aggiornamento delle ore 14 circa del 27 aprile 2007
Modalità di impiego…
Ieri sera pubblicando il post avrei dovuto essere più chiara ma un po’ la tarda ora un po’ un bisticcio nella comprensione per la impaginazione tra me e il programma hanno fatto si che venisse fuori un mezzo pasticcio, un pasticcino insomma…
Il post non è tutta farina del mio sacco… L’idea nasceva dalla mia indignazione alla lettura di un articolo pubblicato su Repubblica del 25 aprile 2007 a firma Curzio Maltese che ho voluto inserire integralmente nel testo aggiungendo, ove mi sembrava il caso, i miei pensieri, di reggina acquisita e soprattutto perbene, distinguendoli dal resto del testo attraverso asterisco iniziale e finale e colore diverso, nero per l’articolo di repubblica e rosso per le mie divagazioni sul tema… Adesso provo a pubblicare ancora confidando che il linguaggio tra me e il programma sia migliore….
REGGIO CALABRIA
- Il lungomare di Reggio Calabria è per il viaggiatore uno dei luoghi più fiabeschi d'Europa, ma per i calabresi era soprattutto un simbolo, la speranza e oggi la nostalgia di un futuro possibile. L'aveva voluto * il progetto in verità è stato voluto da giunte precedenti a Falcomatà, poi le lungaggini burocratiche hanno procrastinato di gran lunga i tempi di attuazione* Italo Falcomatà, l'amatissimo sindaco stroncato dalla leucemia nel 2001, protagonista della "primavera reggina", otto anni in cui il sogno di una Reggio liberata dal malaffare sembrava a portata di mano. Ed era invece un'altra Fata Morgana.
* Salvo l’opinabilissima scelta del compianto Falcomatà di regalare gli antichi lampioni situati sul vecchio lungomare al comune di Nizza (Francia) dove adesso fanno bella mostra di sé e poi comprarne di nuovi per abbellire con lo stesso stile dei precedenti il nuovo lungomare*
La giunta della restaurazione, guidata dal sindaco di An, Peppe Scopelliti, ha disseminato il "lungomare Falcomatà" di altri simboli. Per primo è sorto il monumento alla massoneria. Nella versione originale c'erano il compasso e il cappuccio, poi spariti "per le solite mene dell'opposizione". Ma così monco e allusivo, il monumento risulta ancor più massone. Cento metri a destra e cento a sinistra, nei punti di maggior passaggio cittadino, si levano due inni di pietra al neofascismo. Il monumento ai "caduti del 1970", i camerati del "boia chi molla" e l'anfiteatro dedicato al capo della rivolta, Ciccio Franco. E chi vuol capire, capisca.
* Vivo a Reggio quasi da sempre e non me ne sono mai accorta, ma forse non sono attenta*
Nella colossale sede della Regione, costata un po' meno di una piramide, il presidente Agazio Loiero promette: "Con i dodici miliardi di euro in arrivo dall'Europa, nei prossimi cinque anni possiamo cambiare faccia alla Calabria". Qualcuno potrebbe obiettare che, prima, bisognerebbe cambiare qualche faccia in Regione, con trenta consiglieri inquisiti su cinquanta.
