Tela di Canapa
Elucubrazioni ed altre indiscrezioni personali« Chapultepek | La Doccia » |
Dormii profondamente. Sognai cose inenarrabili, visitai terre lontane, amai donne bellissime. Ero eccitatissimo e stavo quasi per avere una polluzione, quando mi svegliai di scatto. Urlai, strepitai e bestemmiai. Accanto al mio pube c'era una coscia grassoccia con tanto di calza nera. All'inizio, ancora stordito dal sonno, non realizzai cosa stava accadendo... Era la Sig.ra Marta che, approfittando del mio stato, si era introdotta furtivamente nel mio letto. La cosa, del resto, non era così impossibile. Da quando Maria non c'era più e io ero stato ricoverato in Ospedale, la Sig.ra Marta aveva messo le tende a casa mia, con la scusa di badare a mia madre. In realtà stava aspettando il momento giusto per approfittare di me. All'epoca ero sotto l'effetto dei tranquillanti e quindi la vecchia "megera" credeva di avere gioco facile. Appena mi resi conto di cosa stava realmente accadendo mi alzai dal letto e chiesi spiegazioni del suo strano comportamento. Lei, come una cagna in calore, rispose ignorando quello che stavo dicendo.
"Che te ne pare?" disse- mostrando la "cloaca" che aveva nel mezzo di una folta foresta pubica. "Ti piace?" aggiunse, aprendo le coscie in modo così triviale da provocarmi una serie di conati di vomito.
"Questo dovrebbe essere il posto per il coso che hai?" - Fece la vecchia baldracca, senza un minino di pudore.
"Quale posto?" - feci io! "Ma è impazzita?"
"Impazzita... io ?" "Certo!" - rispose lei con un sorriso languido.
"Sono impazzita di te!"
Non potevo credere ai miei occhi. La vecchia sgualdrina, mentre proferiva quelle assurde oscenità, si stava denundando, mettendo in mostra le sue abbondanti rotondità. Il corpo era notevolmente grasso, ma in modo attento alle proporzioni.In pratica il grasso aveva preso il posto che più si confaceva allo stato comatoso della vacca in questione. La sigrora Marta, inoltre, era grottescamente addobata come un albero di natale: oltre ai classici reggicalze e reggiseno nero, indossava un corpetto che enfatizzava fino all'inverosimile le sue curve mediterranee. In tal modo i fianchi già abbondanti e il petto gonfio sembravano enormi, a discapito della vita che invece risultava compressa quasi da toglierle il respiro. Quell'imbracatura era cucita in modo tale da spingere il grasso dove più lo si desiderava, facendolo ammancare nei posti meno opportuni. Indossava, oltre all'immancabile collana di perle, anche dei guanti neri, e uno slip aperto al centro. Le mani, una volta liberate dai guanti, come al solito, erano tutte inanellate, le unghie, lunghissime, erano verniciate e tirate a lucido. Mi sembrava essere capitato nei pressi di un porto marittimo, dove le vecchie prostitute adescano clienti di tutti i tipi, senza badare all'aspetto o all'età. Ero letteralmente sbalordito, non potevo credere ai miei occhi. Dopo tanti anni, la vecchia megera credeva che la "magia" fosse nuovamente possibile. In quel preciso istante capii che c'era un unica cosa da fare: recarmi urgentemente al bagno.
il quadro: "La Donna Grassa", Sandro Nocentini, Olio su tela.
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