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Messaggi del 22/05/2022

22 maggio 2022, 3

Post n°3141 pubblicato il 22 Maggio 2022 da donmichelangelotondo

Di bene in meglio (Paradiso X)
Di Paolo Farina -22 Maggio 2022


«E se le fantasie nostre son basse
a tanta altezza, non è maraviglia;
ché sopra ‘l sol non fu occhio ch'andasse»
(Paradiso X, vv.46-48)
Dante e Beatrice ascendono nel quarto cielo, quello del sole. Appaiono loro gli spiriti sapienti della prima corona. In particolare, ascoltano le parole di San Tommaso d'Aquino che presenta un lungo elenco di ben undici beati: Alberto, che per antonomasia fu detto Magno, Francesco Graziano, a cui si deve la distinzione tra legge divina e legge umana, Pietro Lombardo, che donò ogni suo avere, e Salomone, il sapiente per eccellenza; seguono Dionigi l'Areopagita, teologo sulla natura degli angeli, e Paolo Orosio, le cui opere ispirarono Sant'Agostino; ancora, Severino Boezio, che ci ha edotto sulla fallacia della realtà mondana, e Isidoro di Siviglia, Beda il Venerabile, Riccardo di San Vittore. Chiude l'elenco Sigieri di Brabante, maestro di filosofia in quel di Parigi e oggetto di invidia per le verità che seppe dimostrare.

Ciascuno di queste grandi cuori, e acute menti, meriterebbe di essere conosciuto da vicino, ma evidentemente non può essere questo l'obiettivo del nostro caffè ristretto.


Mi soffermerò piuttosto su una terzina che mi pare riassuma nel modo giusto la loro passione:

«E se le fantasie nostre son basse
a tanta altezza, non è maraviglia;
ché sopra ‘l sol non fu occhio ch'andasse»

(Paradiso X, vv.46-48).

In libera traduzione: e se le nostre parole sono troppo basse per elevarsi a simili altezze, non c'è da stupirsi, giacché nessun occhio umano ha potuto fissare una luce più intensa di quella del Sole.

Questa terzina è immediatamente preceduta da quella in cui Dante, e sarà un vero e proprio leitmotiv sino all'ultimo del Paradiso, confessa l'inadeguatezza del suo ingegno: per quanto si sforzi e per quanto provi a raccontarci quel che ha visto, ammette il poeta, non riuscirà mai ad offrircene un'idea compiuta.

E conclude: «ma creder puossi e di veder si brami» (v.45). Ovvero: io non lo so descrivere, tuttavia è possibile crederci, perciò tu desidera di vederlo.

L'impossibilità, l'incapacità dell'umano ingegno, la ricerca del "varco", l'attesa di una possibilità, di una "occasione", soprattutto, il desiderio, quello capace di forzare l'aurora, specie se si è nelle condizioni di una sentinella che ha attraversato, in piedi e immobile, una intera e gelida notte: che meraviglia!

Mi sembra la sintesi di un'intera esistenza, un'esistenza degna di essere vissuta, l'esistenza che è propria di quanti meritano il titolo e la luce dei sapienti.

Sono gli stessi che ci illuminano. Di bene in meglio. Animati dalla molla della loro sete di sapere. Come Beatrice. Come ogni donna e uomo di buona volontà e larghe passioni.

Fabrizio de Andrè: «Vuoi davvero lasciare ai tuoi occhi solo i sogni che non fanno svegliare?».

Michelangelo: «Signore, fa' che io possa sempre desiderare più di quanto riesca a realizzare».

Gibran: «Il desiderio è metà della vita, l'indifferenza è metà della morte».

 

 

 
 
 

22 maggio 2022, 2

Post n°3140 pubblicato il 22 Maggio 2022 da donmichelangelotondo

Il peso dei sogni
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Valentina non vuole più fare i conti con cosa pensano gli altri di lei
Valentina non vuole più fare i conti con cosa pensano gli altri di lei

Valentina Babini, 21 anni, Savigno, fa la baby sitter ma sta scrivendo il suo romanzo

Mi sono sempre chiesta che peso hanno i sogni. Non quelli che facciamo di notte nel bel mezzo del sonno più profondo. I sogni nel cassetto, quelli così preziosi e delicati da non volerli raccontare a nessuno per paura che altrimenti si disintegrino. Fino a qualche tempo fa, credevo che il mio sogno nel cassetto fosse diventare insegnante. Ora so qual è il sogno che mi fa brillare gli occhi e non ho paura di dirlo o forse un po' sì.

