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Post n°818 pubblicato il 18 Novembre 2007 da mara2003
Si era intorno all’anno 1973 e io frequentavo la terza liceo… Una classe abbastanza intemperante, ma simpatica, una di quelle che per le ore di chimica nascondeva il cancellino e lordava un lato della lavagna così da costringere l’insegnante a girarla per poterci incantare con le sue elucubrazioni in rima della materia ma ci trovava lo schema del rischiatutto di Bongiorno… Eravamo chiassosi al punto giusto forse gasati dal fatto che proprio dalla terza il buon professore di inglese, autentico precorritore dei tempi aveva iniziato a farci cantare le canzoni popolari da lui tradotte in inglese e, quindi, avevamo subito pronta la scusa delle prove dei canti nei momenti di intervallo o di cambio di ora… Terza liceo, dicevo, e insegnante di Storia e Filosofia, persona di grande cultura ma distaccato, non dico che ci guardasse dall’alto in basso ma si concedeva poco e ci concedeva poco… Erano i tempi in cui ancora si poteva fumare in classe e aveva l’abitudine di tenere la sigaretta accesa in piedi, poggiata dal filtro, sulla cattedra, nello spigolo alto di destra , e ogni tanto fermava la spiegazione per fare una tirata… Era l’unico che ci sapeva redarguire senza scalmanarsi troppo, non ha mai dato in escandescenze nel fermare le nostre bravate… Un giorno arrivò e placò le nostre scorribande con una semplice frase… “ Siete in una classe e non in una “putìa ri mustazzuni…” . Ricordo il volto dei miei compagni subito serio mentre io come un imbecille continuavo a sorridere… Io, siciliana, figlia di siciliani che usavano il dialetto siciliano in casa, trapiantata in Calabria, non avevo capito nulla… Curiosa come sempre sono stata, alla fine dell’ora mi sono avvicinata e gli ho chiesto spiegazione…Putìa= luogo di mescita di vino (oggi osteria); mustazzuni= uomini dotati di baffi (dal francese moustaches) e quindi per estensione gente dotata di potere… “Signorina, mi disse, si immagini un luogo pieno di persone che credono di poter fare tutto , un luogo peraltro dove si perde facilmente il controllo di sé perché si può bere senza limiti…è la completa anarchia…”! Sono passati gli anni, sono diventata insegnante e quella frase ancora mi girava nelle orecchie… La mia materia potrebbe essere ancor più ostica della matematica per i ragazzi e quindi sono alla continua ricerca di sistemi che, non solo possano alleggerire la tensione ma che rendano più semplice la comprensione… E così “a putì ari mustazzuni” è diventata la mia frase di presentazione nei primi giorni di scuola ai ragazzi delle prime classi, non la uso per redarguirli la per spiegare l’importanza delle regole in una società civile… Se qualcuno ci è già annoiato a leggere, si deve rassegnare, questo è solo l’antefatto del post, al fatto sto per arrivarci… Fare u sceccu n’to lenzolu… Fu solo l’anno dopo che scoprii cosa fossero i “purtualli” ma questa è un’altra storia!
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Fa u scecc jind’o renzuol… 'U fess parl semp p' prim N'arca d' scienza A cunfidenz è patraun d la mala criànza Ci nasc' tunn nan mor quadr Lass sta 'u can ca'dorm Pregà u Signor e fott u prossim U vov disc(e) crnut o ciucc Mang l can Un nan mal e l'alt nan zerv
Ma sai che quella delle canzoni popolari in versione english è geniale?
Ciao Mara!
il dialetto e le tradizioni locali sono state tenute in poco conto principalmente per favorire la costituzione di uno "spirito nazionale unitario" dopo il 1870.. e tale impostazione è stata ovviamente previlegiata dal fascismo e mantenuta per gli stessi motivi nel dopoguerra.. e teniamo presente che "non è mai troppo tardi" ha combattuto l'analfabetismo ma anche uniformato il linguaggio degli alunni. Ma poichè "quello che non fecero i Barbari lo fecero i Barberini" il vero colpo alle tradizioni locali lo ha dato la TV commerciale, che ha esteso ad ogni ora del giorno e della notte le trasmissioni, spesso telefilm americani per forza di cose tradotti nella lingua "mediamente" più compensibile da merano e porto empedocle. L'attenzione alle tradizioni locali è risorta principalmente come supporto "culturale" ai propositi separatisti della lega nord, e siccome fa "cassa" è stato ripresa da ogni entità locale che si distingua dai vicini per come accenta la "a" e sulla tutela di quest'accento chiede stanziamenti. Sarò per una volta aristocratico ma non mi sembra una buona cosa finchè non c'è una identità nazionale salda che possa valutare, o rivalutare, le particolarità interne per il fatto culturale che sono e non come una diversa bandiera sul campanile
La forza del dialetto è esplosiva.
Lo uso per fissare dei concetti che in lingua Italiana non avrebbero lo stesso impatto su chi ascolta.
Ed in alcune occasioni può anche essere molto.... coinvolgente ;)
Io lo so cosa sono i purtualli, ma aspetto l'altra storia!