* E lo Stato cosa fa? Mi muovo io semplice cittadina? E perché non si parla del concorso riservato ai parenti dei consiglieri regionali? E soprattutto perché nessuno ha mai pensato di annullare gli effetti del concorso riservato ai soli familiari per procedere ad assunzioni regolari? *
Ma in Calabria le facce destinate a cambiare sono piuttosto altre, quelle degli onesti. I commercianti che si ribellano al pizzo e sono costretti alla vera latitanza, i talenti avviati all'emigrazione e i magistrati dotati di un eccesso d'iniziativa. L'ultimo è Luigi De Magistris, della procura di Catanzaro, titolare della mega inchiesta Poseidone sugli intrecci fra politica, massoneria e malavita, con un centinaio di nomi illustri nel registro degli indagati, dal segretario Udc Cesa all'ex presidente della Regione, Giuseppe Chiaravalloti, al senatore Giancarlo Pittelli, entrambi di Forza Italia. Ha appena fatto condannare a sette anni per truffa il capogruppo regionale della Margherita, Enzo Sculco. Per queste ragioni, o se si preferisce crederlo "per vizio di forma", l'inchiesta gli è appena stata tolta. L'avessero fatto con la simpatica Vallettopoli potentina di Woodcock, sarebbe insorta la società tele-civile. Ma la Calabria, nel bene e nel male, non fa notizia. Il bavaglio alla magistratura è la regola.
*Anni addietro un giornalista di Panorama parlò di triade degli intoccabili per riferirsi a 3 magistrati di grosso calibro…Lui, il giornalista, non so che fine abbia fatto, ma uno dei tre magistrati adesso è in Corte di Cassazione, uno, mentre era in servizio al tribunale di Reggio, lavorava gomito a gomito con la figlia, con il genero e con il figlio, tutti magistrati nello stesso Tribunale, il terzo è ormai nel mondo dei più*
Sei anni fa, il pool antimafia reggino di Salvatore Boemi, che aveva indagato su 64 cosche e portato a 400 ergastoli, fu smantellato pezzo per pezzo, con i magistrati distaccati sul "fronte della guerra al terrorismo islamico", e non uscì un articolo di giornale.
La minaccia di Al Qaeda, nelle strade di Reggio, non sembra così incombente. In compenso il controllo mafioso è più asfissiante che nella Palermo degli anni Ottanta. Non serve chiedere chi comanda in città. La mafia più ricca del mondo domina senza oppositori la regione più povera d'Europa. Si legge in "Fratelli di sangue", grande inchiesta sulla 'ndrangheta firmata dal magistrato Nicola Gratteri e dallo scrittore Antonio Nicaso: "Nel rapporto tra affiliati ai clan e popolazione, la densità criminale in Calabria è pari al 27 per cento, contro il 12 della Campania, il 10 della Sicilia, il 2 della Puglia". A Reggio Calabria siamo al 50 per cento, significa che una persona su due è coinvolta, a vario titolo, in attività criminali.
* Inorridisco sdegnata a questa cifra… Significherebbe che la mia famiglia composta da 4 persone è al 50% mafiosa… Non ci sto*
La 'ndrangheta era fino a quindici o vent'anni fa ancora una mafia rurale, specialista nei sequestri di persona.* E’ dal 1985 che è cambiata la connotazione della mafia, dal sistema del rispetto a quello industriale, e il cambio di passo è datato dall’omicidio di Paolo De Stefano* Oggi controlla 40 miliardi di euro all'anno, il 3,5 per cento del Pil italiano (Eurispes) e quasi tutta la cocaina d'Europa, possiede quartieri di città a Bruxelles e Toronto, a San Pietroburgo come ad Adelaide, da Reggio ad Aosta; siede nei consigli d'amministrazione d'innumerevoli multinazionali. Secondo la polizia tedesca, è il principale investitore italiano nella Borsa di Francoforte e controlla una quota rilevante del colosso energetico russo Gazprom. * Sembrerebbe colpevole anche dell’assassinio di Ilaria Alpi e del suo operatore, la giornalista aveva scoperto che nel deserto avevano costruito 400 chilometri di autostrada nel nulla, due larghe careggiate senza inizio né fine, aveva cominciato a fare domande e ne era venuto fuori un quadro di cimitero di rifiuti tossici organizzato dalla mia mafia locale e poi gli spari hanno silenziato tutto*
In una intercettazione del '96 uno dei Piromalli, i boss della piana di Gioia Tauro, confidava: "Abbiamo il passato, il presente e il futuro". *
Sul futuro, con molto ottimismo, si può coltivare una pallida speranza, ma sul passato e ancora di più sul presente, non vi sono dubbi. Al colosso nero della 'ndrangheta lo Stato spara con fucilini giocattolo. L'antimafia di Reggio è un ufficio semi vuoto. In procura Salvatore Boemi, tornato da poco in fondo a sei anni di esilio, cerca di ricostruire brandelli di pool. In questura non hanno la benzina per le auto.
