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Messaggi del 04/06/2022

4 giugno 2022, 8

Post n°3205 pubblicato il 04 Giugno 2022 da donmichelangelotondo

Il vero merito di Sheryl Sandberg
di Riccardo Luna
Il vero merito di Sheryl Sandberg
03 GIUGNO 2022 ALLE 10:49
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All'improvviso Sheryl Sandberg ha lasciato Facebook. Quando ho letto il suo post ho provato la sensazione che avvertiamo quando arriva la notizia che qualcuno, un tempo famoso, ma sparito dalle scene da moltissimo tempo, è deceduto. Era ancora vivo? Sheryl Sandberg era ancora il braccio destro di Mark Zuckerberg? Era da un po' che era sparita. Eppure sulla carta era sempre il direttore generale, il capo di tutte le operazioni di un gruppo che da qualche mese chiamiamo Meta, da quando il capo ha deciso che il metaverso è l'obiettivo, anzi la meta, verso cui andare.

Se parliamo di Sheryl Sandberg oggi è perché è stata l'artefice del successo di Facebook, la persona che ha spiegato a Zuckerberg come trasformare un social che all'inizio ti chiedeva solo di creare una rete di amici (Aggiungi come amico era il pulsante fondamentale) in una macchina per fare soldi (registrando ogni nostra scelta e profilandoci, per venderci meglio agli inserzionisti pubblicitari). Ma se ne parliamo è anche perché a un certo punto della sua vita e della sua carriera, Sheryl Sandberg è diventata una leader, la paladina di un nuovo femminismo.

Accadde all'improvviso, l'8 dicembre 2010, a Washington, quando la Sandberg tenne un famoso discorso, un TED, come vengono chiamati quei discorsi di una quindicina minuti in cui chi parla prova a emozionarci con un'idea o una storia che cambiano il mondo. In quel caso la storia era quella delle donne e del lavoro, di come sul lavoro le donne sono penalizzate sempre. Per colpa degli uomini, ma anche perché non si fanno abbastanza avanti.

Quel giorno la Sandberg citò alcuni dati. Sono passati 12 anni e quei dati sono cambiati: le donne capo di Stato erano 9 e adesso sono 29; quelle presenti in Parlamento erano 13 su 100 e ora sono 25; quelle che guidano grandi aziende erano il 15% e ora sono il ventitre. La strada è ancora lunga, ma il vento è cambiato.

 

 
 
 

4 giugno 2022, 8

Post n°3204 pubblicato il 04 Giugno 2022 da donmichelangelotondo

Qual è il momento in cui non servi più
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Il filosofo Gianni Vattimo con il suo assistente Simone Caminada
Il filosofo Gianni Vattimo con il suo assistente Simone Caminada

Le cronache e le immagini della tristissima conferenza stampa domestica di Gianni Vattimo, maestro del pensiero, hanno qualcosa che addolora e qualcosa che ci riguarda. Ci sono tutti gli ingredienti per servire fumante la pietanza del pregiudizio. Il grande filosofo, 86 anni, molto malato, vive con Simone Caminada, di cinquant'anni più giovane, 36, scuro di pelle e brasiliano di origine: Vattimo lo ha nominato suo erede. Caminada, formalmente suo assistente, dice: "Siamo una famiglia".

Il sospetto, poi vicenda giudiziaria, è che il più giovane si stia approfittando del più vecchio. Circonvenzione di incapace, in termini di legge. Ma la Cassazione conferma che Vattimo "conserva indiscusse capacità cognitive e di memoria": ha deciso così, è libero di farlo. "Mi fido di lui, abbastanza". Qui perché è Vattimo, e la vicenda ha risonanza, ma le vite di ciascuno sono piene di storie di prime mogli e figli e lontani cugini che rivendicano, di vecchi lasciati soli per decenni, in punto di morte l'eredità del sangue: chi sarebbe mai questo/a, badante o assistente o ultimo fantasma di desiderio che pretende diritti solo per essersi insediato in casa una ventina d'anni, o dieci.

Poi però, bisogna mettersi nei panni di chi resta accanto a un vecchio solo mentre i consanguinei, appunto, se ne guardano bene. Lo fa per interesse? Chi lo sa. Invece non è per interesse che i parenti chiedono la revoca? Non è per interesse che molte unioni, fra coetanei, sopravvivono? Non è un Paese per vecchi, questo. Di chi resta ad accompagnarti al bagno, a consolarti quando piangi - penso - bisogna avere rispetto e domandarci, semmai, qual è il momento della vita in cui non servi più e perché, in nome di cosa.

