L'Albero Custode
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EduSfere
Capitolo 3. Novembre
E così andò avanti per un bel po’ di tempo, in modo tutto sommato tranquillo anche se ai primi di novembre Enrico aveva già preso l’abitudine di indossare la EduSfera anche a casa quando si trovava a dover preparare alcune lezioni importanti. “E’ per calarsi meglio nel ruolo” diceva per giustificarsi, davanti alla moglie e anche a se stesso. Non che fosse vietato usarla fuori da scuola, ovviamente, ma in effetti Enrico si sentiva un po’ in colpa tutte le volte. Non che cominciasse ad esserne dipendente però…a dirla tutta, si sentiva davvero un Professore solo quando era dentro alla sua EduSfera, ecco.
Il primo intoppo arrivò un grigio giovedì mattina.
“Hai forse spostato tu la EduSfera, Simona? Non riesco a trovarla…e poi lo sai che non saresti autorizzata a toccarla!”
“Ma caro, l’hai indossata qualche minuto fa, prima di andare a prendere la borsa…”
La sorpresa di Enrico durò solo una frazione di secondo, quindi il sistema di supporto neurale della EduSfera gli diede l’imput per una risposta a tono.
“Stasera mi piacerebbe mangiare qualcosa di speciale, perché non prepari il tuo famoso filetto al pepe verde? Ora vado che mi aspetta una lunga giornata e abbiamo pure i consigli di classe nel pomeriggio. A stasera!”
Fu così che cominciò l’incubo. Per Simona, ovviamente, perché per Enrico (scusate, il Professor Enrico) nulla era mai andato così bene. La vita gli dava grandi soddisfazioni e quando viveva nella sua Sfera nessun problema gli pareva mai insormontabile. Si sentiva ammirato e rispettato e le questioni che brillantemente affrontava gli sembravano riguardare il mondo intero. Non si era mai reso conto, prima di diventare professore, che il suo ruolo fosse di così vitale importanza per la società e per il progresso e che le persone intorno a lui pendessero dalle sue labbra. Del resto, era giusto che fosse così visto che tutti avevano idee e opinioni così sciatte, così inadeguate rispetto a quelle che ora venivano in mente a lui. Certo, quando usciva dalla sua EduSfera non era più così sicuro di tutto ciò…per questo tendeva a toglierla il meno possibile. A casa riusciva ancora a darsi un contegno, però si rendeva conto di dover stare più attento. Sua moglie certo non sarebbe stata contenta di sapere che si inventava corsi, convegni e riunioni inesistenti pur di rimandare il più possibile il momento del rientro a casa, in cui avrebbe dovuto togliersi quell’armatura che ora gli sembrava così preziosa e insostituibile. Non si perdonava il giorno (quel maledetto giovedì mattina) in cui si era distratto e non si era accorto di averla indossata con tanta naturalezza da non essersene neppure reso conto. Simona non era stupida, tra un po’ avrebbe cominciato ad insospettirsi ed intuire che qualcosa in lui era cambiato. Già, doveva decisamente stare più attento.
Così si tormentava il Professor Enrico che, in fin dei conti, da un lato godeva del suo nuovo status sociale e psicofisico e dall’altro continuava a voler bene alla sua compagna di vita, che così tanto aveva creduto in lui sostenendolo anche quando i problemi sembravano montagne. Ma passato ancora qualche giorno, di quali problemi si fosse trattato ormai non si rammentava più, così come gli sembrava sempre più irreale che in passato avesse avuto bisogno di aiuto e sostegno. No, sicuramente non era mai successo e, in ogni caso, non sarebbe successo mai più. La prima domenica di dicembre Simona ebbe la prima crisi isterica della sua vita.
...continua…
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