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Messaggi del 26/10/2020

Dignità

Post n°1874 pubblicato il 26 Ottobre 2020 da donmichelangelotondo

Lc 13,10-17«.. e questa figlia di Abramo».

Una donna affetta da una "debolezza di spirito". Noi oggi parleremmo di una depressione, con un risvolto somatico: Non poteva stare eretta, guardare qualcuno diritto negli occhi. Non si tratta di un problema soltanto fisico: è un problema di dignità umana. E l'amore, la cura, l'attenzione di Gesù verso di lei proprio questo le restituisce: la dignità di "figlia di Abramo". Gesù ne rileva la causa: una lacerazione interiore. Dice che Satana "teneva legata" questa donna, le impediva di essere libera. Satana è la cifra di una oppressione determinata da circostanze esterne, da opposizioni, da inimicizie, ma che può anche trasformarsi in una continua auto-accusa, in un complesso auto-accusatorio che finisce con l'essere avvilente, deprimente. Come mettere a tacere queste voci di accusa? Come mettere Satana sotto i nostri piedi? Recuperando la propria dignità, la propria figliolanza abramica. Sentire che la nostra vita, nonostante tutto, nonostante contraddizioni che possono essere anche violente, è posta sotto il segno di una benedizione. Non si tratta, semplicemente, di recuperare una certa auto-stima, perché facilmente narcisistica e autoreferenziale: una maniera di amare se stessi. Sentirsi partecipi di una benedizione non vuol dire amare se stessi, ma essere coscienti di essere amati da qualcuno o incontrare qualcuno che ci ama, come questa donna ha incontrato Gesù. Avere coscienza, precisamente, di un amore più grande del nostro, che eccede le nostre capacità e che ci precede sempre. Siamo tutti figli di Adamo e figli di Eva: "figli dell'uomo", umani. Ma la figliolanza adamica ci accomuna proprio nella debolezza e nell'errore. Essere figli e figlie di Abramo, invece, significa essere partecipi di una storia d'amore che ci precede, ci supera, e talvolta anche ci travolge. Significa avere la benedizione di un padre, di una madre: essere oggetto di un amore benevole e gratuito, cioè immeritato, da parte di Dio.

 

 
 
 

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