 

 
 
 

4 giugno 2022, 7

Post n°3203 pubblicato il 04 Giugno 2022 da donmichelangelotondo

La classe dirigente
di Gabriele Romagnoli
La classe dirigente
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01:32

03 GIUGNO 2022 ALLE 00:01
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La prima cosa bella di venerdì 3 giugno 2022 è la classe dirigente, quella che sa fare. Forse era nella mia classe, ma dove è finita? Perché non è andata nei posti di comando?

Me lo chiedo spesso. Ho visto arrivarci quelli che erano di sinistra. Poi quelli che erano di destra. Sto ancora aspettando quelli che erano bravi. Si sono persi, si sono scoraggiati. Credo, proprio quando hanno capito che contava più l'affiliazione del merito. Quando si sono accorti che le chiamate avvenivano per cognome e non per nome. L'appello in nome del padre. Sono andati a fare altro, nel sottobosco e li ha stremati l'insoddisfazione.

Viviamo in questo Paese qui, nessuno si chiede chi sarà la classe dirigente. Entra in cabina, vota, esce, crede di aver fatto una scelta. In base a un leader. Ti piace la Meloni? Non sto nemmeno a discutere, ma ti sei chiesto chi ha intorno, da mettere nei posti chiave? I Neri per caso? Pensi mai alla fatica che stanno facendo i funzionari della Farnesina?

Alle prossime elezioni voterei per il partito del deep state, però ci mettano quelli della mia classe, quelli bravi.

 

 
 
 

4 giugno 2022, 6

Post n°3202 pubblicato il 04 Giugno 2022 da donmichelangelotondo

Imparare attraverso la musica
Di Miky Di Corato -4 Giugno 2022


Forse non tutti conoscono il "metodo Kodály", ma la formazione che ne consegue implica per i giovani un approccio a 360 gradi a quell'educazione musicale che fa da prodromo al rendimento scolastico. A spiegarcelo è il docente e musicista, Riccardo Lorusso.
Ciao, Riccardo. In cosa consiste il metodo Kodály?

L'approccio alla musica con il metodo o "metodologia" Kodály parte da una filosofia seguita dalla prassi: considerare la musica come strumento di crescita privilegiato per la formazione completa dei giovani. E questo si ottiene con i primi due strumenti naturali che sono la voce ed il corpo. Un'educazione musicale che mirasse ad accrescere l'ascolto, la capacità di riprodurre suoni ed intervalli musicali con un uso corretto della voce e del canto, che fosse priva di diseguaglianze sociali, che fosse facilmente fruibile, che traesse il meglio dal repertorio dapprima tradizionale del proprio territorio, per arrivare alle gemme della musica colta ed extracolta nazionale ed internazionale, e fosse totalmente "inclusiva" e "corale" in svariati contesti (due parole chiavi nella nuova impronta didattica scolastica odierna). questa metodologia kodalyana appartiene ai metodi globali di insegnamento sviluppatesi nel XX secolo. Zoltán Kodály, pedagogista e compositore ungherese, creò fin da subito un team che si allargò sempre più, formato da docenti, musicologi, compositori, pedagogisti e medici. Ciascuno nel suo ambito studiava le osservazioni raccolte nelle Scuole di ogni ordine e grado. Palese divenne l'importanza di dedicare settimanalmente del tempo allo studio della musica su tutte le fasce d'età. In particolare anche negli istituti superiori dove i ragazzi non avevano avuto precedente accesso alla musica si notò come due periodi di venti minuti a settimana di canto potessero innalzare il livello medio di successo scolastico fino al 30% (sostanzialmente le medie scolastiche si alzavano sia nell'area linguistica che logica).


Cosa rende particolare questa pratica riconosciuta dal MIUR e dall'UNESCO?

I principi fondamentali di questa pratica sono: l'alfabetizzazione musicale, l'importanza di un precoce inizio dell'educazione musicale, la necessità di un'educazione sistematica e graduale, l'educazione musicale basata sulla pratica attiva del canto e sullo sviluppo dell'orecchio interno.

