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Ambizione nazionale…

Post n°400 pubblicato il 11 Gennaio 2007 da mara2003
Foto di mara2003

Non sono parole mie, per quanto mi piaccia molto il concetto, ma del ministro Padoa Schioppa… E’ il sentimento che dovrebbe unire gli Italiani in un cammino di ricrescita sospinto da desiderio di eccellere come Paese, fiducia nelle sue forze, sguardo lungo.
E per dimostrare la tesi, il professore Padoa parte da lontano, da quando l’Italia era un Paese distrutto dalla fine della guerra e con problematiche che lo rendevano simile a ciò che oggi è in Africa o Asia: denutrizione, analfabetismo, diffusione di malattie mortali, case senza elettricità né acqua corrente, mancanza di lavoro, piaga della emigrazione. Poi la crescita economica intesa come aumento della produzione di beni e servizi che in sole due generazioni ha portato il bel Paese alla trasformazione. Da qualche tempo questa ansia verso la crescita intesa come riabilitazione di un popolo per lungo tempo solo territorio di battaglia per altri non basta più… E infatti dice Padoa: “Pochi investimenti, poca ricerca in sempre meno numerose grandi imprese, poche invenzioni, pochi brevetti italiani, poca flessibilità del lavoro nell'impiego pubblico e in quello privato: il secondo motore si è quasi spento. Soprattutto, poca fiducia, poca voglia di eccellere, paura di cambiare, rifiuto del rischio…. “ Ma soprattutto legati a doppio filo alla rendita e qui Padoa scende nel dettaglio che è chiarificatore per i più: “…. È rendita quella del giovane che si definisce imprenditore, mentre sta consumando l'avviamento dell'impresa fondata dal padre o dal nonno. O quella del titolare di cattedra che da anni non fa ricerca, non pubblica su serie riviste scientifiche, e non c'è mai per gli studenti. O quella del contratto di lavoro inflessibile, sempre più in contraddizione con la concorrenza mondiale e col cambiamento tecnologico. O quella dell'impiego pubblico dove l'impiegato non può essere trasferito ad altro luogo di residenza, né a diversa mansione, e neppure a diverso ufficio, mentre spesso nessuno controlla se va o no al lavoro. Due mesi l'anno di vacanza per i magistrati; due giorni la settimana di servizio per i piloti d'aereo; tre-quattro ore d'insegnamento la settimana (per pochi mesi l'anno) per l'accademico….” E come conseguenza di ciò una specie di abitudine a sprecare la rendita:”… : pigri studi in campi che non danno né vera cultura né prospettive di lavoro; largo consumo di beni superflui; prolungate degenze in ospedale in attesa di analisi che non richiedono ricovero; consumo dell'ambiente naturale….” E ancora: “nuove forme di analfabetismo e di desolazione, degrado dell'ambiente, trascuratezza del costume. Quasi nessuno sa la lingua del mondo (l'inglese) proprio come quasi nessuno sapeva l'italiano quattro o cinque generazioni fa. Ignoranza del computer e della matematica. Incapacità di scrivere in italiano senza errori. Povertà di beni collettivi, di trasporti che funzionano, di servizi pubblici elementari, di sostegni per chi perde il lavoro, di difesa del suolo e del paesaggio, incapacità perfino di liberarsi dei rifiuti. Soprattutto, povertà di prospettive, di fiducia, di stima di sé…”

Che parole! Un documento splendido! Un incentivo alla determinazione di sé…Peccato solo che tra il dire e fare ci sia di mezzo il mare… Il Padoa parla di fiducia, di stima di sé. Di trascuratezza del costume… Ma come si conquista la fiducia in sé se gli esempi che ci circondano dimostrano il contrario… Come si fa ad eccellere in un Paese in cui chi dovrebbe controllare è il primo a fare man bassa di ciò che è conquistabile…Ha parlato di università… Ebbene, mi può chiarire come mai in una facoltà di giurisprudenza, quella della mia città per intenderci, siano sempre gli stessi professori che si sono divisi le varie cattedre? Prima quelle della triennale, poi quelle della specialistica e da un paio di anni anche quelle del filone economico appena nato. E perché gli studenti della specialistica fanno lezione assieme a quelli della triennale? Non mi si dica che le materie sono le stesse… E’ solo un problema di tempo… A lavorare per pochi mesi all’anno è chiaro che nessuno dei professori per quanto accademico abbia doti da supermen… E ancora…Mi si vuol dire come mai manchi una disciplina importante come diritto fallimentare? Evidentemente nessuno ne ha titolo per insegnarla e preferiscono non allargare ad estranei: ci sarebbe un’altra bocca da sfamare….Padoa? Parole…parole…parole!!!

 

 

 
 
 
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