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Le cose che non ti ho mai detto

Post n°549 pubblicato il 13 Maggio 2007 da mara2003

(e che mai ti dirò)


Tutto è cominciato una fredda notte d’inverno.
Le cose sono
state subito difficili e ciò che per tanta gente è un bel momento per Te si è
rivelato pieno di ansia e di preoccupazione. Mi hai sempre raccontato di questo
parto difficile, un bimbo, bello grosso per giunta, con due giri di cordone
ombelicale attorno al collo, non deve essere stato semplice farlo nascere in
casa circa 50 anni fa…
Eppure ce l’ho fatta, nera asfittica e gelida, ma ho
resistito… Pare che quella mattina il freddo fosse intenso e le bottiglie piene
di acqua calda non bastavano a risolvere la mia ipotermia così mi hai messo
vicino a Te per scaldarmi con il tuo calore e hai cominciato ad allattarmi, ma
la situazione non è migliorata.
Qualche giorno dopo hai avuto una mastite per
ingorgo di latte, talmente grave che è arrivato un chirurgo per operarti, e il
medico quando tornava per la medicazione trovava la ferita chiusa, la garza
all’esterno e l’infezione che sotto covava al punto che doveva tagliarti
ancora…
Cose da altri tempi, oggi ti avrebbero dato un paio di minuscole
pillolette e il latte sarebbe andato via in un paio di giorni. E tu hai
continuato ad allattarmi con l’altro seno fino a che, mi dicevi, la mia
ingordigia di neonata che voleva crescere ha fatto si che ti staccassi quasi il
capezzolo ragion per cui dopo due mesi hai dovuto sospendere l’allattamento…
Roba d’altri tempi, oggi ti
direbbero che hai le ragadi e prima del parto ti consiglierebbero di preparare
il capezzolo all’allattamento per evitare questo spiacevole inconveniente…
E la
sintonia si deve essere fermata lì, tutto deve aver cominciato ad andare a
rotoli sin da quei tempi… Non deve essere stato facile alimentare un
mostriciattolo che per filosofia paterna non doveva essere abituata al biberon
e al ciuccetto… Che potrà mangiare questa bella di papà? E dopo vari tentativi
andati a male ecco che trovo graditi gli spaghettini super fini tagliati ancor
più finemente, roba non facile da imboccare a chi non ha ancora 3 mesi…
E
crescendo le cose non sono migliorate… Nel frattempo si era intromessa la
presenza ingombrante di questo padre adorato e il mio mettersi in mezzo in
qualunque situazione, una vera suocera in erba. Non eri nemmeno libera di
lavargli gli indumenti o di portare un suo vestito in lavanderia. Nel primo caso
era perché tu non sapevi lavarli bene come avrei fatto io e nel secondo perché
mi veniva il dubbio che andassi a regalare il vestito a qualcuno…
Insomma, non
so bene perché ma non ti ho mai sentito vicino… Qualcuno, non ricordo nemmeno
più chi, mi diceva che mai dalla mia bocca è uscita l’esclamazione più facile a
questo mondo… Mamma mia, io non l’ho mai detto… Nemmeno quando cadevo
sbucciandomi perennemente le ginocchia ho esternato quelle due parole…
So che
hai avuto una vita difficile, ti hanno costretto ad un matrimonio che non
volevi, erano tempi di guerra e da sposata saresti stata una bocca in meno da
sfamare; so che da quel matrimonio è nata una figlia che è morta quando aveva
15 anni; so che quel matrimonio è finito subito e male, e che fino al ’52 della
tua vita non si sa nulla come se ci fosse un velo a coprirlo…
Poi hai incontrato
mio padre e se alcuni problemi, quelli pratici, sono finiti ne sono cominciati
ben altri… E’ stato strano il vostro rapporto… Liti assurde trascinate
all’inverosimile, le sue urla e i tuoi dispetti… e in mezzo questa figlia
strana da gestire, quella che non voleva si dicesse che ti somigliavo
fisicamente e mi offendevo a morte con
il malcapitato, quella che dormiva stretta alla maglia interna del padre (fuori
per lavoro) così come Linus con la copertina…



