima sigaretta, quando al di la del vetro della porta vide Valentina che a passo veloce si avviava verso l'uscita. Sorpreso che una donna potesse essere addirittura in anticipo, non riuscì comunque a nascondere un moto di soddisfazione visto che il freddo cominciava ad essere davvero troppo ed anticipare di una mezzoretta non era affatto un peccato. La abbracciò teneramente e fu piacevolmente percorso da un brivido quando lei lo ricambio con inattesa intensità e calore,  le disse quanto era contento di vederla, rimanendo un attimo disorientato dal bacio che lei gli stampò sulle labbra; poi, pensando che in Russia si fa sempre così, anche fra uomini alle volte, la prese per mano e si arrampicarono a passi rapidi, scivolando ripetutamente,  sulla collinetta innevata che dal parcheggio dell'albergo portava su una via piuttosto trafficata e, come si fa a Mosca, Luca tese il braccio per fermare la prima macchina che passava. Una breve trattativa e, seduti entrambi sul sedile posteriore di una vecchia Volga, partirono verso la periferia sud di Mosca, dove si trovava l'appartamento.

Valentina non riusciva a capacitarsi di quello che era accaduto. Solitamente era una delle ragazze più intraprendenti del club. Alla fine della serata era sempre una di quelle che aveva guadagnato di più. Le treccine lunghissime, gli occhi verdi leggerissimamente allungati, un viso ed un corpo quasi da bambina uniti ad una carica sensuale esplosiva la rendevano una delle ragazze più belle e richieste del locale. Come poteva aver passato tutta la serata a cercare di soffiare quello straniero alle sue colleghe per poi passarci tutta la serata di ieri semplicemente a parlare, ridere e scherzare?? E come se questo non fosse già abbastanza, aveva passato tutta la serata seduta in disparte, guardando nervosamente l'orologio attendendo che arrivassero le due per poter uscire e rivedere Luca.

Un uomo che si vanta di saper cucinare??? Valentina era sorpresa!!! Non è certo una prerogativa molto diffusa, soprattutto fra gli uomini russi... e poi a che serve ad un uomo saper cucinare?? Eppure quello straniero, così divertente le aveva fatto passare due ore spensierate. Di solito gli uomini sono così banali... cominciano a chiederti, con una ipocrisia sfacciata, perché una ragazza così bella, giovane e intelligente debba fare questo lavoraccio così umiliante, ti si mostrano ricchi e importanti, ti dicono che meriteresti moooolto di più e si dichiarano ben felici di aiutarti a raggiungere quel molto di più... poi ti chiedono 50 dollari di sconto. Per loro, dopo tuti quei discorsi 50 dollari dovrebbero essere nulla!!!!! Invece Luca era stato molto allegro, non le aveva chiesto nulla della sua vita... avevano parlato degli Scorpions e dei Rammstein, di musica, di teatro e del circo, avevano parlato di emozioni e sensazioni.

La serata si trascinava stancamente. Nel locale c'era poca gente e Valentina non aveva nessuna voglia di alzarsi dal suo divanetto. Aveva fatto solo un paio di balli, visibilmente controvoglia. Quando il locale era così vuoto il suo corpo sembrava non voler reagire. Faceva i suoi bravi volteggi in torno al palo, si spogliava e se ne andava. Non riusciva a tirare fuori quella furia che le albergava nell'anima; non riusciva a farsi travolgere dalla cascata di note che gli altoparlanti riversavano; non riusciva a  farsi salire l'adrenalina fino a perdere il controllo del proprio corpo che, come dotato di vita propria iniziava a danzare da solo. A dire il vero era talmente presa dai suoi pensieri che quella sera probabilmente non sarebbe riuscita a scatenarsi nemmeno se il locale fosse stato stracolmo, cosa che peraltro, non accadeva da moltissimo tempo.

