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Lezione musicale anni '80 #1: Cocteau Twins

Post n°65 pubblicato il 07 Maggio 2006 da DreaminGorilla
 
Foto di DreaminGorilla

Ho deciso di cambiare argomento, perciò  d'ora in poi si parlerà di lezioni muiscali anni '80. Non ci sarà questa volta però un ordine cronologico. Prendetele così come vengono. Per questa prima lezione parlerò dei Cocteau Twins.

 

I Cocteau Twins sono partiti dalle tenebre del dark-rock, all'alba degli anni Ottanta, per approdare a un pop etereo, visionario e onirico. Da qui, la definizione di "dream-pop" per il genere che loro stessi hanno ideato e che annovera, tra gli altri, gli inglesi Talk Talk e Slowdive, i norvegesi Bel Canto e le giapponesi Angel in Heavy Syrup. Senza di loro band come Curve, Sugarcubes o Chemical Brothers, forse, non sarebbero mai esistite. Ma, in realtà, la musica dei Cocteau Twins ha molte radici, dal folk celtico alla psichedelia, dal gotico alla tradizione araba, dalla classica all'ambient music. Non si tratta di "canzoni", nell'accezione tradizionale, ma di una miscela di melodie, accordi, dissonanze, echi, riverberi, su cui fluttua libera la voce di Elizabeth Fraser. Una voce cristallina, che, spaziando lungo suggestive escursioni di registro, alterna sussurri e litanie, cantilene infantili e grida angosciate. Il risultato è un clima claustrofobico di grande effetto, una sorta di trance ipnotica, in cui possono coesistere il peggior incubo e la visione più celestiale. Seppur figlio della psichedelia, il dream-pop non insegue "paradisi artificiali" della mente, ma scava nei recessi più profondi dell'inconscio, alla ricerca della spiritualità.

I Cocteau Twins nascono a Grangemouth, Scozia, come un trio: Elizabeth Fraser (voce), Robin Guthrie (chitarra e tastiere), Will Heggie (basso). Il loro esordio avviene nel 1982, con il singolo "Peppermint Pig", subito seguìto dall'album Garlands. L'impronta di fondo è il gotico pomposo di Joy Division e, soprattutto, Siouxsie, di cui la giovane Fraser è grande fan. "Da ragazzina ero la punk più dolce che si potesse incontare - racconta -. Ho sempre avuto le braccia piene di tatuaggi di Siouxsie e dei Sex Pistols, ma mi sono sempre vergognata di mostrarli in pubblico. Probabilmente, la gente pensava che stavo sempre con le maniche lunghe perché ero una eroinomane.". Lo spirito della "regina della notte" aleggia sulla distorta "Wax and wane" e sulla cupa "I'm not". Tanto che i critici più maligni arrivano a definire Fraser "una Siouxsie in sedicesimo". Ma il disco conquista subito il pubblico underground britannico, grazie al suo sound ipnotico e suggestivo.
Heggie abbandona presto la band, mentre tra Guthrie e Fraser si stabilisce anche un solido legame sentimentale (i due avranno una figlia, Lucy, nel 1989). E' da questo duo che nasce "Head over heels", trascinato dalla vorticosa "In our angelhood" e dalla frizzante "Sugar hiccup", destinata a diventare uno dei loro motivi più celebri.
Le sonorità sono sempre più rarefatte, e scaturiscono da fluide progressioni di accordi e dal fresco soprano di Fraser, che frammenta testi liberi da regole grammaticali. "Le storie delle mie prime canzoni erano tutte metaforiche - racconterà la vocalist in seguito-. Erano frutto dell'inconscio, delle mie paure, che col tempo si sono attenuate". Non si è mai attenuata, invece, la sua timidezza e la sua ritrosìa verso tutto ciò che è "star-system": difficile vederla in video o sulle copertine dei dischi, quasi proibitiva un'intervista. Anche questo contribuirà a rendere i Cocteau Twins un gruppo di culto per il pubblico della new wave.

