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CAMUS

Post n°322 pubblicato il 06 Gennaio 2010 da aranciaamaraa
 
Tag: camus

MicroMega.net - Lettere alla redazione

L’attualità del pensiero di Albert Camus a cinquant’anni dalla morte
“Perde la vita in una sciagura d’auto lo scrittore francese Albert Camus”: questo il titolo dell’articolo di Carlo Bo, pubblicato nella terza pagina del Corriere della Sera il 5 gennaio 1960.

La sera del 4, una Facel Vega sfrecciava nei dintorni di Auxerre, diretta a Parigi: era guidata dall’editore Michel Gallimard, al suo fianco il premio Nobel per la letteratura (1957) Albert Camus. In località Yonne-Villeblevin il destino bussò alla porta della vita di Camus: lo scoppio di uno pneumatico, l’auto che va a schiantarsi contro il tronco di uno degli alberi che costeggiano la strada, il contachilometri che schizza via dal cruscotto e viene ritrovato a decine di metri di distanza con la lancetta che indica i 165 km/h.

Ho voluto cominciare dalla fine nella mia personale celebrazione del cinquantenario della morte di Albert Camus (7 novembre 1913 - 4 gennaio 1960).

La fine assurda di un romanziere, filosofo, drammaturgo che aveva posto al centro del proprio pensiero l’assurdità del destino umano. Una celebrazione personale che mi offre anche innumerevoli spunti di riflessione sulla società in cui viviamo.

Chi oggi sarebbe disposto a leggere i saggi de “L’uomo in rivolta” o “Lo straniero” o ancora “La peste”, tanto per citare tre titoli di Camus? Eppure questi furono tre libri che riscossero un enorme successo alla loro uscita. Gli addetti ai lavori di oggi, la critica, hanno secondo me una comprensione parziale e stucchevole dell’opera di Camus, il quale viene sì considerato un protagonista della letteratura del ‘900, ma è ormai avviato verso il lido della scomodità.

“Per definizione, lo scrittore non può mettersi oggi al servizio di quelli che fanno la storia: egli è al servizio di quelli che la subiscono”: ve lo immaginate uno scrittore di oggi che, nel discorso di conferimento del Nobel, pronunci tali parole? Io faccio una certa fatica a immaginarmelo.

L’unico scopo del vivere umano è per Camus nella lotta, nella ribellione, nel combattere le ingiustizie sociali e le manifestazioni di scarsa o inesistente umanità (per esempio, riguardo alla pena di morte disse: “Se la natura condanna a morte l’uomo, che almeno l’uomo non lo facesse…”)

Ma i nostri tristi tempi, nascosti dietro insensate risate isteriche, tramite i media, ci impongono tutti i giorni di non riflettere, di non avere contatti con la realtà, di non togliere il velo che ricopre le inquietudini dell’animo umano.

Insomma, bisogna essere come i modelli che propone la TV, e moltissimi –ahimè- ci sono cascati. Al giorno d’oggi, certa bella gente brillante come lo sterco, certi individui intelligenti quanto un’incudine, dinanzi a certe considerazioni si comportano come quei selvaggi ai quali si mostravano per la prima volta uno specchio, una forchetta, un fiammifero; solo che, mentre questi ultimi si incuriosivano di certi semplici manufatti e cercavano di apprenderne l’utilizzo, la bella gente alla moda e simpatica nutre quasi esclusivamente un senso di ostilità verso ciò che potrebbe portare un beneficio al proprio pensiero, e lo rifugge.

L’intera opera di Camus (ma naturalmente anche di altri grandi come lui) pone in luce il vuoto spaventoso che s’è impadronito delle menti e dei cuori nella nostra epoca. Epoca in cui è apparsa un’altra forma di analfabetismo, oltre a quella riconosciuta, che impedisce di identificare i segni e di dar loro un senso: mi sto riferendo a quell’analfabetismo che consente di leggere solo le prime sillabe di una grande opera letteraria, e che poi intima la resa a quel lassismo cerebrale senza speranza che porta a chiudere il libro capitato per caso fra le mani e ad accendere la TV. Il rigore intellettuale è ormai divenuto una chimera.

“L'assurdo nasce dal confronto fra la domanda dell'uomo e l'irragionevole silenzio del mondo.”

“La speranza equivale alla rassegnazione. E vivere non è rassegnarsi.”

“La rivolta consiste nell'amare un uomo che non esiste ancora.”

“Non sarai mai felice se continui a cercare in che cosa consista la felicità. Non vivrai mai se stai cercando il significato della vita.”

Questi alcuni aforismi di Albert Camus, per il quale la strada maestra dell'uomo che pensa è quella di combattere contro l'assurdo e la mancanza di senso dell'esistere. Un assurdo che non è nella natura dell'uomo in quanto tale, ma nei “modi” con cui l'uomo struttura negativamente il proprio esistere e il proprio convivere. Far fronte alla Peste (che nella sua opera simboleggia anche la dittatura) è possibile nella solidarietà e nella collaborazione. Gli uomini, se uniti da ideali positivi perseguiti con determinazione e forza, devono sempre rimanere vigili in attesa che “...la peste torni ad inviare i suoi ratti”.

(Postilla: in questi giorni in cui si discute se intitolare una via a Craxi, volevo ricordare che a Milano c’è un Largo Alberto Camus…)

Barbara X
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Data di creazione: 30/04/2005
 

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