I suoi pensieri furono interrotti dalla vista delle sue tre colleghe che, la sera precedente, le avevano conteso lo straniero. Sedute sul divanetto di fronte, sull'altro lato della sala, la guardavano e parlottavano fra di loro scambiandosi risatine. Valentina era piuttosto temuta fra le ragazze del locale. Pur essendo giovanissima era quella che lavorava li da più tempo ed era molto considerata dal direttore del night. Quell'atteggiamento da parte delle colleghe era una provocazione che, fino a 48 ore prima, sarebbe costata alle colleghe una lite furibonda e, molto probabilmente, il posto di lavoro. Ma mentre Valentina considerava l'eventualità di alzarsi ed andare a litigare con loro, il direttore del locale disse a tutte le ragazze di vestirsi ed andarsene a casa: per quella sera non ci sarebbe stato più nulla da fare. Valentina si vestì in fretta, indossò il paltò e il suo cappello, un baschetto che ricordava quello dei pittori francesi, e si affrettò per le scale. Vide Luca attraverso il vetro ben prima di arrivare alla porta e, con la coda dell'occhio, si accorsedi avere dietro le colleghe che poc'anzi parlottavano ridendo di lei. Fu ben felice di vedere Luca aprirle le braccia e fu ancora più felice di affondare profondamente in quell'abbraccio e di baciare Luca affettuosamente sulle labbra proprio mentre le sue colleghe passavano loro davanti.

Non era orgogliosa di se per averlo usato in quel modo, ma in qualche modo sentiva che era importante. Lui le prese la mano e ridendo, le chiese se era pronta per andare. Poi le indicò una ripida collinetta, ricoperta di neve che portava su una strada. Certo era la via più breve per raggiungere la strada, ma nessuno mai passava di li quando la neve non era fresca perché la notte, ghiacciandosi, la neve diventava molto scivolosa. Fece per protestare, ma lui l'aveva già tirata fino a mezza collina... sembravano scappati da un film comico; le gambe che roteavano, le scarpe che non facevano presa sulla neve scivolosa... ci misero un po' ad arrivare in cima, ridendo come forsennati. Dopo pochi minuti erano sul sedile posteriore di un' auto. Lui le mise un braccio intorno alla spalla e lei si accucciò su di lui poggiando il naso freddo sul collo.

 
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Il cuore della bambola

Post n°5 pubblicato il 20 Maggio 2008 da nightwish2002

Valentina faticò a trattenere una risatina ripensando a quella figura nel bel mezzo della Piazza Rossa, a testa in su, con la bocca spalancata che cercava di mangiare la neve. Il suo sguardo si incrociò con quello di lui che la squadrava dalla punta dei piedi ai capelli. Lei lo seguì con lo sguardo e vide che si andava a sedere su di un divanetto sulla sinistra della sala, non lontano dall'angolo. Pensava di finire di bere il suo Martini e di andare a vedere se c'era qualcosa da fare per lei. Nel frattempo vide la ragazza che stava ballando, rimasta ormai solo con un minuscolo perizoma avvicinarsi all'uomo, accoccolarsi a cavalcioni su di lui e strusciargli il petto in faccia. Poi la ragazza si alzò, voltò le spalle all'uomo e, piegandosi in un profondo inchino gli mostrò tutte le sue grazie (poco) nascoste!!! Quando la ragazza si rialzò, Valentina vide che l'uomo le infilava nel perizoma un biglietto da 10 euro.

Quando fu il suo turno a ballare, Valentina aveva appena finito il suo Martini. Aveva liberato la mente da tutti i suoi problemi. Lo studio, la madre tutto era passato, coperto da un velo d'oblio. Valentina smetteva di esistere e al suo posto entrava in scena Kyra. Mentre tutte le ragazze ballavano su una base di musica disco lei ballava sulla musica dei Rammstein. Un turbine, un uragano con le treccine che sferzavano il vento ed il corpo che si dimenava sensuale. Rimasta in perizoma anche Kyra fece per andare verso l'uomo che era entrato, ma rimase di pietra nel vedere che era circondato da ben tre ragazze, che aveva già ordinato da bere per tutte e che le sue colleghe e lui davano l'impressione di divertirsi parecchio. Però non si perse d'animo; si avvicinò; con un gesto spostò le sue colleghe e si adagiò morbidamente sull'uomo lasciandosi carezzare il seno. Si alzò, si voltò... solito inchino... si rialzò e trovò pronti, anche per lei il suo biglietto da 10 euro.

Quando uscì dal camerino, dopo essersi cambiata di abito, Valentina vide che l'uomo era ancora attorniato dalle sue colleghe e che avevano già ordinato la seconda bottiglia. Sapeva che almeno una delle sue colleghe sarebbe finita in camera con lui e capiva di aver perso un buon cliente. Imprecò a se stessa per aver perso tempo appresso al suo Martini e si andò a sedere imbronciata non lontano da loro, fra l'ultima delle sue colleghe ed il gruppetto di grassi signori stranieri seduto poco lontano.