L'assassinio di Francesco Fortugno, il 16 ottobre 2005 davanti al seggio delle primarie di Locri, ha per un po' scosso il tradizionale menefreghismo nazionale nei confronti della tragedia calabrese. Ma sotto processo sono finiti soltanto un pugno di sicari.
* Ne abbiamo fatto un martire, un eroe…Se è vero che le elezioni sono vinte con il sistema di voti di favore, qualcuno mi spiega come può essere risultato il secondo eletto nella Calabria l’angelico signor Fortugno? Quanti scheletri nell’armadio ci sono in quella famiglia? Quanti operai idraulici forestali ha fatto assumere la famiglia della moglie elezione per elezione? E ciò che in altri posti o altri settori sarebbe stato considerato conflitto di interesse a Locri è stato possibile, marito e moglie con incarichi contrastanti, l’uno primario e l’altro direttore amministrativo, lavoravano nello stesso ospedale*
Come si campa a 'Ndranghetopoli e dintorni? Bastano tre o quattro tappe di una giornata qualsiasi per afferrare il concetto. Il mafia tour può cominciare la mattina a Gioia Tauro con un piccolo esperimento. Sedetevi al tavolino dell'ottima gelateria in piazza e provate a vedere se in un paio d'ore, in una città col trenta per cento di disoccupati e il salario medio di 600 euro, passa qualcosa di più piccolo di una Mercedes. E' consigliabile anche un breve giro della "zona industriale" della piana, segnalata dai cartelli.
Capannoni industriali a perdita d'occhio, come nel laborioso Nord Est. Questi però sono vuoti, scatoloni d'aria. Le cosche hanno preso i fondi europei e sono sparite nel nulla. Nessuno indaga, nessuno ficca il naso.
A Reggio trascorro un pomeriggio a volantinare per "Libera", l'associazione antimafia di don Ciotti, con Mimmo Nasone, il responsabile locale. Sullo struscio * non sono struscio, sono le vasche* di corso Garibaldi la gente ha di colpo fretta. Un centinaio di persone prendono il foglio senza guardare: "I veri mafiosi sono i politici, lo Stato", spiegano. Quattro o cinque giovani, perlopiù eleganti e quasi cortesi, lo dicono chiaro: "Io sono della 'ndrangheta". Uno prende il volantino ridendo e saluta: "Buon vespero, saggi compagni". La formula d'iniziazione degli affiliati. Una studentessa risponde malinconica: "Non è più un mio problema, io il mese prossimo me ne vado".