Attraverso l'apprendimento graduale di melodie sia tradizionali, sia tratte dalla letteratura musicale, dapprima per imitazione e poi anche per lettura, questo "metodo" ci introduce in modo naturale e semplice nel mondo dei suoni, aiutandoci a sviluppare la consapevolezza dei principali concetti musicali, come la melodia, il metro e il ritmo, che saranno estrapolati dalle canzoni e "manipolati" con le svariate e stimolanti tecniche, tipiche di questo metodo.

Che ruolo assume la musica nella vita delle nuove generazioni?

In realtà nel metodo Kodály troviamo due elementi musicali pedagogici provenienti dalla nostra Italia: la pedagogia montessoriana e la tradizione guidoniana del solfeggio relativo (Guidod'Arezzo viene considerato padre della notazione contemporanea). Da ricordare che le principali linee guida di pedagogia musicale italiana contenute nei programmi di Conservatorio fino a metà Ottocento sono finite all'estero e cresciute didatticamente attraverso un continuo lavoro di ricerca. Negli anni, le varie vicissitudini politiche hanno operato, secondo me, un "downgrade" delle prassi pedagogiche, relegando lo studio della musica a privilegio di pochi e concentrando l'attenzione sulla ricerca del virtuosismo. All'estero, soprattutto in alcuni Paesi, la musica è considerata elemento FONDAMENTALE per tutto l'arco evolutivo sociale, a fianco di lingua e matematica. È l'unica disciplina che permette il lavoro simultaneo di entrambi gli emisferi cerebrali, oltre a coinvolgere l'affettività e la capacità di relazione in maniera intensa. Si sceglie coscientemente o la strada concertistica, o la strada della didattica, ricordando che sono due prassi distinte, e che spesso non necessariamente confluiscono. Ci vogliono anni e anni di formazione da dedicare, e soprattutto, vera passione, sia per una che per l'altra.

A chi si rivolge il corso di formazione?

Il corso di formazione è rivolto a docenti di ogni scuola e grado, direttori di coro, coristi, cantanti, docenti di canto, tutti gli studenti accademici e di conservatorio di musica sia di Didattica della Musica, che di corsi Classici e Pop/Jazz, compositori, appassionati di musica, musicisti e musicoterapeuti, che vogliono approfondire e migliorare le proprie competenze e strategie didattiche musicali, oltre che migliorare ed accrescere le proprie conoscenze con la metodologia di Z. Kodály.

 

 
 
 

4 giugno 2022, 5

Post n°3201 pubblicato il 04 Giugno 2022 da donmichelangelotondo

BELGRADO, CENTRO DEI BALCANI
Di Vincenzo Pastore -4 Giugno 2022


LE BELLEZZE DI UNA CAPITALE SCONOSCIUTA
A partire da giugno l'Aeroporto di Bari metterà a disposizione tre voli settimanali per Belgrado, che saranno operati dalla compagnia di bandiera Air Serbia con un ATR da 72 posti. Un volo che, oltre ad avere un ruolo strategico per l'imprese italiane che operano nei Balcani, darà l'opportunità di conoscere una terra rimasta per molto all'ombra dei traffici e delle mete, almeno in Italia. Infatti molti italiani hanno una vaga idea di dove si trovi Belgrado, collocandola in un luogo indefinito tra l'Europa e l'Asia, o in qualche sperduta regione della Russia. Eppure di storia e di cultura ne ha da raccontare la Città Bianca.

È stata la capitale di un paese che è passato sotto diverse forme di stato. Dopo la seconda guerra mondiale, Belgrado era la capitale della Jugoslavia, uno dei paesi più grandi del Blocco comunista, che con Tito seppe mantenere una certa indipendenza da Mosca. Assediata e bombardata più volte, anche recentemente con l'operazione NATO Allied Force del 1999, ha sempre trovato la forza di ricominciare e di ricostruire.


Belgrado si sviluppa sulla confluenza di due fiumi, la Sava e il Danubio, potendo così fregiarsi del titolo di città dei due fiumi. Ponti poderosi, come il Most Na Adi, attraversano i due corsi d'acqua, collegando la città nei suoi punti nevralgici. Il luogo simbolo della Capitale è senza dubbio Kalemegdan, una fortezza dalla quale è possibile godere di una prospettiva ampia della città e della succitata confluenza. È il luogo ideale per passeggiare e rilassarsi all'ombra dei suoi alberi. All'interno del vasto complesso, si possono anmirare una chiesa, il monumento del Pobednik e un zoo. Non distante dalla fortezza si trova la via più famosa della città, Knez Mihailova, un luogo adatto per lo shopping, resa famosa da Momo Kapor nel suo romanzo Foliranti. Prima della diffusione dei cellulari, ci si dava appuntamento presso il cavallo di Piazza Repubblica, laddove si trova il Museo Nazionale, da poco ristrutturato e riaperto al pubblico. Nel percorso in centro è possibile fermarsi a guardare l'elegante Parlamento, a due passi dalla posta centrale.

