Creato da ditantestelle il 31/05/2010

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Okashi Dozo

 

 

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Leica

Post n°303 pubblicato il 15 Ottobre 2020 da ditantestelle

 

 

 

 

Gli anni andati, quelli in bianco e nero, dove c'era chi, nelle foto, traeva l'intimo di lontani sguardi e punti di vista, quelli più raccolti dove ci scappava un emozionato, stranito sorriso, uno appena abbozzato di uno stato d'animo riflesso nel tempo dove non esistevano filtri, dove gli eredi, i figli e il loro modus vivendi erano occasioni legate ad umori, amicizie lavoro e sentimenti comuni. Riuscivano a narrare nei loro incontri, tanti giorni scritti di miseria abbarbicata tra i sentieri, tra quel mescolarsi in quell'Italia che abbandona le campagne. Dove tutto prende un ruolo, tutto ha una funzione.

Quando le foto scandiscono un 'romanzo' è come guardare a ritroso la drammatica spontaneità di quelle ore, di quei giorni andati, di quell'eterno inventarsi. Gli anni passati hanno avuto per occhio, quello di chi in immagini ha dato parola, senso e ragione, ricostruendo con spirito di verità una sperante giovinezza di rinnovamento, dopo le guerre. Probabilmente, hanno cercato la vita stessa nella ragione di farla continuare ad esistere col linguaggio delle foto perdute e ritrovate, come un sodalizio amoroso, dove le varie voci fatti di dialetti romanzati si facevano scoprire in stagioni ruvide, rudemente concrete. I fotografi del tempo hanno salvato quei fragili princìpi, quelle parti dove non si incastravano bene i pezzi, dove sotto ogni sole si appoggiava un afflato comune, una voglia di normalità e rinascita. Una piccola, grande rivoluzione necessaria di generazioni che rompendo col passato, firmarono tanti percorsi sociali e dove, chi poté, scrisse il futuro anche per chi, in qualche scorciatoia, paludò distante, la sua esistenza.

Non possiamo che estendere i confini in chi descrisse quelle pagine di una volta, quelle dove struggenti occhi hanno attinto e intinto colori in un futuro di realtà, vite, costumi. I protagonisti son tutti quelli che hanno incrociato per caso lo sguardo in camera diventando per qualche istante protagonista inconsapevole, firmando di sceneggiatura quei tempi, le tante fiammelle magiche, nel passare quel canale, quel torrente, quella strada.

La Storia nostra.

 

 

 

 

 

 

 
Rispondi al commento:
Roberta_dgl8
Roberta_dgl8 il 21/10/20 alle 06:45 via WEB
carissima. Ti ho letta, piano, bene, come sempre, MA, stavolta di più... perdona le tante virgole a darmi il respiro necessario per dirti, CHE in questo tuo posto (post) hai saputo.. stavolta andare OLTRE.. quell'oltre dove ci portavano le vecchie fotografie... una sorta di immortalità necessaria a ricordarci la nostra storia, nell'effimero orrore che ora viviamo.. anche nelle foto. Eppure leggerti mi fa riflettere che anche nei colori fittizzi dell'oggi ci resta (a noi che abbiamo avuto il privilegio di conoscere "quelle nostre foto di memoria storica") - di fotografarlo anche con i mezzi effimeri dell'oggi in cui tutto brucia di un arido fuoco .. che sembra una contraddizione ma non lo è.. Ci riporta a noi. Mentre ti leggevo, fissavo nella mente (e nel cuore) delle vecchie foto di un picnic dei miei... io ero talmente piccina da stare dentro una carrozzina scoperta con plaid, MA, lo sguardo in 'camera' delle vecchie macchinette dei miei.. mi ha riportato una visione (mentre ti leggevo) DA sentirli più vivi che mai. A questo hanno concorso le tue bellissime parole. Forse sono andata un poco fuori 'tema', ma quando un testo, è così bene scritto, così nitida la sua luce vera interiore, che sa trasportarti in quell'oltre che ti dicevo. Oggi, purtroppo non è più così..riusciamo solo in parte in questo intento... ma mentre scattiamo con sti effimeri mezzi moderni, una memoria RESTA.. valorosa a ricordo di ciò che conta, davvero. Oltre la bellezza - la profondità.. di campo. che non è ovviamente solo un discorso tecnico, ma di vita, a dar Vera Vita alla foto, e memoria, della nostra storia Umana. Oggi più che mai, necessaria.. un abbraccio e buona giornata!! smack
 
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