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Post n°572 pubblicato il 02 Giugno 2007 da mara2003
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"ITALIANI!
Nell'assumere la Luogotenenza Generale del Regno prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato al voto del popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale dello Stato. E uguale affermazione ho fatto subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso le decisioni della Corte Suprema di Cassazione, alla quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione dei risultati definitivi del referendum. Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami e di far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di fronte alla questione sollevata e non risoluta sul modo di calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta. Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura, il Governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo, con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli spettano e mi ha posto nell'alternativa di provocare spargimento di sangue o di subire la violenza. Non volendo opporre la forza al sopruso, nè rendermi complice dell'illegalità che il Governo ha commesso, lascio il suolo del mio Paese, nella speranza di scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori. Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse della Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare la mia protesta contro la violenza che si è compiuta; protesta nel nome della Corona e di tutto il Popolo, entro e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino deciso nel rispetto della legge, e in modo che venisse dissipato ogni dubbio e ogni sospetto. ... A tutti coloro che ancora conservano fedeltà alla Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all'ingiustizia, io ricordo il mio esempio, e rivolgo l'esortazione a voler evitare l'acuirsi di dissenzi che minaccerebbero l'unità del Paese, frutto della fede e del sacrificio dei nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni del trattato di pace. Si considerino sciolti dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto fede attraverso tante duirissime prove. Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome d'Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani. Qualunque sorte attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di me come sul più devoto dei suoi figli.

Tre morti Monarchici, tralasciati dalla storiografia ufficiale del 2 Giugno.
10 Giugno 1946: l' Italia è di nuovo sull'orlo della guerra civile. Questo a causa dei brogli elettorali che gli attivisti Monarchici denunciano in tutto il paese e della conseguente mobilitazione dei partigiani comunisti al Nord.
Napoli, che ha votato Monarchia all' 80 % , e che è particolarmente legata ai Savoia, si sente maggiormente defraudata. Un gruppo di giovani Monarchici contesta i comunisti che dal balcone di una loro sede avevano esposto il tricolore con al centro una donna turrita al posto dello stemma sabaudo. I comunisti insultano e salutano a pugno chiuso; un marinaio di 24 anni, Mario Fioretti, cerca di raggiungere la bandiera, scalando il palazzo: la polizia spara e lo colpiscono a morte. Ritenta l'impresa un 17enne, Enzo Di Guida, ma anche lui viene abbattuto. Una diciannovenne, Ida Cavaliere, alla vista dell' arrivo dei reali Carabinieri, avvolta nel Tricolore, si getta davanti all' autoblindo, per cercare aiuto contro la polizia che sembra pensare solo a sparare ai Monarchici; purtroppo l'autista del blindato non la vede, e la poveretta vine stritolata. Di lei si saprà più tardi che era milanese ed israelita, con la madre morta a Buchenwald.

Gramsci scrive: “Signor Ministro, Le invio i dati pervenuti dal Min. dell'Interno fino alle otto di stamane. Come vedrà si tratta di dati assai parziali che non permettono nessuna conclusione. Il  min. Romita considera ancora possibile la vittoria repubblicana. Io, personalmente, non credo che si possa - rebus sic stantibus - giungere a tale conclusione”.

(Era il 4 giugno '46! Sarà stato solo un caso del destino che proprio quella notte arrivassero milioni di schede a favore della Repubblica?)

 
 
 
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