uno stralcio....
In silenzio Rhyme guardò il soffitto. Mentre il respiro di Amelia rallentava, lui corrugò la fronte, conscio di una strana sensazione al petto. Dove non avrebbe dovuto sentirne nessuna. Dapprima pensò a una delle sue sensazioni fantasma. Poi, allarmato, si domandò se non fosse in arrivo un attacco di disreflessia, o peggio, Ma si accorse che si trattava di qualcosa di cmpletamente diverso. Qualcosa che non albergava nei muscoli o negli organi, Scienziato come sempre, analizzo empiricamente la sensazione e si rese conto che era qualcosa di simile a ciò che aveva provato quando aveva visto Geneva affrontare vittoriosa l'avvocato della banca, O quando aveva letto della missione di Charles Singleton in cerca di giustizia in quella terribile notte di luglio di tanti anni prima. O della sua passione per i diritti civili. Di colpo Rhyme capiì che cosa stava provando. Era semplicemente orgoglio. La sensazione derivava da ciò che aveva conquistato: la sua interezza. Aveva preso coscienza che nesusno, politici, concittadini, o il proprio corpo disobbiedente, poteva fare di lui un uomo da tre quinti. Era solo una decisione personale quella di vedersi come una persona completa o parziale, e vivere la propria vita di conseguenza...
"Piccole vittorie...piccole vittorie, tutto quello che si può sperare in certi momenti..." pensava Rhyme mentre il sonno si avvicinava...
Da "La dodicesima carta" di Jeffrey Deaver
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