Non è giusto dire che i calabresi sono stati lasciati soli a combattere, ma a volte viene da pensare che sarebbe stato meglio. Gli aiuti di Stato hanno aiutato soltanto la 'ndrangheta. I due grandi poli industriali pubblici di Reggio sono serviti a consegnare la città in mano alle cosche, fino ad allora confinate nelle campagne e sull'Aspromonte. La prima fortuna del più potente boss del reggino, Natale Iamonte, si chiama Liquichimica. Il gigantesco impianto per produrre mangimi dai derivati del petrolio avrebbe dovuto creare decine di migliaia di posti lavoro ma ha prodotto soltanto, ricorda Giuseppe Bova, presidente diessino del consiglio regionale, "la più lunga cassa integrazione della Calabria, ventitrè anni". La fabbrica non ha aperto un solo giorno dal 1977 perché era costruita su terreno franoso, * a me risulta che dopo anni di lavoro, di bonifica perché il sito scelto era quello di laghetti naturali che è stato necessario prosciugare, di stravolgimento della natura, piante di gelsomino che erano la base economica della località distrutte e sostituite con cemento e ferro, si è scoperto che le bioproteine che sarebbe state prodotte erano cancerogene e l’attività è stata sospesa prima che iniziasse; altro che terreno franoso, la fabbrica è sempre lì, con il suo cemento e con il ferro ormai arrugginito e per la gioia delle cicogne che possono tornare a riposarsi i laghetti si sono riformati *come per anni si è ostinato a segnalare il direttore del Genio Civile di Reggio, poi scomparso in uno strano incidente stradale. Di chi fossero i terreni non s'è mai capito ma nel frattempo Iamonte è passato da macellaio a miliardario. Lo stesso Iamonte ha controllato gli appalti delle Grandi Officine Riparazioni delle ferrovie di Stato, l'altra fabbrica di Reggio, al centro di un groviglio d'interessi che portò all'omicidio del parlamentare Ludovico Ligato, davanti alla sua villetta con vista mare.
* Se la mia memoria è esatta Ligato fu ammazzato perché già si pensava alle spartizioni per il Ponte*
Il terzo grande affare delle cosche avrebbe dovuto essere il mitico Ponte sullo Stretto, con i piloni ben piantati sulle proprietà della 'ndrangheta. Ma l'affare è saltato soprattutto per la fiera opposizione di un gruppo di reggini onesti, guidati dal professor Alessandro Bianchi,* non mi pare abbia lasciato stuoli di afecionados dietro di sé, mai incontrato ancora una persona che lo rimpianga come rettore della nostra Università* ora impegnato da ministro dei trasporti in altre due scommesse: "Usare i quattro miliardi risparmiati sul ponte per rendere civile i trasporti fra Salerno e Reggio e bonificare dalla criminalità il porto di Gioia Tauro, l'unica speranza della Calabria". Gioia è il secondo porto d'Italia dopo Genova, con la previsione di quadruplicare il traffico nel prossimo decennio. Ma gli investitori stranieri, giapponesi e cinesi in testa, vogliono garanzie nella lotta alla criminalità ed è paradossale che l'antimafia in Calabria riceva più impulsi da Tokyo e Pechino che da Roma.
Eppure perfino a Reggio la vita sa essere dolce. La città non è bella ma piacevole, calda e luminosa, pulita, aperta dal lungomare, con i pub brulicanti di movida notturna e le ragazze libere di girare da sole alle tre di notte.* Non certamente grazie al potere legale dello Stato* Il sindaco Scopelliti, ammiratore di Briatore, ha profuso risorse in eventi, feste, festival, passerelle di vipperia nazionale. Anche troppe. Come i 120 mila euro pagati a Lele Mora per far passeggiare sul corso della notte bianca Valeria Marini e il Costantino del Grande Fratello. * E degli stages all’estero, voluti da Scopelliti, che da qualche anno a questa parte il Comune di Reggio organizza con i comuni di Malta, 270 euro per 10 giorni, Barcellona, 400 euro per 10 giorni, Parigi, 600 euro per 10 giorni compresi due giorni a Bruxelles, prezzi comprensivi di viaggio AR diretto da Reggio con Air Malta, corso di lingua di pertinenza, soggiorno in alberghi di livello medio alto, a cui possono partecipare gli studenti reggini e in caso di esubero dei posti anche gli over 60, di queste belle opportunità gliene hanno parlato signor Maltese??? * Perfino un rispettabile fascistone come l'ex senatore Msi Renato Meduri, braccio destro di Ciccio Franco, con in casa la sabbia di El Alamein e i busti del Duce, finisce per rimpiangere il comunista Falcomatà "l'ultimo poeta della politica". Ma intanto ai reggini piace e lo sfidante di centrosinistra, il medico * Ci chiediamo ancora dove abbia comprato le varie lauree* Lamberti Castronuovo, arranca nei sondaggi.
