ULTRA' a tutta D

Le dichiarazioni della White, nonostante le immancabili discrepanze tra l’una e l’altra, hanno sempre in commune una cosa: la selvaggia violenza usata dal Parlanti nel picchiarla prima dello sturpro.

Ma dove sono le inevitabili evidenze fisiche di tanta furia omicida?

 

Parte 1: Le percosse

 

Secondo le dichiarazioni della White, il Parlanti ha iniziato a percuoterla afferrando con entrambe le mani la sua testa e sbattendola con tutta la sua forza contro un quadro per messaggi in sughero vicino alla porta di ingresso dell’appartamento.

La White ha più volte insistito che la testa è stata sbattuta per più di 30 volte con quella che a lei è sembrata essere tutta la forza a disposizione del Parlanti.

Subito dopo ha detto di essere stata sbattuta contro il muro adiacente dove il Parlanti ha di nuovo sbattuto la sua testa contro il muro. Ancora più di 30 volte e con tutta la sua violenza (nella interrogazione preliminare queste ultime 30 volte erano però mancanti).

La White dice di essere a questo punto svenuta per le percosse e di essersi risvegliata su di una poltrona a sacco (beam bag) nel vicino soggiorno. Qui il Parlanti l’ha percossa in pieno volto per più di dieci volte.

Nell’interrogazione preliminare alla domanda se il Parlanti avesse la mano chiusa la White ha risposto di si: 10 pugni in pieno volto.

Al processo la White ha affermato che si trattava di un pugno in pieno volto e più di dieci schiaffi al volto: dritti e rovesci.

Comunque la White insiste che la violenza degli schiaffi del Parlanti era tale da farla svenire di nuovo.

Al successivo risveglio la White si trova supina in mezzo al soggiorno con un ginocchio del Parlanti sulla spina dorsale per bloccarla al pavimento.

Con le mani il Parlanti tira i suoi capelli e la sua gola incurvando la sua schiena in quella che la White definisce con un termine da wrestling “choke hold” (presa di strangolamento).

La White descrive la presa per i capelli come così violenta che, dopo due giorni, durante una doccia i suoi capelli cadevano a manciate: tanto da otturare lo scarico della doccia.

La White sostiene di essere a questo punto riuscita a raggiungere con le mani il retro delle gambe del Parlanti e di averle graffiate così forte da farle sanguinare

Interrogata dalla difesa sulla difficoltà di tale azione, trovandosi supina sotto una presa di strangolamento la White ha risposto di essere sicura perché il Parlanti stesso le avrebbe fatto vedere in seguito le ferite nel retro delle sue gambe lamentandosi del sangue e di ciò che lei avrebbe fatto.

Dopo averla ribaltata, trovandosi così prona sul pavimento in moquet del soggiorno, il Parlanti comincia poi a calciare la White in un fianco. La White dichiara di non ricordare esattamente quante volte è stata calciata, anche perché racconta di essere svenuta durante i calci e di essersi ripresa con il Parlanti che ancora la stava calciando.

In totale, prima e dopo dello svenimento, la White ricorda più di 10 calci, per cui lei afferma che debbono essere stati molti di piu.

Interrogata dalla difesa sul tipo di calci la White li definisce come portati con oscillazioni complete della gamba (indietro e poi avanti) e con quella che a lei sembrava essere tutta la forza a disposizione del Parlanti.

A questo punto il Parlanti avrebbe trascinato la White dal soggiorno nella camera/studio interrompendo il brutale pestaggio della vittima. Alla domanda della difesa se avesse urlato o cercato di attirare l’attenzione su ciò che stava succedendo la White ha affermato di avere continuamente urlato “on top of her lungs” (con tutto il fiato disponibile).

 

 

Domani vi sarà inviato la parte : Testimoni

Katia Anedda

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