Indossava un corpetto di pelle rossa e il solito mini gonnellino, in mano aveva un finto frustino da sadomaso. Doveva in qualche modo sembrare una dominatrice, ma in quel momento si sentiva incredibilmente stupida e contrariata. Continuava a guardare le sue colleghe che mangiavano e bevevano. Ogni tanto qualcuna dava una palpatina alle parti basse dell'uomo oppure si faceva dare una palpatina al seno, al sedere o fra le gambe e volavano biglietti da 10 euro. Era semplicemente umiliante per lei non partecipare a quel festino!!! Ad un certo punto, la ragazza che stava fra lei e lui si alzò perché era il suo turno di andare a ballare e lei si accorse che lui si era voltato verso di lei e le stava dicendo qualcosa.

Avevano un altoparlante proprio sopra la testa e Valentina vedeva la bocca dell'uomo muoversi, ma non riusciva a cogliere nessun suono. Si avvicinò all'uomo che le avvolse un braccio intorno al collo e le disse urlandole in un orecchio di prendere a frustate quei signori li vicino che, ormai completamente ubriachi, allungavano fogli da 50 euro a chiunque semplicemente li guardasse. Valentina all'inizio non capiva il senso di quello scherzo, ma appena dato il primo colpo, l'uomo le fece segno di abbracciarlo.... il grasso tedesco sentì il colpo, si girò ma non vide altro che la schiena della ragazza. Al secondo colpo la scena si ripetè uguale.... al terzo il tedesco si alzò e, fra i fumi dell'alcool capì la situazione... butto un paio di banconote da 50 euro sul divano e si andò a sedere dall'altro lato. La risata fragorosa di Valentina e dell'uomo fu interrotta dalla ragazza che, terminato il suo ballo, reclamava il suo posto accanto allo straniero.

Di malavoglia Valentina si spostò. Sapeva che le discussioni per il cliente erano proibite e non voleva avere problemi. Sapeva anche che fra poco sarebbe stato nuovamente il suo turno a ballare e che quindi non aveva nessuna possibilità di mantenere il posto vicino a quell' uomo. Però quei pochi istanti l'avevano divertita. Capitava raramente che qualcuno li dentro si divertisse in maniera così semplice, quasi sciocca, senza bisogno di ficcarle una mano nelle mutande. Per un attimo si ritrovò a pensare che anche lei era così prima di iniziare il suo viaggio a Mosca, ma allontanò subito quel pensiero.

Mentre terminava di ballare non fu molto sorpresa nel vedere le sue tre amiche alzarsi in rapida successione e lasciare l'uomo da solo sul divano che si accendeva una sigaretta con un sorrisino ironico. Capita spesso che questi stranieri  si mettano in mostra per poi tirarsi indeitro quando si arriva al dunque. Fu invece molto sorpresa di vedere che l'uomo la cercava con lo sguardo e, appena ottenuta la sua attenzione, le fece un gesto con la mano chiedendole di avvicinarsi. Fu ancora più sorpresa nel sentirsi dire molto chiaramente che lui voleva solo fare due chiacchiere... all'inizio pensò che dovesse sentirsi offesa, che era un modo per dirle che lei non gli piaceva, ma poi ripensò alle belle risate che si erano fatti prima ed accettò di sedersi e di parlare un po'.

Quando Luca aprì la porta del night fu travolto dall'ondata di calore, fumo, luce e musica. Passò davanti a delle gran belle figliole sedute su degli alti sgabelli al banco del bar. Mandavano ondate di profumo e ammiccavano, chi mostrando un bel paio di tette, chi tirando un bacio. Una bella ragazza, con delle lunghissime treccine e degli splendidi occhi verdi gli mandò un sorriso un po' diverso dalle altre e lo guardò divertita sgranando un po' gli occhi come se già lo conoscesse. Luca non ci fece più caso di tanto, non era la prima volta che andava in un night e sapeva che, appena entrato in un locale del genere anche l'uomo più brutto di questo mondo, viene accolto come se fosse uno strafigo, salvo poi non essere più filato da nessuna se non paga da bere.

Si controllò le tasche per essere sicuro di avere abbastanza soldi e decise che quella sera si sarebbe lasciato andare a divertirsi. Aveva lavorato sodo quasi un mese senza concedersi nulla e poi, in fin dei conti, salutava per sempre quell'hotel per cui decise di rilassarsi e di godersi la serata. Il locale non era molto pieno per cui Luca si trovò un bel posto su un divano ad angolo da dove si vedeva bene il palchetto dove le ragazze si esibivano. Non era uno dei night più famosi, anzi era uno di quei night come se ne trovano in qualsiasi albergo di Mosca, ma le ragazza erano davvero una più bella dell'altra. Luca decise di non avere fretta e si ordinò un Jack e cola, poi comodamente seduto sul suo divanetto cominciò a guardarsi intorno.

