r a p i d e

Argomento un pensiero laterale che mi scaturisce dalla voce del verbo contare: personale irrinunciabile abitudine quotidiana. Così rifletto su quante volte sia possibile contare; capisco che non sono precisamente sul tema proposto e che si tratta di una digressione: di questo ti chiedo perdono.
Dunque, fino a quanto si può contare? Tempo fa ho raccontato di come mia figlia volesse capire gli infiniti numerabili che esistono al pari delle stelle, è una condizione dove si inizia con precisione ragionieristica a incolonnare numeri che alla fine sfuggono al limite delle nostre meningi; consapevole del rischio di TSO sono pronto ad affermare che questo pensiero mi conduce alle soglie di un’estasi, qual è quella dell’infinito, che per me non si nasconde dietro una siepe ma nel notturno costellato di fornaci cosmiche.
Di che cuore posso quindi stigmatizzare coloro che nonostante abbiano perso il conto continuano a cercare infruttuosamente di aggiungere unità, in fondo si tratta di numeri naturali, i più perdonabili di tutta l’ossessione del calcolo.
Sperando in una notte senza nuvole ti saluto con un sorriso :)

ascimm fora ch’è Primmaver