Due dita in golauna vita da bulimica |
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Guardarsi le mani ed accettare che sono loro lo strumento di tortura peggiore che tu abbia mai potuto sopportare. E’ quello che io sento oggi. Osservo attentamente le mie dita: qualcosa con cui posso toccare, stringere, afferrare, accarezzare, io lo uso per farmi male. Certo che anche loro subiscono il loro scorno: sono piene di cicatrici, sulle nocche dell’indice e del medio e tra l’anulare e il mignolo (sì, perché ne uso tre di dita, meglio abbondare, no?). Per non parlare poi dei denti, così belli quando si scoprono all’improvviso e mostrano un allegro sorriso; i miei sono fragili, si vedono delle incrinature negli incisivi e un molare si è spezzato la settimana scorsa. Le labbra, prima rosse, carnose, ora sono sempre secche, si spaccano agli angoli e hanno già sofferto più volte lo smacco della candida. Ogni giorno sono sempre più stanca, la mattina alzarmi si fa sempre più penoso, la pressione si abbassa, la gola fa male… Tutto questo perché? Per quale motivo, una volta, a volte due, al giorno, vomito tutta la roba che ho appena messo dentro lo stomaco? Sicuramente la risposta più evidente e logica è che così posso mangiare senza subire l’effetto , ovvero l’aumento consequenziale del peso. Ma non voglio credere, non accetto di essere così stupida da rovinarmi la vita perché alla TV mi sparano dalla mattina alla sera queste perfette idiote alle quali io dovrei conformarmi per essere giusta. E poi giusta per chi? Per quegli stessi che me le propongono e che poi le sfoggiano a giro insieme alla loro microcefalità. Voglio essere qualcosa più di loro. Voglio essere migliore di loro. Non mi voglio adattare alle loro regole, voglio vivere le mie. Voglio capire cos’è questo male che sento dentro ogni mio atomo , che mi accompagna ogni passo che faccio, che mi urla nelle orecchie, che mi fa vomitare ogni giorno la mia allegria, che mi aliena da me stessa. Voglio ripartire da zero. Mi voglio curare, voglio guarire: - per me stessa, perché me lo merito (o forse no, ma chi se ne frega?). - per gli occhi di mia mamma, che sono tanto belli quando sorride. - per il mio ragazzo, perché voglio andarci a cena serena, perché ci voglio fare l’amore senza preoccuparmi della ciccia che straborda, perché voglio vivere con lui. - per i miei amici, perché non gli voglio più mentire. - per il mio cane, l’unico che c’è quando vomito e piange con me. - per mio babbo, che per vedermi mangiare ha preso un mutuo per portarmi a cena fuori due volta la settimana. - per tutti quelli che non ce l’hanno fatta. Ce la voglio fare anche per tante altre ragioni, ma non credo che elencarle tutte servirebbe a qualcosa, quelle che ho scritto bastano ed avanzano. Non sono un’ingenua e so che non sarà facile, probabilmente mi dovrò ricoverare, dovrà passare del tempo. Non mi sono ammalata in un giorno e non guarirò in un giorno, ma ho intenzione di mettercela tutta. Speriamo che basti.
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