Stava ballando una ragazza dal fisico statuario. Propio il corrsipondente del suo immaginario femminile russo. Alta, bionda, occhi azzurri... quando si tolse il reggiseno Luca per poco non si strozzò con il suo drink. Due tette spettacolari che, non più di un minuto dopo gli venivano letterlamente sbattute in faccia dalla ragazza. Le si era seduta sopra a cavalcioni e lui, visibilmente eccitato non sapeva più dove mettere le mani. Quando poi lei si alzò e, giratasi, si inchinò spostando un po' le mutandine e facendogli vedere il mondo a colori Luca capì che sarebbe stata una nottata molto intensa. Le mise 10 euro nel perizoma ansioso di capire come sarebbe proseguita la serata. Lei andò via a cambiarsi e poco dopo, vestita (si fa per dire) solo di un succinto baby doll, riuscì dal camerino si andò a sedere accanto a lui allargandogli un sorriso disarmante.

A dire il vero, nel tempo che lei era stata nel camerino Luca aveva già trovato il tempo di allungare un altro paio di banconote ad un altro paio di ragazze che avevano ballato e gli avevano fatto fare una breve "degustazione" della loro mercanzia. Ma quando si ritrovò vicino quella bionda statuaria pensò che la serata era ormai svoltata. La sua eccitazione poi raggiunse il massimo quando fu raggiunto dalle altre due ragazze, entrambe bellissime, che avevano ballato nel frattempo. Non aveva certo intenzione di passare la notte con tutte e tre, anche se la cosa lo solleticava, ma per non fare brutta figura decise di ordinare una bottiglia e di berla insieme a loro, poi avrebbe valutato meglio la situazione deciso sicuramente a non rinunciare alla bionda, ma anche, se lei fosse stata accondiscendente, pensando che magari si poteva fare una cosa in tre.

Luca, semisdraiato in mezzo alle tre ragazze, si sentiva un padreterno. Pur essendo conscio che a loro di lui non fregava assolutamente nulla, si sentiva confortato dal fatto che nemmeno a lui fregasse nulla di loro. Era solo un gioco, sarebbe stato solo sesso. Non faticò a riconoscere dalle lunghe treccine la ragazza che gli aveva sorriso al momento del suo ingresso e soprattutto, da amante del rock e del metal, rimase piacevolmente sorpreso nel sentir suonare i Ramstein. Quando anche lei si avvicinò al suo divano Luca già sapeva cosa lo aspettava. La ragazza si sdraiò su di lui... non era il suo ideale di bellezza. A lui piacevano i seni grandi e lei aveva forse una seconda; a lui piaceva la carnagione un po' scura e lei era invece bianca come il latte, ma gli piaceva la sua grinta, gli piaceva la sua aggressività.

Quando la ragazza alla sua sinistra si alzò per andare a ballare, Luca riconobbe subito la ragazza seduta subito dopo. Era la ragazza con le treccine. Circondato da tette e culi, palpato da sei mani, Luca si meravigliò dalla attenzione che attirava su di lui quella ragazza. Ben sapendo che rischiava di rovinare tutto con le altre ragazze Luca, notando che lei aveva fra le mani un finto frustino, le disse di fare uno scherzo ai clienti, decisamente ubriachi e rumorosi, che si trovavano accanto a loro. La musica era altissima e poiché lei non sentiva lui le fece segno di avvicinarsi e, quando lei lo fece, si sporse un po' verso di lei la abbracciò e le disse cosa voleva fare. Era uno scherzo decisamente stupido, ma Luca sul momento, non era riuscito a pensare di meglio per attaccare bottone con quella ragazza. E la cosa più incredibile era che un approccio così stupido aveva funzionato perfettamente e dopo 5 minuti se la ridevano alla grande.

