Due dita in gola

The Day After Villa Dei Pini

Il giorno dopo la Dottoressa Mezzani…

Non so se sentirmi sollevata o se mettermi a letto e lasciarmi scomparire.

Finalmente (?) qualcuno (e non uno a caso) ha riconosciuto lo stadio avanzato del mio disturbo e, pur senza terrorizzarmi, mi ha caldamente “consigliato” di lasciarmi aiutare. La Dott.ssa Mezzani mi ha consigliato il ricovero: per una ex obesa, quale io sono, la bulimia è un problema particolarmente arduo da risolvere perché è difficile convincerla che un chilo in più non fa la differenza (io so quali sono i problemi dell’essere grassa e come ti possano rendere la vita un inferno). Inoltre soffro di dissociazione tra quello che vedo riflesso nello specchio e quello che sono realmente (per la serie: il mio corpo è dimagrito, ma il mio cervello no per cui ancora non metabolizza la nuova immagine che vede riflessa) e la stima che ho di me stessa è legata al punto dove il Malvagio Ago (oramai per quanto mi riguarda si è personificato) della bilancia decide di fermarsi. Chiaramente tutto questo incide su quella che è la mia, ormai penosa, vita sociale: se il Malvagio è clemente (il che accade se mi sono comportata da brava bambina ingerendo finocchi, carote ed altri tristi vegetali), io mi vedo meglio quando mi guardo allo specchio e mi è più facile decidere di affrontare la routine del “stasera esco”. Nell’altro caso (che negli ultimi tempi, vomitando tutti i giorni, è decisamente il più frequente) me ne resto in casa, con il vivo disappunto del mio ragazzo, a “sentire” il grasso che si accumula e a promettere che dalla mattina dopo tutto sarà diverso.

Il ricovero dovrebbe, tra l’altro, servire a spezzare questa decisamente noiosa monotonia che farebbe vomitare tutti i giorni persino uno sano!

Comunque… Innanzitutto la Dottoressa si è prodigata nel delucidarmi in cosa consiste ‘sto benedetto ricovero: i primi quindici giorni (il tutto dovrebbe durare un mesetto) mi viene tolto anche il cellulare; se voglio chiamare casa devo chiedere il permesso e i miei famigliari possono avere mie notizie contattando la clinica. Questa precauzione serve a sradicarmi dal tessuto sociale che (se ho capito bene, beninteso) è causa del mio malessere: d’altronde loro non sanno dove trae origine il disturbo per cui mi devono isolare. Ho un piano alimentare concordato e devo consumare i cinque pasti giornalieri in una sala comune e non posso andare in bagno nei 45 minuti successivi. Ci sono sedute terapeutiche individuali e di gruppo e credo che ogni tanto mi possano sottoporre a test antidroga a merda (ehm… a sorpresa cioè).

In linea generale la cosa non mi dispiace e la Doc mi è sembrata un tipo a posto. Mi impaurisce, però, dovermene stare lassù (tra l’altro un bel posto davvero) lontana da tutto e da tutti, da Enrico, da mamma e babbo, dal mio Ozzy…

E se poi quando torno scopro che non sono affatto guarita? Magari finchè non sono a casa, sono lontana da Nutella, maionese, burro, Pan Bauletto… e il Dottor House viene in bagno con me va tutto bene, ma chi mi garantisce che quando torno a casa le cose andranno bene?

Comunque la Dottoressa ha scritto una lettera al mio medico (mitico Paolino), domani gliela porto e mi consulto anche con lui. Nel frattempo mi ha inserita nella lista d’attesa che, mi sa, sarà piuttosto lunga…