* Colui che critica Berlusconi pure essendo egli stesso non solo imprenditore ma anche azionista di maggioranza di un’emittente privata locale. Tra l’altro, da circa un mese, la sua attività economica, avviatissimo poliambulatorio di analisi cliniche, è sospesa perché la regione è in arretrato con i rimborsi e lui si è stancato di anticipare i pur miseri stipendi ai dipendenti che si dicano essere abbastanza impegnati e mal ripagati*
A Reggio regna una calma ai confini con la disperazione. In città non si spara un colpo dall'omicidio del magistrato Antonio Scopelliti nel '91, atto finale di una guerra di mafia * non ho dati certi ma se memoria non m’inganna non mi pare che le morti siano finite con l’omicidio Scopelliti* con seicento morti, agguati in pieno centro con bazooka e kalashnikov. Nel 2006 non c'è stata una denuncia di "pizzo" e il telefono anti-usura tace da sempre. La pace mafiosa avvolge, rassicura, coccola il consenso. "La 'ndrangheta è la mafia perfetta" ammettono i magistrati a palazzo di giustizia. "Mantiene l'ordine, non fa morti e ha eliminato il concetto stesso di vittima. In nome di chi possiamo agire?".
* Forse in nome di quelle stesse persone che hanno consentito di insabbiare una indagine su un festino a luci rosee, con alcol e droga finito quasi male solo perché uno dei personaggi partecipanti era uno dei magistrati in forza al tribunale di Reggio? Oppure di quelle stesse persone che al tribunale di Locri consentono ad una giudice di esaminare le cause in cui uno degli avvocati è il coniuge?*
Già, chi è la vittima. I tossici? Ma di coca non si muore come di eroina. In periferia ne trovi di ottima a dieci euro la bustina, il costo di una pizza e una birra, e i drogati sono clienti soddisfatti. Le vittime dell'usura? "Consideri che i tassi praticati sono inferiori a quelli bancari" mi avverte un maresciallo. Allora i commercianti strangolati dal pizzo? Tutti pagano, nessuno ammette. A notte fonda, nel locale ormai deserto, un ristoratore mi confida: "Sì, pago il pizzo. Pago anche le tasse, più o meno, e che cosa ricevo in cambio? Lo Stato non mi garantisce la sicurezza. I trasporti fanno schifo. Se si ammala mio figlio prendo l'aereo e vado a Bologna, perché all'ospedale l'altra volta mi sono dovuto portare lenzuola e medicinali. Poi pago il pizzo, certo, ma nel mio locale non entra un mendicante, la finanza non fa controlli e se mi rubano l'auto me la fanno ritrovare il giorno sotto casa. Per il servizio che offrono, non sono neppure cari.
*Ti rubano l’auto con un riscatto di mediamente 800 euro e quando vai a fare la denuncia il milite di turno ti chiede se hai ricevuto telefonate, se rispondi di no, lui ti dice che è strano, tu torni a casa e nemmeno il tempo di aprire la porta che squilla il telefono ed è l’amico degli amici che ti chiede se vuoi la macchina…tempismo eccezionale…*
*Però in compenso c’è la scorta di qualche magistrato che riceve l’ordine di fare inversione ad U in autostrada, la famosa RC-SA e poi di sistemarsi tutti su una macchina per consentire al loro protetto di recarsi da solo con l’altra macchina ad un appuntamento nella piana di Gioia Tauro con un boss che lo ha contattato sul cellulare*
L'alternativa? La fine di Masciari".