Le loro risate furono interrotte dalla ragazza che aveva finito di ballare che, in maniera piuttosto decisa, reclamava il suo posto accanto alla "sua" gallina dalle uova d'oro. Le altre due ragazze, alla destra di Luca, avevano partecipato al gioco, ridendo anche loro anche se non erano affatto contente che un'altra persona potesse distrarre l'attenzione di Luca da loro. Soprattutto la bionda capì che era il momento di fare l'affondo. Indicò una porticina sulla sinistra del piccolo palco dove si esibivano le ragazze e disse che al di la di quella porta c'era una splendida sauna, con piscina, idromassaggio ed un bel letto a forma di cuore. Luca sentì che era arrivato il momento di incendiare la notte...ma i suoi bollenti spiriti subirono un brusco raffreddamento quando si sentì chiedere 250 dollari dalla ragazza più altri 80 per l'affitto della sauna per un' ora!!!

La faccia di Luca dovette essere molto espressiva perché, nel giro di pochi secondi, una dopo l'altra,le ragazze si alzarono dal tavolo ed andarono a rivolgere le loro amorevoli attenzioni ad altri avventori del locale. In fondo Luca lo sapeva fin dall'inizio che sarebbe andata a finire così. Non gli era mai piaciuto pagare per fare sesso, le poche volte che ci aveva provato si era sempre bloccato. Ma la prima cosa che gli passò per la mente fu di girare la testa e di guardare se la ragazza con le treccine era ancora li. La vide che stava finendo di ballare e le fece un cenno con la mano per farla avvicinare. Stavolta sarebbe stato sincero fin dall'inizio: "Senti non mi interessa e non mi interesserà mai spendere 250 dollari per scopare, voglio solo offrirti da bere , chiacchierare e stare un po' in compagnia, ti va bene ?" Lei si sedette ed ordinarono da bere.

 
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Il sogno della bambola

Post n°4 pubblicato il 20 Maggio 2008 da nightwish2002

Luca conosceva già parecchia gente a Mosca e non fu per nulla difficile per lui trovare in pochi giorni un appartamento. Era lontano dal centro, ma vicino ad una fermata della metro. Certo il quartiere non era dei più rinomati, ma l'appartamento era splendido e molto grande. Un grande salone con una parete tutta a specchi, due belle camere, una bellissima cucina italiana e un grande bagno con un enorme box doccia ed una vasca idromassaggio. Per terra tutto parquet e ovunque rifiniture all'europea; aria condizionata ed un bellissimo balcone chiuso da una loggia. Insomma un appartamento bello e confortevole ad un prezzo che, per Mosca, era più che ragionevole, 750 euro al mese.

L'ufficio era ormai aperto, il lavoro andava bene e Luca era felice. Era molto apprezzato dai colleghi, vivea in una delle città più belle del mondo e si era scrollato di dosso quel senso di vita sprecata che lo aveva accompagnato negli ultimi anni. Non pensava più alla causa che in Italia continuava a trascinarsi fra rinvii e tempi morti dovuti alla irreperibilità della sua ex compagna. A dire il vero, probabilmente in maniera inconsapevole, questa cosa lo turbava visto che dopo già alcune settimane di permanenza non aveva nemmeno tentato di avviare alcun rapporto affettivo serio. E si che un italiano a mosca di possibilità ne ha tante, ma Luca in qualche modo le rifuggiva. Si, qualche rapporto occasionale, qualche simpatia un po' più accentuata, ma nulla che potesse essere nemmeno lontanamente considerato un rapporto affettivo.

Quella sera Luca era particolarmente eccitato ed euforico; l' indomani avrebbe lasciato l'hotel per trasferirsi nel suo nuovo appartamento. Non che l'hotel non gli piacesse, un bell'hotel al centro di Mosca, con vista sulla Piazza Rossa, una camera ampia e spaziosa con una grande finestra, tutti i comforts, bar, discoteche.. addirittura una bellissima pista di karting al chiuso. Però gli mancava quella sensazione di libertà e di sicurezza che ti può dare solo la tua casa. Era quasi la fine di marzo e la sera su Mosca si rovesciò una morbida nevicata. Dalla sua finestra Luca vedeva i fiocchi di neve volteggiare in mezzo alla luce rossastra dei lampioni proiettata sulle mura del Cremlino... danzavano come minuscole ballerine...

Luca fu rapito da quella danza, quieta ed eccitata al tempo stesso; infilò il giaccone e gli stivali e in pochi minuti era lì, a camminare sulla Piazza Rossa. Vista dal basso la nevicata era ancora più bella; le mura di mattoncini del Cremlino e le cupole colorate di S. basilio si vedevano a malapena, mentre sulla destra la facciata del GUM illuminata da migliaia di piccole lampadine faceva risplendere i grandi fiocchi di neve. Luca si tolse il cappello e lasciò che i fiocchi di neve si adagiassero sui suoi capelli, poi alzò lo sguardo verso l'alto ed aprì la bocca...i fiocchi copiosi iniziarono a depositarsi sul suo viso...gli cadevano sugli occhi, sulla fronte, sul naso e anche in bocca... si guardò intorno: era incredibilmente solo. Uno spettacolo così dolce e romantico e lui era li, da solo su quella grandissima piazza...