Il tour incrocia le vie della fede ortodossa nelle due tappe obbligate di San Marco, che benedice un grande parco belgradese, Tašmajdan, e soprattutto il Tempio di San Sava, una delle chiese più grandi del mondo ortodosso, terminata non molti anni fa, nella quale è possibile godere dello splendore della cripta, finemente decorata da mosaici.

Oltre al Museo Nazionale, a Belgrado si possono visitare il Museo dell'Ex Jugoslavia e la Casa dei Fiori, luogo dove si trovano i resti mortali del Maresciallo Tito. Lungo la via, oltre l'ambasciata americana, si raggiunge il vecchio palazzo reale, un tempo una delle dimore di Tito e oggi abitato dai discendenti della dinastia reale Karađorđević.

Belgrado ha molto da dire anche dal punto di vista sportivo. È la sede delle due squadre più prestigiose della Jugoslavia, il Partizan e la leggendaria Stella Rossa Belgrado, unica squadra ad aver vinto la Coppa dei Campioni, nel 1991 nella finale di Bari. Le due società polisportive animano anche le competizioni nazionali degli altri sport, in una rivalità infinita. A Dorćol è possibile visitare il circolo tennistico del numero uno del mondo, Novak Đoković e Banjica è il quartiere della pallamano, di cui la scuola serba è degna rappresentante.

Belgrado è anche cibo, ristoranti e street food di altissimo livello e a buon costo. Non può mancare una puntatina alla kafana, luoghi secolari e leggendari, dove si gusta dell'ottimo cibo e si incontra gente di qualsiasi estrazione sociale. Le più note si trovano a Skadarlija, il pavé ritrovo di artisti, come Tri Šešira (I Tre Cappelli), ma la più nota è senza dubbio Znak Pitanja (Il Punto Interrogativo), la più antica kafana di Belgrado. Da non perdere la degustazione dei ćevapi, delle varie čorbe (zuppe) e del pesce di fiume.

Belgrado è una capitale che guarda al futuro e gli attuali lavori in rifinutura del Belgrade Waterfront hanno rimodernato un quartiere arretrato e fatiscente.

È anche la sede di una vita notturna giovanile e vivace che si sviluppa nei klubovi di Savamala e sugli splavovi dei due fiumi.

C'è più di un motivo per prenotare un volo per questa città, che è il vero cuore pulsante dei Balcani, cosiddetti occidentali, crocevia di un territorio ricco di tradizioni e di storia e rimasto inspiegabilmente sconosciuto a più.

 

 
 
 

4 giugno 2022, 4

Post n°3200 pubblicato il 04 Giugno 2022 da donmichelangelotondo

Esterno notte
Di Damiano Landriccia -4 Giugno 2022


Disorienta e stupisce. Sentimenti opposti.
Per immagini e parlato può essere definita un'opera coraggiosa che non tollera l'ignoranza di chi guarda e ascolta. Pretende tanto e dà altrettanto.
Uno straordinario tributo, nel bene e nel male, ai pochi che furono direttamente coinvolti nella vita privata e politica di Aldo Moro. Uno spietato, accurato, addebito storico e politico ai tanti di passaggio. Berlinguer, onesto e irremovibile sino al midollo: il suo discutibile rifiuto civile al compromesso coi brigatisti che avrebbe potuto salvare l'uomo del "bene comune", Moro. La sua comprensibile rivoluzione gentile, signorile, tra giuda e ipocriti, tra rivoluzionari e democristiani.
E resoconto impressionante, intimo, quasi inverosimile, della vita di alcuni politici tra cui Francesco Cossiga e Giulio Andreotti.

Occorre conoscere la storia come vi accennavo. Certo cinema è per pochi, è colto. I solo normalmente istruiti gli stessero lontano perché sarebbero scaraventati in un abisso di domande spietate.
Undici persone in sala, è il 2 giugno.


