Creato da ditantestelle il 31/05/2010

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Okashi Dozo

 

 

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Epocalisse

Post n°299 pubblicato il 04 Ottobre 2020 da ditantestelle

 

 

 

 

 

 

 

Non siamo già a dei consuntivi di bilancio però le chiavi di lettura possono aiutare. La velocità dei tanti e quanti mutamenti, l'accorciarsi dei tempi, la portata e la violenza che riassume gli effetti di questo mondo contratto dagli spazi.  E' proprio dove il pieno di gente e cose e parole e immagini a martellare i chiodi a conficcarsi, intrappolando vertigini di quantità e profondità, dove siamo ad un passo nel galleggiarci dentro.

 

Potremo slittare altrove, ma il costante smentire di ogni catastrofe ci mette in mezzo, ancora, a quella implicita ammissione invero, di incapacità a gestire.  Non possiamo più essere vittime definitive ancora della fame di questo tempo privo di prospettive. Dovrà pur esserci un freno, una sperante piega tra le pieghe, un movimento che produca un testimone ideale tra quell'accelerazione ambigua mischiata al progresso. La contraddizione sta nel benessere, nelle nuove frontiere pronte a sfaldarsi in quel che chiamiamo tutti, sfondo.

 

Ancora ed ancora flagelli e fiumi e mari ad aprirsi, a zolle e terre a farsi liquide per poi dense e corpose. La questione ambientale non può esser più tra mere conferenze, tra gli applausi dei rappresentanti, tra gli sfruttamenti predatori, tra le dichiarazioni e le inevase problematiche. La questione ambientale deve cogliere i segni, il riconsiderare, il riassumersi, l'investire. Il consuntivo di bilancio di questo nuovo che avanza è in quella preoccupazione comune, oggetto di interesse e d'apprensione. I secolari equilibri sono gravemente alterati, c'è tutta una mappatura di riferimenti dove non c'è più spazio nel suggerirli, nel divagare altrove, nello speculare, caricare alzate ignobili di spalle fatti solo di silenzi.

 

La minaccia, è qui. Ora. Un copione sempre uguale, in una terra resa solo parola scritta tra le agende dei 'grandi', tra quel disfacimento nell'attanagliare il territorio quando invece potremo già noi, oltre che raccogliere macerie, far affiorare quel senso, quel freno, quel non considerare una 'moda' battersi per l'ambiente accorgendoci di avere ancora in vita, tra il selvaggio e il dissennato, una ecologica coscienza. Un barlume, a farsi scheletro e risonanza, dato che le calamità naturali, non possono chiamarsi più tali quando lo spazio di una energia è scandita tra pieghe e piaghe di terre così incise, affondate. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Rispondi al commento:
jigendaisuke
jigendaisuke il 04/10/20 alle 14:23 via WEB
Fino a quando il partito del cemento avrà consenso e il consumismo non sarà ridotto, non cambierà nulla.
 
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