Tornato in hotel, con i capelli bagnati ed il viso rigato dalla neve sentì l'aria diventare di colpo calda per i riscaldamenti accesi al massimo. Provò un attimo di malinconia al pensiero che da domani quell'hotel che lo aveva accolto dopo un emozione così bella ed intensa non sarebbe più stato "suo"... si trovò circondato da un via vai frettoloso e distratto di persone ed il suo sguardo si fermò su di una scala che scendeva al piano di sotto. Ai lati della scala due bellissime ragazze  vestite in manera provocante distribuvano dei volantini che invitavano all'ingresso in un locale sottostante su cui campeggiava la scritta (ma perché le fanno sempre rosse??) Night Club. Luca ci pensò un attimo poi scese la scala con passo deciso.

Valentina quel giorno era contenta. Si era fatta le extensions e le treccine. La pettinatura metteva in risalto i suoi grandi occhi verdi e quando ballava attaccata al palo della lap dance le lunghe treccine le facevano il solletico sulla schiena. Non aveva una gran voglia di andare a lavorare. La sera precedente aveva bevuto troppo e si sentiva ancora la testa pesante, ma, come tutti i russi, sapeva bene cosa fare. Seduta sul divano, davanti alla tv si faceva passare i postumi della sbornia bevendo birra e sgranocchiando patatine. Intanto la sua mente rotolava all'interno dei ricordi e delle delusioni.

In sei mesi aveva dato un solo esame. La laurea le sembrava sempre più irraggiungibile. La vita che faceva non le piaceva, ma era comoda. Guadagnava più di quanto avesse mai potuto immaginare senza bisogno di eccessive fatiche. Era libera ed indipendente. Poteva permettersi spese che le sue coetanee rimaste al paese non potevano nemmeno sognare. Ma quando ogni sera suonava il telefono sapeva che dall'altro capo del filo avrebbe trovato la voce di sua madre che le chiedeva come andassero le cose. E sapeva che come ogni sera avrebbe raccontato di ore di studio, di ore di esercitazioni in teatro, di amiche e professori, di gioie e delusioni. Le si velavano gli occhi ogni volta... amava la madre e detestava mentirle, ma mica poteva dire che faceva la puttana!!!

Mancavano pochi minuti alle 18:00 e sapeva che, visto che c'erano 4 ore di fuso orario fra Mosca e il suo paese natale, fra poco il telefono avrebbe squillato. Quella sera non se la sentiva di mentire, non ne aveva la forza e nemmeno la voglia. Prese il paltò ed il cappello ed uscì di casa. Vagabondò per il centro di Mosca fino a sera tardi e, quando sulla città iniziò a cadere copiosa la neve si trovava sulla Piazza del maneggio. Per arrivare al night dove lavorava doveva attraversare la Piazza Rossa a piedi oppure prendere un taxi; decise che un taxi, dovendo fare tutto il giro del Cremlino per sensi obbligati le avrebbe fatto perdere troppo tempo e quindi si avviò a piedi sotto la nevicata.

Erano quasi le dieci di sera e la piazza era deserta esclusa una persona; sicuramente, da come era vestito, era uno straniero che camminava sotto l'abbondante nevicata con un sorriso idiota sulla faccia. Con tre gradi sotto zero, andare in giro in jeans e giubbotto, con gli stivali da cow boy a punta, non è certo da russi!!! Valentina allungò il passo; Sergey, il direttore del night era un bravo uomo, ma non gli piaceva che si arrivasse in ritardo. In fondo alla piazza, un attimo prima di svoltare dietro a San basiliio si voltò per dare un' ultima occhiata alla piazza sotto la nevicata e vide in lontananza, al centro della piazza, proprio all'altezza del mausoleo di Lenin quel buffo straniero di prima che stava con la testa alzata, a bocca aperta che cercava di mangiare la neve...