Si accanisce quasi sul personaggio di Gossiga: confessioni, allucinazioni, paure e desideri dal matrimonio infelice all'ossessione che il rapimento sia esclusivamente una colpa prima personale e poi politica. Questo Cossiga, qualcuno teme sia poco reale, che si guarda continuamente le mani immaginate già sporche del sangue moroteo. Soffre di emicrania, dorme poco.
Andreotti appena saputa la notizia del rapimento, sta giurando un miracolato Governo di centro sinistra voluto da Moro, corre in bagno a vomitare, ne esce sporco e spaventato.
Il consulente americano esperto di sequestri che consiglia a Cossiga di dare in pasto alla stampa e al popolo l'idea di un Moro fuori di sé, sconvolto, inaffidabile: si scredita il rapito per togliergli importanza e facilitare un approccio coi rapitori da parte dello Stato.
I soldi raccolti per pagare un riscatto da un accorato, preoccupato, sperduto Paolo VI nel tentativo di salvare la vita del fraterno Moro.

La fretta con cui Bellocchio liquida la carneficina in via Fani, addossando esclusivamente la colpa alle sole eccezionali e inverosimili capacità militari dei brigatisti è personalmente imperdonabile.
Una condanna a priori dell'ideologia di estrema sinistra o una fatica narrativa evitata?
Chi ci fosse durante il rapimento e l'uccisione è un mistero e tale resta: nessun azzardo registico. Solo la teoria, per stanchezza, di quattro burattini esaltati, ex studenti universitari, assassini improvvisati.
Una mancanza dolorosa per la verità.

Bellocchio lega, assembla, musica e scene, rende presentabile, ci prova, una guerra civile tutta italiana: forse no.
Non mi soffermo sugli attori anche se dovrei.
Vedetelo e ne riparliamo. Cossiga, Andreotti, Paolo VI, la moglie di Moro, Moro stesso: grande cinema, quello rimpianto del neorealismo, quando scrivevano Zavattini, Rossellini, Fellini e altri. Meravigliose, sublimi interpretazioni.
A taluni di voi che leggono recensioni interessano solo i nomi famosi, giudicate il cinema d'autore solo per pochi sempre ingaggiati attori.
È ora di cambiare, di stravolgere.

Bellocchio ha girato la sua personale, illuminata e luminosa, commossa e poetica "divina commedia".
Ne parleremo nelle scuole? Quelle a breve chiudono.
Ne parleremo nei cinema, nelle librerie?
Voi non avete fame e sete di una mancata verità che incancrenisce da 40 anni nel corpo omertoso del nostro Paese?

 

 
 
 

4 giugno 2022, 3

Post n°3199 pubblicato il 04 Giugno 2022 da donmichelangelotondo

TRA MENTE E CORPO
Di Giada Cammarota -3 Giugno 2022


La salute "statica" e quella "dinamica"
Una persona può definirsi in salute quando il proprio benessere è statico, quindi vive in assenza di malattie. Un ambito strettamente legato alla fisicità ma che, allo stesso tempo, influenza in modo preponderante anche la psiche. Proprio perché la manifestazione di una malattia la si può avvertire da fattori e sintomi fisici che peggiorano lo stile di vita e che inquinano ed inquietano allo stesso modo la mente.

In questo ambito possiamo per fortuna dire che la medicina ha fatto enormi progressi sino a permettere all'uomo una prospettiva di vita più longeva e migliore. Proprio perché non solo il miglioramento delle condizioni igieniche, come anche le continue scoperte scientifiche e sanitarie hanno permesso all'uomo di vivere più a lungo rispetto a secoli fa, ma l'uomo riesce a vivere meglio proprio nella qualità della sua vita. È molto più facile scoprire le proprie attitudini e poterle coltivare, come anche poter raggiungere i propri obbiettivi ed aspirazioni.


E, a questo concetto possiamo collegarci direttamente con la seconda definizione di salute: quella "dinamica", che sta proprio nelle capacità dell'individuo. Infatti secondo la Costituzione dell'OMS la salute è uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale, e non semplicemente assenza di malattie o infermità.

Quindi la salute, intesa in senso dinamico, sta nell'equilibrio tra mente, corpo e socialità, perché le interazioni sociali e le possibilità economiche influenzano positivamente o negativamente la salute.

Un modo che ogni persona ha per raggiungere il benessere nella quotidianità è riconoscere ed intraprendere lo stile di vita più corretto e sano, adatto alla propria mente e al proprio corpo.

