Creato da dunhilludine il 14/08/2009
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« tentazioneil desiderio »

ricominciare

Post n°291 pubblicato il 08 Febbraio 2010 da dunhilludine

Il caldo del ricordo di una donna al telefono è sempre impregnato di una musica di parole che prendono l’odore della voglia. Parole che scappano dalle labbra e tra le labbra ritornano cambiando spessore e facendosi a volte anche di carne. L’amplesso delle parole toglie il respiro, spezza il fiato ed ingrossa i sensi ed il sesso. A volte è un’ ossessione che spinge e si solleva come liberata da un divieto inconsapevole. Entra nel pensiero forzando ogni porta che incontra e poi distrugge le stanze e ne fa alcove dove tutto è possibile possa avvenire. Il sapere che esisti scioglie e ferisce. Scioglie di voglia. Ferisce perché non so dove sei, né con chi stai passando questa notte lontana da me. Eppure non sono passati che giorni da quando segreti e clandestini, intimi e privati, abbiamo appannato la plastica di due cornette immersi in un bosco fatto di bocche e di spalle, di seni e di cosce. Di sessi.  Tutto era intimo, persino la tua sorpresa e il mio abbandono. Abbiamo fatto l’amore… tu l’hai fatto con me, io con le tue parole. Ma il momento più bello è stato quel lasso di tempo tra il nulla ed il tutto, tra il desiderio mitigato e la voglia che è esplosa. T’ho vista, ti ho osservata anche se di te sentivo soltanto vocali e consonanti abbellite da sospiri indecenti. T’ho vista si. Hai scelto una canzone con cura e il tuo corpo si è mosso lento, lentissimo nella stanza semibuia e vuota. Le tue mani sfioravano e accarezzavano la tua pelle mentre ti avvicinavi e allontanavi da me prima che ti potessi toccare. Eri l'oggetto della mia voglia forte e improvvisa, ma dovevo limitarmi a desiderarti in silenzio, fantasticando su ciò che sarebbe accaduto dopo.T’ho vista, si. Non distoglievi mai lo sguardo da me, neanche quando ti giravi di spalle: i tuoi occhi erano un elenco preciso di promesse da mantenere. L’ho vista si, la tua camicetta con tanti bottoni che slacciavi uno ad uno, lentamente. E la gonna con le spalline che cadevano al rallentatore e il reggiseno che hai slacciato, davanti,  per poi coprire i tuoi seni con le dita. E l’ansia che si faceva nervosa mentre tu mi lasciavi con la bocca asciutta, mentre scioglievi con un gesto sensuale i tuoi lunghi capelli e sorridevi con le labbra truccate, che si schiudevano e si arricciavano per lanciare baci, che la tua lingua bagnavano.  T’ho vista quando ti sei seduta su una poltroncina a qualche metro da me e ti sei tolta le mutandine. Sei rimasta nuda, ma con le scarpe rosse ed i tacchi altissimi. Un fremito delle mie dita, anche loro eccitate, hanno annullato la chiamata. E’stato un attimo. Il silenzio improvviso  mi ha devastato. Sono caduto mentre mi arrampicavo e mi sono trovato sospeso su un saliscendi intermedio dove s’ammassavano le emozioni che bruciavano come corrente lungo i fili dell’alta tensione. Ma poi mi ha salvato la tua voce eccitata, parole bollenti che rotolavano dal letto sul quale ti eri rifugiata e che hanno asciugato la mia paura e mi hanno bagnato della tua voglia scomposta. Odori forti, subito mitigati dalla morbidezza del tuo seno offerto perché tutto doveva ricominciare.

 

 
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