Valentina si cambiò in fretta ed indossò il suo abito di pelle rossa e nera... beh abito... un corpetto ed un gonnellino cortissimo. Era venerdi sera ed il venerdi è sempre una serata in cui c'è tanta gente. Quando uscì dai camerinio rimase un po' delusa nel vedere che sui vari divanetti c'erano solo dei grassi signori stranieri e, messi intorno ad un tavolo riccamente imbandito degli uomini dalle regioni caucasiche. A Valentina non piacevano gli uomini dalle repubbliche caucasiche: erano violenti e sporchi e le facevano paura. Intorno ai grassi stranieri c'era già un nugolo di ragazze, così decise di prendersi qualcosa da bere. Il banco del bar terminava proprio alla destra della porta di ingresso del locale e Valentina si era appena seduta davanti ad un bel bicchiere di Martini quando la porta si aprì ed entrò un uomo, all'apparenza sulla trentina d'anni, col viso arrossato segno che era appena entrato da fuori...  la guardò e le sorrise. Valentina riconobbe subito il giaccone dell'uomo e quel sorriso le diede subito conferma che era lo stesso uomo che aveva incrociato sulla Piazza Rossa poco più di un'ora prima.

 
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Il viaggio della bambola

Post n°3 pubblicato il 20 Maggio 2008 da nightwish2002

Valentina era solo una ragazzina di poco più di 19 anni quando finì l'Accademia dello spettacolo, una cosa simile al nostro DAMS,  nella sua città nella profonda Siberia. Città...beh, diciamo che per i parametri russi la sua città è poco più di un paese, come se noi parlassimo di Roccaraso!!! Il suo sogno era di continuare gli studi presso la prestigiosa università di Mosca e di conseguire la laurea di regista teatrale.

Valentina cantava nel coro, lavorava nel teatro cittadino e come tutte le ragazze della sua età sognava ad occhi aperti il giorno in cui avrebbe creato il suo primo spettacolo. Prese il coraggio a due mani, raccolse le sue poche cose e quei soldi, poco meno di mille dollari, che a lei dovevano sembrare tantissimi, e parti verso Mosca. Durante i 4 giorni di treno necessari per arrivare dalla sua città alla capitale russa ebbe tutto il tempo di immaginare i suoni ed i colori di un futuro che si apriva davanti ai suoi occhi... come il sipario di un grande palco, il vuoto desolato e l'aria grigia del suo paese si aprivano davanti a lei, per mostrarle le luci sfavillanti ed i suoni coinvolgenti di Mosca!!!

Non ci mise molto a capire che la sua immensa ricchezza di 980 dollari a Mosca non erano nulla, non avrebbe potuto viverci per più di una ventina di giorni e solo facendo dei grandi sacrifici. Aveva bisogno di trovare urgentemente un lavoro che le permettesse di guadagnare abbastanza per vivere e pagarsi l'università, ma soprattutto aveva bisogno di un lavoro che le lasciasse anche il tempo per studiare. Per chi non conosce Mosca, megalopoli dove fra residenti e saltuari si muovono quotidianamente 15 milioni di persone, va detto che la giornata lavorativa inizia verso le 7:30 - 8 di mattina, quando si esce di casa per raggiungere il posto di lavoro (almeno due ore di tempo vanno sempre calcolate solo per il tragitto) e termina verso le 10 di sera quando, dopo altre due ore di tragitto, si riesce a tornare a casa.

Valentina iniziò a lavorare come cameriera in un locale. Il lavoro le piaceva molto perché amava la musica rock ed in questo locale quasi tutte le settimane si svolgevano concerti di star del rock russo. Inoltre, lavorando di sera, durante il giorno aveva tempo per studiare. I problemi però erano due: il primo che quasi tutte le sere lavorava fino a notte fonda e quindi il giorno dopo faceva fatica ad alzarsi per studiare. Il secondo problema era che lo stipendio, comprese le mance, raramente superava gli 8000 rubli, poco più di 200 euro e questi soldi non le bastavano per vivere e pagarsi gli studi. Il passo successivo è stato breve ed è il passo che fanno il 90% delle ragazze russe che arrivano a Mosca dalle altre città: finì per accettare di andare a lavorare in un night e dopo poco a concedersi ai facoltosi turisti che frequentano i night russi.

Luca usciva da una settimana infernale. Al ritorno da una trasferta di lavoro si era trovato una lettera della compagna che aveva preso il loro figlioletto di tre anni e se ne era andata via. Ma non contenta di questo era riuscita, Dio solo sa come, a depositare un falso certificato di matrimonio e a fargli causa dichiarando che lui la aveva abbandonata. Alla prima udienza in tribunale, quando lui dimostrò meticolosamente che era stato via sei mesi per lavoro, che tutto lo stipendio arrivava a casa e che mai si era sognato di abbandonare la famiglia, anzi era proprio per loro che aveva accettato di lavorare sei mesi in Egitto, lei pensò bene di prendere il bambino e di scomparire nel nulla. Ma ormai il danno era fatto, la causa avviata e Luca capiva benissimo che sarebbe stata una causa lunga, difficile, dolorosa e molto costosa.

