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VICOLI COMUNICANTI

Post n°32 pubblicato il 31 Ottobre 2012 da f362514

Il fascino che i vicoli malfamati e bui avevano sempre esercitato su K  gli rendevano piacevolissime  molte vecchie e grandi città e, in cima a tutte, Genova.

Si trovava proprio lì quella notte, aveva lasciato Via della Maddalena e, passando da un vicolo all'altro  si era ritrovato in un carruggio stretto e buio, così stretto che in alto, le case, sembravano toccarsi, senza lasciare posto al cielo, quasi a  rendere impenetrabile ciò che avveniva in quel vicolo perfino all'occhio di Dio.  

Camminava, lasciandosi irretire da questi pensieri, dall'odore forte di peccato, dall'incognia del buio ed anche dal rintocco delle campane di Santa Maria delle Vigne che sancivano la mezzanotte.

Più avanzava però e più diceva a se stesso che quello era il vicolo più stretto e buio che avesse mai visto, lungo, tanto lungo, troppo lungo. 

Fu con vivo sollievo che vide finalmente un chiarore, lì in fondo al vicolo, a segnalarne lo sbocco in una strada più larga e illuminata.

Ma non fece in tempo a rallegrarsi, che quella luce si offuscò: un gruppo di persone era entrato nel carruggio, dirigendosi verso di lui. Si volse, istintivamente, a guardare indietro ma la fuga era impossibile: aveva altri  uomini alle spalle e non c'erano traverse laterali per cui non potè far altro che andare avanti cercando di farsi coraggio. Ma K era sempre stato un vigliacco  e i suoi reni lo sapevano, fu preso da un terribile bisogno di svuotare la vescica, che lo costringeva a procedere a gambe strette, mentre con la mano si stringeva  il pisellino.

Prima di uscire per la passeggiata aveva dismesso il suo completo da uomo d’affari e indossava la divisa da vicoli bui notturni: leggings fuxia , maglioncino dolcevita bianco e blazer verde scuro, lungo, un po' a coprire il culo.

In effetti non era esattamente un look per chi voglia passare inosservato, ma K era sempre stato tentato dalla violenza e lo eccitava l’idea di subirla. La paura terribile che adesso  lo attanagliava e le gocce di pipì che nonostante gli sforzi cominciavano a bagnargli il tanga, forse dimostravano la differenza tra idee e azione, come cantava un tale che in quei vicoli era di casa.

Ormai gli uomini lo avevano raggiunto: non sapeva quanti fossero, forse 4 forse di più, troppo stretto il vicolo  e non era facile guardare dietro di loro. Il più vicino a lui, un nordafricano molto alto, gli chiese la strada per piazza Garibaldi, ma K non fece nemmeno lo sforzo di provare a spiegarla, sapeva che sarebbe stato inutile.

Indietreggiò istintivamente ed andò a sbattere contro l’altro gruppo che l’aveva ormai raggiunto, si voltò e vide un nero gigantesco, che lo sovrastava totalmente. Anche lui gli chiese un indicazione, con un sorriso sarcastico, dopo di che lo palpò per cercare il portafogli nella tasca posteriore dei pantaloni, si accorse  che quei pantaloni elasticizzati non avevano tasca  e lo annunciò con una grande risata a tutti  i convenuti. “fratelli, abbiamo trovato una sorellina!!!”

Non erano in quattro i tipi davanti a lui, ma molti di più, anche dietro non si potevano contare, tutti si accalcavano, e nonostante la ristrettezza del vicolo tutti riuscivano a raggiungerlo e a strappargli qualcosa, chi un pezzo di giacca, chi la maglia, chi i fuseaux, chi gli slippini…

In pochi istanti K si ritrovò completamente nudo, in balia del branco. Il primo a penetrarlo fu il nero, sfoderò dalla patta un membro enorme, mai visto così grosso e lungo, e più lo maneggiava e più si ingrandiva, gli allargò le chiappe e lo infilò deciso, e più lo infilava e più cresceva, anche dentro K. Fu la volta del nordafricano, anche lui sfoderò un pene sovrumano, K non ebbe bisogno di piegarsi per prenderlo in bocca, dovette spalancarla però, non credeva di possedere fauci così grandi da contenere un cazzo tanto grosso.  Erano talmente giganteschi entrambi i membri e lo penetravano così a fondo che probabilmente si toccavano tra loro, dentro il suo corpo.

Man mano tutti gli altri, lo raggiungevano e per quanto fossero tanti, riuscirono tutti a trovare un modo per penetrarlo.  Anche perché nel frattempo anche K si era dilatato, forse per effetto di tutte queste enormi proboscidi che lo possedevano e che gli sborravano dentro, si era gonfiato a dismisura, era diventato immenso, oscenamente aperto, il vicolo si era trasformato in una grande piazza con tutte le case intorno. Il frastuono dell’orgia aveva attirato alle finestre tutti gli abitanti, che si erano affacciati a guardare la trasfigurazione di K.  

Anche il suo pisello, da sempre così piccolo da farlo vergognare, era  cresciuto in modo inimmaginabile, tanto che non poteva più comprimerlo. Uno degli astanti, un orientale, anche lui enorme, gli si avvicinò e con decisione gli strappo via il grosso pisello con tutti i testicoli, lasciando al suo posto una voragine, un po’ come quando si sdradica dal terreno una barbabietola. Dal buco appena formato zampillò un enorme getto di  sperma e urina, con la potenza di un geyser.

Tutti i presenti esplosero in una fortissima risata! La piazza, il mondo intero rideva di lui, della sua incontinenza, della sua diversità , della sua oscena inadeguatezza….

Le risate diventarono talmente forti…che lo svegliarono!

Impiegò qualche istante per rendersi conto di  dove si trovasse.   Capì subito che le risate non le aveva solo sognate,  c’era tanta  gente  intorno a lui che   adesso non rideva più ma aveva  l’aria di avere appena smesso. Indossava il suo impeccabile completo Palzileri, badge chiaro,  ma i pantaloni erano fracidi. Evidentemente nemmeno gli schizzi di urina e sperma  erano stati soltanto un sogno. Sotto i pantaloni bagnati, il suo tanga rosso fuoco, faceva bella mostra di se.

K tirò fuori un maglioncino dalla 24 ore, se lo legò in vita,  fece ruotare lo sguardo su tutti i presenti, quasi per sfidarli, costringendoli a smettere di fissarlo, guardò l’orologio  e si alzò, uscì rapidamente dalla sala d’aspetto e raggiunse di corsa  il binario 13:   l’Eurostar Genova Roma non era ancora partito, per sua fortuna.  

Il freddo pungente della notte  gli ferì il viso e finì di svegliarlo, cercò il suo scompartimento  ed entrò, all’interno avevano  già preso posto un prete, una nonna col suo nipotino e una bella ragazza.

 

 
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