Ma in quel periodo la formazione britannica non rinuncia a sperimentare, e lo fa soprattutto con una moltitudine di ep, in cui si possono trovare chicche come lo spiritual "Hitherto" o la ninnananna lisergica "Pepper-tree". A dare forza al sound, oltre alla voce di Fraser, sono le tastiere lugubri di Guthrie, gli arpeggi eterei della chitarra e l'incedere mozzafiato della batteria.
Ingaggiato il percussionista Simon Raymonde, la band indovina il disco della consacrazione con Treasure (1984). Un lavoro elegante e complesso, in cui Fraser insegue le orme di vocalist d'avanguardia come Laurie Anderson e Meredith Monk, e la band amplia lo spettro delle sue influenze musicali. Si passa così dalle danze orientali di "Ivo" al barocco di "Lorelei", dal jazz-rock di "Pandora" all'abulia psichedelica di "Otterley". Tutto l'album è fortemente intriso di miti medievali, favole gotiche ed esoterismo. Una fiamma di pura follia onirica pervade i brani, che alternano vertigini e visioni, surrealismo e spiritualità, in un clima magico, dominato dai gorgheggi eterei di Fraser. " Elizabeth non ha alcun rispetto per gli arrangiamenti miei e di Simon - scherza Robin Guthrie -. Arriva sul più bello e comincia a cantare in tutti i momenti che riteniamo sbagliati. E il risultato è molto migliore.".
All'apice del suo successo, il gruppo britannico pubblica Victorialand, in cui rinuncia quasi completamente alla sezione ritmica e si concentra sui suoni acustici, privilegiando chitarre, fiati e voci. Nasce così la complessa partitura di "Lazy calm", in cui i bisbigli di Fraser si innestano su soffici arpeggi di chitarra. Il gruppo sembra però aver perso la forza onirica degli esordi e indulgere verso una musica ambientale, ai confini della new age.

Dopo una serie di Ep e il passaggio a vuoto di Moon and melodies, i Cocteau Twins tornano con Blue bell knoll (1988), forte della title-track, una ballata struggente con echi di sonorità arabe, e degli acuti stile-Kate Bush di "Itchy gloubo blow". Ma il disco non fa che confermare l'inizio della loro parabola discendente.
Heaven or Las Vegas tenta così di introdurre delle variazioni: il ritmo ritrova spazio ed Elizabeth Fraser canta in inglese, rinunciando alle sue cantilene astratte. Ne scaturisce l'hit "Cherry-coloured funk", ma anche una pericolosa propensione per la musica pop più vacua e commerciale. Una volta limitata la sua carica visionaria, la musica dei Cocteau Twins è come svuotata, sterilizzata. Non riuscirà a invertire la rotta Four-calendar cafè (1993), malgrado la verve del singolo "Evangeline", né il successivo Milk and kisses, in cui la band scozzese vira verso il trip-hop, come nel singolo "Rilkean heart", e si concede un omaggio alla "Suzanne" di Leonard Cohen qual è "Half-gifts". La crisi è profonda e coinvolge anche la vita privata della Fraser, in preda a un esaurimento nervoso che la costringe a un duro confronto con il suo passato: "Non capivo che cosa andava storto - racconta -. Ho dovuto fare i conti con la bulimia. E in terapia, negli Stati Uniti, ho avuto la conferma che i miei problemi erano connessi alle violenze della mia infanzia". Elizabeth, infatti, subì abusi sessuali dal patrigno e venne cacciata di casa a soli sedici anni.

Gli episodi migliori degli anni Novanta arrivano così da altre strade. Come le partecipazioni alle colonne sonore di "Dredd" (l'algida "Judge Dredd") e di "Io ballo da sola" (l'incantevole "Alice"), e le collaborazioni di Elizabeth Fraser con Craig Armstrong (il singolo "This love") e Massive Attack (la splendida "Teardrop"). Lo scioglimento dei Cocteau Twins, nel 1997, non fa che prendere atto dello stato delle cose. Chi ne guadagna è certamente Elizabeth Fraser, divenuta una delle "voci" più richieste del panorama rock mondiale. Ma già si preparano antologie celebrative. E resterà sempre il ricordo di tutti quei sogni in musica che la band scozzese ha saputo far vivere.

Lullabies To Violaine (2005) è un box-set di quattro cd contenente (quasi) tutto il materiale della band non contenuto negli Lp.

By Ondarock...

Ciao ciao, Dreamingorilla!!

 
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