Luca adorava il suo lavoro. Lo aveva sempre svolto con grande entusiasmo. Per il suo lavoro aveva vissuto 5 anni in Russia, nella città che una volta si chiamava Stalingrado, dolcemente adagiata sul fiume Volga. Gli era piaciuto moltissimo vivere li. Erano stati anni intensi ed emozionanti cher lo avervano fatto sentire vivo, lo avevano sprattutto fatto sentire molto arricchito dal punto di vista delle relazioni umane. Aveva scoperto l'anima russa, letta tante volte nei romanzi di Gogol o di Dostoevskiy, e se ne era profondamente innamorato.

Adesso il suo lavoro gli aveva dato soddisfazione: era il direttore di una azienda. Seduto dietro al suo grande tavolo passava le giornate a far crescere l'azienda... non doveva nemmeno affaticarsi più di tanto e lo pagavano pure bene. Si era comprato la macchina nuova, aveva riarredato la casa... insomma poteva a buon motivo sentirsi arrivato. Eppure quando l'azienda per cui lavorava decise di aprire un nuovo ufficio a Mosca, Luca non ci pensò due volte: si dimise da direttore e si propose per andare ad aprire questo nuovo ufficio. Conosceva la lingua, conosceva la città, conosceva usi, costumi e mentalità... il posto fu subito suo.

La causa sarebbe andata avanti anche senza di lui pensava, anzi, voleva proprio allontanarsi dai luoghi pieni di ricordi, di domande senza risposte, di rimpianti, di amarezze e quale destinazione migliore della Russia, di quel grande e misterioso paese che tanto lo aveva intrigato anni prima? Gli ci vollero solo un paio di settimane per vendere tutti i mobili e la macchina, prendere la residenza presso i suoi genitori, preparare la valigia e partire per Mosca. Agli inizi avrebbe alloggiato in un hotel e nel frattempo si sarebbe cercato un appartamento.

 
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Cuori senza passaporto

Post n°2 pubblicato il 19 Maggio 2008 da nightwish2002

Semmai ci fossero mai stati dei dubbi, ormai sono stati tutti ampiamente fugati.

L'amore, il vero amore, è solo quello sancito dal Vaticano o, ma solo in ultima alternativa, sancito da un' autorità comunale.

Quello che noi proviamo nel nostro cuore, se non è trascritto agli atti e benedetto da un prete, non conta nulla. Così, se si ama una persona con tutta l'anima, se si convive con una persona, anche se da anni, in realtà non si esiste!!!

Se poi la persona amata ha anche la sfortuna di essere straniera non esiste un modo legale per tenerla vicina... non esiste un permesso di soggiorno "per motivi di amore" per il semplice fatto che non esiste un certificato d'amore se non l'atto di matrimonio.

E così si ricorre a mezzi e mezzucci per prolungare un permesso di soggiorno, si ricorre a frettolose gravidanze per ottenere un riconoscimento minimo, si ricorre a false assunzioni di colf e badanti per avere vicina la persona amata... e spesso si finisce, per  amore, col diventare clandestini, perché magari si è entrati con un semplice visto turistico, o perché non si può avere figli o perché non si ha avuto la fortuna di riuscire a prendere una quota come colf o badante.

Clandestini!!!!!! Solo perché si è innamorati di qualcuno che ha un passaporto diverso dal tuo!!!! Clandestini, perché un amore, per essere tale, deve avere il bollino blu della chiesao del sindaco!!!!!! Clandestini perché quello che non può essere controllato va rifiutato e se accettassimo l'amore come sentimento e non come atto di legge, dovremmo accettare i gay, le lesbiche e magari pure i preti sposati, perdendo il controllo sulle famiglie.... si perché tutta questa ansia di mantenere la famiglia così come è oggi ha un solo scopo... controllare la famiglia!!!! Controllarne i consumi, i redditi e la moralità, anche quella più intima!!!!

Ma l'amore non ha passaporto, non ha colore della pelle, non ha religione e non conosce barriere... lo potranno pure considerare fuorilegge se non è omologato, ma non riusciranno mai a fermarlo.

 
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