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01/08/2019

Post n°2158 pubblicato il 01 Agosto 2019 da pettiross

Ho finito di leggere il libro di Marcela Serrano ( Arrivederci piccole donne ) mi è piaciuto. Il libro me lo ha regalato mia sorella, ed è la storia di quattro cugine, tutte diverse e tutte molto unite . Ho trovato analogie con la nostra storia, a parte che da piccola lessi piccole donne crescono e quindi riaffiorano i ricordi, ho sempre letto molto sin da bambina. L'analogia, la trovo con noi , quattro sorelle , non cugine, tutte diverse, anche fisicamente a parte qualche tratto genetico, chi somigliava più al papà chi alla mamma, due e due. Caratteri diversi dovute anche alle preferenze genitoriali che hanno creato anche separazioni ed incomprensioni. Ma ritrovo l'amore per la casa parentale dell'infanzia, quella dei nonni materni che ho amato tanto perchè era un luogo di pace e di gioia, pur essendo i nonni poveri. E poi le cugine restano in tre, e anche noi siamo rimaste solo tre sorelle, una ci ha lasciato nel 2002 ed era quella che mi somigliava di più come carattere. I nostri genitori sono morti e quindi la nostra genia da parte paterna finirà con noi. Di tutte l'unica attaccata affettivamente alla casa dei nonni ero io, neppure i figli se ne sono mai interessati. Ho provato a salvarla, come una delle cugine, ma da sola non ci sono riuscita e così come nel libro la casa è finita in mano ad altri. Ma non potrò dargli fuoco , come fanno le due cugine per vendicarsi. Nei libri a volte troviamo pezzi di noi, e mi è capitato altre volte con scrittori cileni. Le tre sorelle rimaste, a differenza delle cugine raccontate nel libro, non comunicano, o meglio loro due non comunicano con me, ed ogni volta che gli ricordo la mia esistenza , non capiscono un tubo come la solito e mia sorella quella che sta in Sardegna, ogni volta mi da le stesse risposte, le conosco a memoria, ma mi diverte provocarle, loro mi ignorano ed io do fastidio come un pizzico di zanzara. la piccola , piccola per così dire, solo per nascita, ormai over cinquanta, invece proprio mi considera morta, ovvero silenzio tombale e mi abita a tre km, ma siamo lontane anni luce. Questo mi rende triste , a volte mi arrabbio con me stessa, perchè vorrei essere indifferente , ma non lo sono. Voglio molto bene a loro, ma mi rendo conto di essere esclusa dalle loro vite , dai loro amici. Eppure sono stata una sorella presente, sempre pronta ad aiutare la famiglia. Non è sempre vero che il bene ritorna, a volta ritorna solo tempesta. Io sono una che parla chiaro, che ha bisogno di chiarire se un dubbio mi tormenta, loro zitte, avvolte nell'ipocrisia di un affetto che a parole dicono , una, ma a fatti non dimostrano. Ho detto a mia sorella, che lei mi manda libri con storie familiari  che forse dovrebbe leggere lei, per capire cosa vuol dire essere sorelle per davvero e non solo perchè nate dalle stesso padre e dalla stessa madre. Ma sono parole che si perdono nel vento, spero che quando non ci sarò più, il mio caro e silente nipote, informatico, trovi questi scritti e possano riflettere sulla solitudine, sulla famiglia, sul sentirsi uniti, da qualche parte, io sorriderò.

 
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