In particolar modo, parlo per adolescenti come me che conducono vite o estremamente frenetiche o, contrariamente, del tutto sedentarie. Spesso entrambe, alternate in periodi differenti.

Bisogna stare attenti ad alimentare il nostro corpo con tutto ciò che può essere fonte di energia, a partire dal cibo sino all'attività fisica. E, soprattutto, stare ancora più attenti a tutto ciò che può bloccare la crescita, come alcol, fumo e droghe, che assunti in età preadolescenziale o adolescenziale possono essere incisivi nel non corretto sviluppo del corpo e recare danni e dipendenze in età adulta.

I dati statistici riportano che oggigiorno ci si è approccia per la prima volta all'alcol tra gli 11 e i 14 anni. E, cosa più preoccupante, che spesso questo è dipeso dalle compagnie che si frequentano. La prima sigaretta o il primo alcolico è la maggior parte delle volte offerto. È proprio in quel momento che bisogna saper prendere le decisioni in maniera autonoma e non condizionata da altri per pensare alla propria salute.

D'altro canto, se il benessere psicologico esiste quando una persona sta bene con se stesso e con gli altri, occorre saper cogliere ogni stimolo e insegnamento, sia dalle cose positive che negative.

Perché la mente è importante tanto quanto il corpo.

 

 
 
 

4 giugno 2022, 2

Post n°3198 pubblicato il 04 Giugno 2022 da donmichelangelotondo

Le chiacchiere se le porta il vento
Di Myriam Acca Massarelli -3 Giugno 2022


«Solo due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, riguardo l'universo ho ancora dei dubbi».
(Albert Einstein)
Stamattina avevo un sonno per cui fra me e il materasso non vedevo altro che la legge di gravitazione universale: ci attraevamo in modo direttamente proporzionale al prodotto delle nostre masse e inversamente proporzionale al quadrato della nostra distanza.

Sì, conosco Newton, hanno provato negli anni a spiegarmelo ed evidentemente l'ho pure capito e imparato, ma poiché possiedo una stimabile reputazione da ignoranza cronica in queste cose, non facciamo girare troppo la voce, perché alla faccia ci tengo. Sono candidata al premio Oscar per tutti i film esistenti, o nemmeno ancora pensati, relativi all'incomprensione delle scienze dure: non vorrei perdere la candidatura.


Detto ciò, in preda a quel genere di unione, ho fatto forza anche contro la fisica e no, non ho lasciato mi sconfiggesse: "Newton, spolverami la spalla destra, mi sono alzata ed il materasso niente ha potuto", ho pensato.

Frattanto il luminare mi fissava dall'alto del suo sapere e cercava di prenotare un controllo psichiatrico a mio nome... e diamogli torto!

Mi sono trascinata sotto la doccia dopo il primo caffè, ho assolto i doveri di ogni mattina fra cui troneggia il dar retta allo sguardo finto-muto del mio cane che parla con la coda, ho preso ancora due caffè a distanza non esattamente ravvicinata e per ragioni diverse e, quasi senza accorgermene, mi sono ritrovata seduta su una comoda sedia blu elettrico, in una pulitissima, modernissima ed accoglientissima sala d'attesa.

Di norma nelle sale d'attesa ci si annoia, ma io avevo sonno, ero ancora in fase REM, ciò che mi faceva apparire sveglia non era che una recita ben sistemata e quindi ho iniziato a fare ciò che più mi rilassa: guardare le persone.

Potrei descriverle una per una, in ogni dettaglio, ma non è giornata per le lungaggini: mi sono bloccata su un paio di piedi e sono stata costretta ad alzare lo sguardo per fare i conti con la figura intera del malcapitato.

Era un uomo indicativamente della mia età, chiacchierava con il suo amico e se la ridevano con intesa in totale relax, un uomo casual che aveva caratteristiche estetiche ben definite, pantaloni verde militare, una polo Ralph Lauren, un cellulare in tasca che vibrava ma veniva ignorato ed uno in mano, che faceva lo stesso e scatenava i suoi cambi di espressione in zona sorriso; e poi aveva le scarpe... oh che strano! Penserete sorridendo, ma no, era uno specifico paio di scarpe, quelle per cui gli avevo poi fatto la radiografia, anche loro verde militare con i dettagli del marchio arancioni. Le conoscevo molto bene quelle scarpe, tanto da fare un'associazione mentale immediata e dar loro un titolo comprensibile solo a me: le chiacchiere se le porta il vento.

