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LA SELEZIONE DI UN BRANO

Post n°5 pubblicato il 10 Luglio 2013 da djfagio77

Molto spesso il DJ si affida a dei brani di successo definiti comunemente riempipista.

Il DJ mixa dischi che siano simili per ritmo, tempo, genere o di un dato periodo musicale; altre volte invece il DJ può decidere di mescolare nello stesso DJ set musica dalle più diverse caratteristiche o estrazioni cercando di rendere il passaggio il più armonico possibile.                                                                                                                             I DJ più bravi sanno mantenere due brani in esecuzione per vari minuti.

 
 
 

IL MIX

Post n°4 pubblicato il 10 Luglio 2013 da djfagio77

La tecnica del mixaggio si basa fondamentalmente sull'allineamento dei battiti per minuto (bpm) fra due brani diversi. Al fine di eseguire questa operazione, il DJ aumenta o diminuisce la velocità del disco in preascolto in cuffia. Il primo DJ che utilizzò questa tecnica fu Francis Grasso, DJ americano degli anni '70. In precedenza, i DJ erano dei selector più che dei veri e propri disc jockey, non vi era tecnica e la loro bravura era individuata nella selezione musicale unita al controllo degli equalizzatori, e, per i più fantasiosi come David Mancuso, unita al controllo delle luci e dell'aria condizionata. Per riuscire a mettere "a tempo" due brani quando la differenza di bpm si fa sentire (un piccolo scarto è difficilmente evitabile), il DJ ricorre al bending ovvero all'azione di aumentare e diminuire la velocità del brano spingendo o opponendo resistenza alla rotazione del disco (processo similare nei CDJ) per ottenere una variazione estemporanea del bpm. In fase di miscelazione inoltre, grazie al mixer, è possibile livellare i volumi e le frequenze per armonizzare acusticamente il mix e dare un ulteriore tocco di creatività. Esistono diverse tecniche di mixaggio: si possono utilizzare diverse combinazioni per fondere più brani insieme, come tagliare le frequenze di una ed entrare con la seconda solo con le frequenze corrispondenti, sovrapporre in maniera continua o "a tempo" solo alcuni riff durante l'applicazione di un effetto esterno o più semplicemente sfumare il volume con l'uso del cross-fader presente sul mixer. Il crossfader è un cursore orizzontale, posto solitamente sulla parte inferiore del mixer, che permette di passare un segnale audio da un canale all'altro in uscita sul master (l'audio in ascolto). Il fader in alcuni mixer implementa alcune funzioni per agire sul segnale come la "curva di taglio" delle frequenze, che a seconda delle proprie esigenze può essere più dura e netta (ad esempio per effettuare uno scratch efficace), o più fluida (permettendo di sfumare da un canale all'altro in maniera graduale). I mixer a seconda del livello di professionalità richieste offrono molte funzioni come le unità multieffetti DSP, campionatori, filtri o uscite di tipo MIDI che permettono l'autosincronizzazione con alcune apparecchiature MIDI hardware e software comedrum machines, campionatori o sequencers. I più sofisticati, o meglio, quelli di ultima generazione sono dotati di porte USB.

 
 
 

LA CONSOLE

Post n°3 pubblicato il 10 Luglio 2013 da djfagio77

Il mix o miscelazione consiste nel miscelare brani in sequenza e senza brusche variazioni di tempo al fine di creare un flusso sonoro continuo, a favore del pubblico sulla pista da ballo. Per poter effettuare il mixaggio un DJ ha essenzialmente bisogno di una strumentazione professionale adatta che prende il nome di console o regia audio. La console per DJ è principalmente composta da due giradischi con controllo di velocità del brano (detto pitch control), un mixer audio a due o più canali, una cuffia in funzione di preascolto del disco successivo ed eventualmente un microfono per fare animazione. Ovviamente la console va poi connessa ad un impianto di due o più diffusori stereo (o più comunemente casse acustiche) le quali necessitano di unamplificatore audio (oggi sono disponibili sul mercato anche casse acustiche preamplificate ossia con amplificatore interno). Per poter ascoltare la musica in uscita, e quindi controllare il mixaggio, il DJ si serve di un diffusore acustico detto studio monitor o in ogni caso della cuffia stereo. Alcuni DJ preferiscono la "Cassa spia", una cassa posta nell'immediata destra o sinistra, al fine di seguire al meglio le fasi del mixaggio. Nonostante i DJ più tradizionali prediligano l'uso dei giradischi, con l'evoluzione digitale si è avuta negli ultimi anni la diffusione dei CDJ (acronimo di cd-dj), lettori per DJ che supportano i compact disc, che oggi permettono persino la riproduzione ed il mix di files mp3. In alcuni modelli i CDJ integrano funzioni talvolta utili e liberatorie per la creatività come l'emulazione dello scratch, processamenti DSP del segnale come l'echo, il flanger, il delay, il filter, il loop che permette di riprodurre all'infinito un determinato spezzone di traccia detto campione o un certo numero di attacchi di brano detti CUE points. I CUE points permettono al DJ di saltare istantaneamente a punti determinati del brano in esecuzione. Il digitale offre inoltre la capacità di mantenere inalterata la tonalità del brano, indipendentemente dalla velocità di esecuzione grazie alla tecnologia master tempo (o anche spesso pitch key) supportata da alcuni lettori CDJ. Esistono infatti programmi come Virtual DJ che appunto emulano l'attrezzatura del DJ su un computer, con possibilità di registrare i pezzi ecc.

 
 
 

LA STORIA DEL DJ

Post n°2 pubblicato il 10 Luglio 2013 da djfagio77

Secondo alcuni la nascita del DJ coincide con i primi esperimenti radiofonici, quando i pionieri delle trasmissioni via radio collegavano dei grammofoni a dei trasmettitori. Naturalmente ci voleva qualcuno addetto a selezionare tali dischi: quel qualcuno diventerà presto il DJ con l'uscita allo scoperto della discoteca e l'esportazione in America negli anni sessanta, dove verrà inventato il termine di DJ. Nacque così una nuova forma di arte, il mixaggio, e cioè la sovrapposizione di due dischi a tempo e rispettando melodia e armonia creandone di nuove. Alla fine degli anni '70 nasceva nei ghetti neri del Bronx e di Harlem un'altra interpretazione dell'arte del DJing: il turntablism, ora una delle discipline della cultura hiphop, di cui capostipite è Kool Herc, seguito da Grandmaster Flash che perfezionò le tecniche di mixaggio con due piatti proposte da Kool Herc; questa complessa arte si svilupperà (soprattutto nella cultura hiphop) fino a far diventare il giradischi un vero e proprio strumento musicale, capace di produrre dei suoni con il movimento manuale ripetuto del disco sul platter, il cosiddetto "graffio" della puntina o scratch. Con abili movimenti sul cross-fader con una mano, e sul disco con l'altra mano i DJ che praticano turntabilism riescono in questo modo a creare note, nuovi ritmi e suoni. Furono gli americani gli inventori del movimento house music che "dette il la" a tutto un immenso filone di musica elettronica, prodotta dal DJ stesso. Infine, negli anni novanta i DJ ormai popolari, divennero gli idoli dei clubbers i quali presero a muoversi da una città all'altra o da un paese all'altro per seguire i loro DJ preferiti.

 
 
 

contenuto

Post n°1 pubblicato il 10 Luglio 2013 da djfagio77

questo blog è stato creato per dare utili informazioni sull'utilizzo della console dj, contiene anche recensioni di prodotti e software.


In più verranno pubblicati video di eventi e tutorial.
 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: djfagio77
Data di creazione: 10/07/2013
 

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