Fa paura sognare perché a volte le persone che ti circondano non credono in te, sentiamo quindi il bisogno di dimostrargli che siamo meglio di quello che credono e che possiamo raggiungere i nostri obiettivi. Certo, questo non è il mio caso. Mi rendo conto però che tantissimi ragazzi e persone in generale, non fanno la vita che vorrebbero e non provano le esperienze che vorrebbero provare, solo per paura di non farcela e sentirsi giudicati da qualcuno a cui tengono.

Buttare i propri sogni per paura del giudizio degli altri è un po' come buttare la propria vita perché pensiamo che essa valga meno di quella di qualcun altro. Siamo noi gli "artigiani" della nostra vita e anche quando tutti ci remano contro e ci vogliono fare credere che non arriveremo da nessuna parte, dobbiamo lottare con tutte le nostre forze per dimostrare a noi stessi e solo a noi stessi che non siamo quello che gli altri vogliono farci pensare. Mi sono resa conto da qualche tempo che il mio sogno nel cassetto, quello più intimo e personale è fare la scrittrice e non so se verrà mai pubblicato un mio racconto, un mio libro e se magari diventerò famosa.

Ci credo però e questa credo che sia la chiave del successo interpersonale perché da qualche tempo ho capito che non voglio infrangere i miei sogni e non mi interessa più di quello che pensano le persone. Credete in voi stessi, nei vostri sogni e in tutto quello che vi fa stare realmente bene. Non abbiate paura del giudizio degli altri perché ci sarà sempre qualcuno pronto a puntarci il dito contro, sta a noi non permetterglielo perseverando.

 

 
 
 

22 maggio 2022

Post n°3139 pubblicato il 22 Maggio 2022 da donmichelangelotondo

Tutte le idee sono già rotte
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Una delle meravigliose tavole le libro di Mariagiulia Colace
Una delle meravigliose tavole le libro di Mariagiulia Colace

Ho pescato un libro senza titolo, nella magica officina di Ideestortepaper, fiabesca casa editrice in Palermo. E' un albo illustrato e scritto da Mariagiulia Colace. In copertina non c'è altro che un disegno: una bambina con le scarpette rosse e i calzini bianchi calati, un vestito fiorito e una cassetta di legno per uccelli sulla testa, forse al posto della testa, chissà. Vive in un mondo di persone che invece della testa hanno una gabbia: dentro ci sono rondini, altri volatili.

Della bambina, di nome Nica, non si sa. Tutti, in questa storia, hanno paura della stagione in cui gli stormi di uccelli "disegnano forme che come le idee si dissolvono una nell'altra". Si difendono, chiudono le gabbia a chiave ma Nica no, lei ha una casetta di legno senza porta né chiavi. E' un magnifico apologo poetico, il testo, sulla paura di pensare. La paura dei propri e degli altrui pensieri. Sarà per caso, ma nella moltitudine di opere al Salone del Libro me ne sono rimaste in mano tre che di questo parlano: il collasso del pensiero su cui l'epoca in cui viviamo è edificato. "Cosa è reale?", si domanda il ragazzino che sente le voci nel libro-scrigno di Ruth Ozeki, "Il libro della forma e del vuoto", manuale per decifrare un mondo in cui tutte le tazze sono già rotte - si romperanno, dunque lo sono.

Rotto è il mondo del pensiero razionale in "La pietra della follia" di Benjamin Labatut, tenebroso astro nascente della letteratura cilena: qui, soprattutto, le teorie del complotto segnano il punto della storia in cui "il vecchio è già morto e il nuovo non può nascere". Qui, oggi, il confine. Eccoli, "i fenomeni morbosi più svariati": cancellato il discrimine fra il vero e il falso, inutile - obsoleta - la ragione.

 

 
 
 

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