Creato da eddie_valiant il 04/07/2007
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...l'incontro

Post n°1 pubblicato il 06 Luglio 2007 da eddie_valiant
 

...dal buio verso il quale stava camminando gli si avvicinò un cagnolino, uno di quei cagnolini da salotto pieni di pelo, malridotto, senza collare e molto sporco - cosa c’è di più insopportabile?-  Stanko odiava i cani di quel tipo; con una pedata caricò la bestiola d’energia cinetica, rendendola momentaneamente in grado di volare. L’uggiolante stella cadente atterrò parecchi metri più in là, riabituandosi al terreno tutto di un colpo. Appena le zampette malferme glielo consentirono, si raddrizzò e tornò verso Stanko. - Bel gioco, pensò Stanko, come quando butti il bastone al cane e lui te lo riporta, invece io butto direttamente il cane e lui riporta se stesso-. Ogni vola che passava una macchina, quel fetente groviglio di peli si sboccava in acutissime esplosioni di garrulismo, dando modo di elaborare una specie di legge fisica secondo le quale: “la rumorosità dei cani è inversamente proporzionale alle loro dimensioni”.

Stanko resisté, non si sa come, alla tentazione di fare di quell’essere un ordigno proiettato verso le fasce esterne di Urano; lo raccolse e lo lasciò scivolare dentro il primo cassonetto a portata di mano, assicurandosi che il coperchio fosse chiuso ermeticamente, e che il cane non potesse uscire in nessun modo. E si allontanò.

Evidentemente in quella città sconosciuta la fortuna non si concede al primo venuto: una vecchia con dei sacchetti di spazzatura in mano stava dirigendosi con tutta invadenza verso il cassonetto, la vecchia fece scorrere l’apertura e si trovò a tu per tu con il proprio infarto latrante.

Stanko era già sparito da qualsiasi visuale.

Nonostante il cane fosse “un cane da salotto”, eccolo sfoderare un atavico ricordo della sua natura brada, una voce sepolta da generazioni che cerca di comunicargli qualcosa «il fiuto, usa il fiuto!» dice la voce degli antenati. Il cane non capì, istintivamente cominciò ad annusare riavvicinando il suo nuovo amico che intanto aveva fatto qualche passo indietro per godersi la scena da una confortevole oscurità.

Il quadrupede era bagnato come il calzino di una mondina per colpa di una fine pioggerella che velava ogni cosa, ma si stagliava minaccioso in tutti i suoi quattro centimetri d’altezza, cacofonando latrati che ricordavano in peggio il lamento del gesso sfregato contro la lavagna da una ragazza con le unghie troppo lunghe, mentre qualcuno nella stessa stanza strofina del polistirolo su un vetro umido.

­- zitto cane di merda! -    Tuonò la voce dell’uomo alla finestra.

Le parole giunsero al cane seguite da una secchiata di piscio e d’ammoniaca che lo investì in pieno trasformandolo in un grosso topo scheletrico, un viscido rospo di fosso, una schifezza fradicia. Il cagnone dimostrava una divina indifferenza, la bestiolina proseguiva il suo sproloquio li lapilli sonori…

 

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