E così come non ho mai detto ,mamma mia, così non ho mai
avuto la naturalezza di confidarmi con te ma ricercavo fuori quella presenza
adulta con cui sostituirti, una zia, una cugina più grande, con la conclusione
di peggiorare le cose, ancora non avevo capito che bisogna scegliere con cura
le persone di cui fidarsi, e infatti le signore in questione dopo venivano da
te a raccontarti tutto con il risultato di inasprire ancor di più la
situazione…
E poi il fascino del figlio maschio, quello che era simpatico,
rubava sempre la scena con naturalezza, tutto ciò che faceva era ben fatto…E
così mi sono buttata nelle cose che mi potessero distinguere da lui e che in un
certo senso riuscissero a darmi visibilità e considerazione, lo studio e la
disponibilità… Ad un suo 2 rispondevo con un ottimo, al suo no io dicevo sempre
si… Ma quanto a raggiungere l'obiettivo prefisso il nulla assoluto.



E con il trascorrere degli anni, quelle cose che io facevo
non erano mai abbastanza per la tua attenzione e la tua considerazione… C’era
sempre qualcosa che sbagliavo a fare e c’era sempre qualcuno che era meglio di
me o degno di maggiore considerazione. E
se Liliana era una persona a posto perché nonostante il lavoro riusciva a
curare le figlie,2, era meglio di me che curavo le figlie,3, nonostante il
lavoro… E se qualcuno si complimentava per il modo con cui io curavo le mie
figlie, in te non c’era motto di orgoglio ma di rabbia perché non dicevano lo
stesso per gli altri tuoi nipoti… E se io provavo a confidarmi con te, e ci ho
provato mille volte,  mai una parola
buona o che potesse sdrammatizzare ciò che io sentivo come un macigno, era
sempre come se mettessi benzina sul fuoco…
E tra di noi la presenza di
quell’uomo che, in modi diversi, abbiamo amato nonostante tutto, e i miei occhi
che si illuminavano al solo vederlo ma che non hanno mai brillato nello stesso
modo per guardare Te… E quando è morto, e io sono arrivata non ti sei alzata
per abbracciarmi né io mi sono avvicinata per fare io il primo passo… Il giorno
dopo quando è arrivato mio fratello ho assistito all’abbraccio che naturalmente
vi siete dati, lì per lì non ci ho badato, era altra la mia sofferenza in quel
momento, ma ho conservato quel dato visivo e l’ho rielaborato in seguito, così
come ho rielaborato dopo un altro dato importante di quel giorno: a me ha
telefonato personale della clinica per avvertirmi della morte di papà, a mio
fratello hai telefonato tu… E pensare che mentre lui moriva noi due eravamo al
telefono, e dopo non è stato bello sentirsi dire, non ero lì perché parlavo con
te al telefono…



Che dire in questo giorno? Solo amarezza! Vicine come
localizzazione territoriale, ci separano appena 50 metri eppure distanti
anni luce per il resto. A volte ti vedo passare mentre sono fuori in balcone e
mi chiedo come mai non guardi da questa parte, a me verrebbe spontaneo dirigere
lo sguardo laddove so che abita mia figlia…Non mi ricordo una telefonata in cui
tu abbia esordito chiedendomi come stessi, prima mi hai declinato tutte le
problematiche e solo a fine della conversazione un freddo e distante, state
bene?   Probabilmente nemmeno ci sentiremo
oggi, è da tempo che ho instaurato un manuale di autocomportamento per la mia
salvaguardia mentale, non vedere, non sentire per non soffrire.
Di una cosa so
che debbo ringraziarti però, grazie al nostro disastroso e disastrato rapporto
sono riuscita a costruire qualcosa di bello con le mie figlie. Errori con loro
ne ho fatti e continuo a farne ma sono sicura che mai lamenteranno una mia
mancanza d’amore e di pensiero nei loro confronti…



Non volermene se non chiudo con la solite parole di prassi…
Non ci riesco…

 
 
 
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