Pino Masciari, imprenditore edile di Vibo, anni fa ha denunciato il pizzo e fatto arrestare decine di malavitosi. Gli hanno fatto saltare la sede. Il resto lo hanno fatto le banche, con la revoca del credito: "cliente a rischio". E' fallito per ventimila euro, quando aveva cantieri per tre milioni. Ora vive al Nord senza scorta e senza soldi, tolti entrambi dal governo Berlusconi. Nella primavera scorsa è tornato a Vibo, da solo, per votare alle elezioni politiche. Ai cronisti allibiti ha detto: "Non mi possono fare nulla, mi hanno già ammazzato". Soltanto don Ciotti l'ha convinto a non tornare.
Luigi Ciotti a Reggio è di casa, festeggiato come un liberatore * Eccessivo, non ho mai percepito urla liberatorie al suo passaggio, ma si sa, io sono distratta*, ma non è il tipo da far sconti. Alla giornata della memoria di Polistena, il 20 marzo, ha esordito con durezza: "Il problema in Calabria non è la 'ndrangheta, non sono i politici. Il problema siamo noi". Noi società, civile o no, "rassegnata a chiedere per favore quanto ci spetta di diritto". La platea ha applaudito, una folla di migliaia di studenti da ogni parte d'Italia, Firenze e Torino, Palermo e Lecce. Da Reggio, quasi nessuno, Presidi e professori hanno declinato l'invito, qualcuno ha fatto sapere agli studenti che la presenza a Polistena avrebbe costituito "assenza ingiustificata". La 'ndrangheta, che controlla tutto, ora s'è messa in testa di controllare anche l'antimafia. Infiltra affiliati nelle associazioni, costituisce cooperative per farsi riassegnare i beni sequestrati.
* NO…io non ho partecipato e non solo non me ne pento ma ne sono fiera…la Mafia non si combatte con le vetrine allestite per l’occasione, con la marcia programmata per dare visibilità ora a quello ora a quell’altro… La mafia si combatte anche accompagnando i tuoi ragazzi alla celebrazione di 60 anni della Costituzione sperando di trovare il giusto scambio di pensiero e di ideali e invece i relatori ci hanno trattato come gli ultimi reietti della società, ci hanno fatto aspettare quasi 3 ore e poi dopo un discorsetto che sapeva di contentino dell’ultimo minuto ci hanno licenziato senza nemmeno rivolgerci un saluto, hanno semplicemente girato le spalle e sono usciti…e del signor Boemi, sopra ricordato, nemmeno l’ombra né della sua persona né di parole di scuse per la sua assenza*
"Il futuro di Reggio si gioca in pochi anni, tre o quattro al massimo" racconta il sociologo Tonino Perna. "O lo stato capisce che questa è la peggior emergenza mafiosa di sempre, oppure l'avranno vinta loro e anche gli ultimi calabresi disposti a lottare si rassegneranno o andranno via, com'è da secoli. Già oggi ogni volta che laureo uno studente con 110 e lode mi piange il cuore, perché so che gli sto consegnando un passaporto".
* Non conosco il signor Perna, sono però pratica dell’ambiente universitario, so che qualcuno degli studenti ha dovuto iscriversi a logge di vario tipo per poter progredire negli studi…so di qualcuno che non brilla per cammino di studio, 10 anni e 70 di votazione finale non sono brillanti per una Laurea di vecchio ordinamento in Giurisprudenza, ma a nemmeno 15 giorni dalla laurea è chiamato a fare da portaborse a questo o a quel professore e so di gente brillante che fa ore di anticamera e sempre lì resta….*
(25 aprile 2007) *(27 aprile 2007)*
*la macchina di mezzo potrebbe essere paragonata al reggino
qualunque, l'uomo comune, quello che tutti i giorni combatte
la sua personalissima battaglia schiacciato dai poteri,
quello legale e quello legalizzato...
e a furia di schiacciare gli estremi si toccano*
Inviato da: cassetta2
il 20/09/2020 alle 10:39
Inviato da: Recreation
il 08/02/2018 alle 13:09
Inviato da: amandaclark82
il 30/12/2016 alle 15:40
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il 23/09/2014 alle 11:01
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il 31/12/2013 alle 12:02