Ora mi devo scusare, perché non scioglierò il nodo del titolo e la sua ragion d'essere, ma vi porterò dove, in seguito a questo volo pindarico, sono andata a finire io, ovvero alla ragione primordiale per la quale sto scrivendo: la necessità inevitabile di ogni organismo vivente all'interno del nostro ecosistema, il che ha certamente in qualche modo a che vedere con le scarpe dello sconosciuto e certamente è figlio del mio stato comatoso.

Nonostante tutto è una cosa vera e penso possa portare, da un fatto banalissimo, ad una notevole riflessione.

Iniziamo: le zanzare. Alzi la mano chi di voi non si è mai chiesto, nella vita, cosa diavolo ci facciano all'interno del meccanismo perfetto di madre natura. Bene, io ho la mano abbassata e non solo me lo sono chiesta un milione di volte, il punto è che non mi sono mai scomodata a cercare una risposta. Mai, fino a ieri sera.

Ora vi dico cosa ho scoperto in primissima battuta: i maschi di zanzara sono degli impollinatori, come le api, e nella loro continua ricerca di cibo contribuiscono all'impollinazione delle piante permettendo così lo sviluppo dei frutti.

Dunque, cosa potreste pensare in maniera pressoché immediata, specie se spinti dall'intolleranza verso l'insetto causa di mille dei vostri fastidi estivi? Non vi biasimerei se la risposta fosse qualcosa tipo: ecco, sono le femmine di zanzara il problema!

E infatti, cosa ho scoperto subito dopo? Le zanzare femmina sono dedite alla riproduzione della specie e sono responsabili dei fastidi che avvertiamo dato che, per portare a termine il processo riproduttivo, hanno bisogno del sangue come fonte di nutrimento per l'alto contenuto proteico, che permette la maturazione e lo sviluppo delle uova.

Bingo! Sembra che già a questo punto il conto torni perfettamente. Il problema sono loro!

Ma a parere vostro, considerata la smisurata fiducia che ho nell'Universo, la grandissima fede che nutro in seno, nonché l'istinto invincibile a non fermarmi mai fino a che non trovo un senso compiuto nelle cose, potevo credere a una soluzione così banale e a buon mercato?

Ipse dixit, la scoperta definitiva, da terza battuta, ultima evidentemente non per importanza, che cito e riporto testualmente: sono le femmine di zanzara a pungerci perché hanno bisogno delle proteine del nostro sangue per produrre le uova. Se non fosse per questa necessità biologica, probabilmente eviterebbero volentieri di ronzarci intorno, costantemente esposte al rischio di venire uccise, e come i maschi della zanzara se ne starebbero tranquille a gironzolare tra le piante in cerca di nettare.

Chiosa numero uno: nell'ecosistema tutto è un cerchio perfetto.

Chiosa numero due: tutto in natura corrisponde perfettamente agli assetti basilari dell'uomo.

Chiosa numero tre: le chiacchiere se le porta il vento.

Chiosa numero quattro: intelligenti pauca.

Tutto questo, come se mi fossi davvero addormentata, finendo da qui in quel posto che non c'è e svegliandomi ora, non stando più in quel posto, ma di nuovo qui.

 

 
 
 

4 giugno 2022

Post n°3197 pubblicato il 04 Giugno 2022 da donmichelangelotondo

(Leggo)
<<Questi è il discepolo che testimonia queste cose e le ha scritte, e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera>> Gv 21,20-25.

 

La nostra fede si fonda sulla testimonianza degli apostoli, come la fede degli apostoli si fonda sulla testimonianza di Gesù (Gv 8,18). Gesù ha dato la vita in segno di fedeltà alla verità che egli stesso testimonia. Così, gli apostoli moriranno martiri, non perché fanatici, ma perché testimoni di fatti e non di idee. Quand'anche li si ucciderà, i fatti resteranno delle realtà, proprio come la morte e la risurrezione di Gesù.

(Prego)

O Dio, che ci chiami a seguire la via del tuo Figlio secondo i doni che concedi a ciascuno, rendici capaci di conciliare la generosità attiva di Pietro con l'estatica contemplazione di Giovanni.

(Agisco)

Testimoniare il fatto della risurrezione lì dove io vivo.

 

 
 
 

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