RIFLESSI...
- Se era autentico, hai bruciato un'opera inestimabile. Dopo un po' Lisa e Diego si erano accorti di essere rimasti da soli. Era passato lo sfogo iroso di chi vedeva andare in fumo un progetto, era passata la stizza offesa di chi si sentiva usato solo per raggiungere uno scopo. Si guardavano furenti. Lisa imprecava ancora contro di lui, odiava il fatto di restare bloccata lassù senza possibilità di tornare a casa da sola, costretta a rifare la strada con lui, visto che certo i due piccioncini non l'avrebbero voluta tra i piedi. Ma nell'onda con cui lo investiva Lisa si rendeva conto che lui lo aveva fatto apposta, sapeva cosa veniva a fare quassù e sapeva che avrebbe dovuto poi restare con lei comunque tutta la giornata. Ed esprimendo questo pensiero finalmente si zittì. Anche Diego cambiò espressione, rosso d'ira ed imbarazzo. Come aveva potuto essere così ingenuo? Eppure ci aveva creduto, ci aveva sperato. Ma i fatti avevano dimostrato tutt'altro. Valerio parlava piano, quasi come sfiorarla, esprimeva pro e contro, capiva quanto poteva essere difficile abituarsi a sentirsi padroni del proprio tempo, del proprio spazio. Prendere e andare, nomadi viziati dalla bellezza del mondo, ottimisti e certi di potersela cavare, piccole anime in grado di fare qualunque lavoro, senza pretese. Parlava e non sapeva come valutare la sua reazione, lei lo seguiva docile e in silenzio in quella passeggiata nel bosco, e quando si erano fermati per parlare non lo aveva interrotto mai con il suo entusiasmo, non lo aveva quasi mai guardato in faccia. Adesso lui taceva e lei assorta pensava, seduta su quel tronco, infreddolita da quella primavera inquieta. Ma il sole finalmente iniziava a scaldare, la guardava mentre restava con gli occhi chiusi a godere di quel calore, il viso proteso verso la luce, l'espressione distesa, meditativa. Stava diventando pesante quel silenzio, Valerio si sentiva pronto a qualunque discussione, ma non a quella lesiva indifferenza. Dentro di sè iniziava a darsi dello stupido, come poteva averci creduto, come poteva pensare di portarla via ad una vita che amava senza ragioni plausibili? E già si ridimensionava tutto il sogno, ci sarebbero andati in vacanza in quei posti, e lui adesso iniziava un buon lavoro, e doveva sistemare la situazione di Diego e suo padre, e non poteva, non poteva, assolutamente non poteva cambiare di nuovo la sua vita. Così, quasi balbettando, insicuro e incerto, come cercando le parole nelle sue scarpe, completamente diverso dal tono disinvolto e convinto di prima, la raggiunse con i suoi pensieri, su quel viso inondato di sole.
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Lisa finiva di truccarsi, sovrappensiero. Anche se era sabato mattina, si stava già preparando per uscire. Lucida e razionale, pensava al lavoro. Non intendeva rinunciare a quel prezioso disegno, e adesso continuare con dei sotterfugi era inutile, chissà dov'era stato nascosto. Certo lo aveva portato con sè Valerio, senza nemmeno immaginare quanto valesse in realtà, ben più di quanto immaginava lo stesso proprietario. Erano originariamente cinque fogli, lei ne possedeva già due, riuscire a completare la collezione avrebbe moltiplicato il valore e forse avrebbe permesso di studiare quello strano codice di lettere e simboli nascosti tra i volti. A questo punto era necessario giocare a volto scoperto, entrare in trattativa per acquistarlo, sperando che non sapessero di cosa si stesse trattando. In taxi Lisa fece delle telefonate per organizzare l'incontro con Paolo Sassi, l'attuale proprietario di quel disegno: stabilire un contatto, riallacciare i rapporti. Era stato un grande frequentatore della sua galleria e la mossa giusta poteva essere rendersi semplicemente "disponibili" a qualunque accordo. Nell'ambiente in fondo si sa tutto di tutti: dopo il tracollo dell'azienda di famiglia in seguito alla giuda incapace del figlio maggiore, poi morto suicida appena un anno prima, Sassi stava cercando di salvare il salvabile prima di dichiarare il fallimento ufficialmente. Lei intendeva offrirsi per custodire i suoi tesori artistici nella sua galleria. Nessun accenno diretto al disegno, nessun rischio di svelare il suo fine ultimo. Seguiva questi pensieri mentre ascoltava al telefono la musichetta di attesa del centralino che avrebbe dovuto metterla in contatto con Sassi. Inutilmente. Chiuse la comunicazione con stizza, guardò fuori per raccogliere le idee. Poi diede al tassista un altro indirizzo. Non intendeva rinunciare. La finesta dell'ufficio di Diego Sassi affacciava su un piccolo parco cittadino. La redazione silenziosa del sabato mattina era sembrata il rifugio ideale per trovare distrazione e quiete allo stesso tempo. Aveva vari pensieri per la testa, e sperava di trovare pace nell'ambiente del lavoro, l'unico campo in cui aveva avuto soddisfazione. Nella direzione del Cryptex aveva puntato su scelte nette: aveva preferito l'uscita mensile, per curare con migliore qualità i servizi. E un'impaginazione ampia per lasciare più spazio alle foto, spesso di valore artistico. E aveva curato la scelta della carta, la scelta dei colori, voleva creare un qualcosa di prezioso, che il pubblico avrebbe conservato per consultarlo poi, o semplicemente per averne riconosciuto il prestigio. Questo aveva alzato i costi del prodotto, ma restava a pari prezzo di altri mensili concorrenti. Risparmiava sulla pubblicità, comunicavano l'uscita del nuovo numero solo in rete o in radio, molto semplice ed economico, anche se la popolarità aumentava grazie soprattutto al passaparola degli assidui lettori. Tra cui spiccavano grandi nomi della musica e dello spettacolo che non perdevano occasione di adulare il Cryptex, ormai comparire tra le pagine della sua rivista era una garanzia di qualità. Quando ci si perde nei propri pensieri si entra in un'altra dimensione. Il corpo resta qui, magari impegnato in qualche attività, ma la mente è via, da un'altra parte, a vivere un'altra storia, a sentire un'altro mondo. Quando Lisa è entrata nella stanza fu come l'improvviso tuono di una tempesta. E non è facile richiamare i sensi da quel mondo, così, tutti in una volta. Il viso accenna espressioni discordanti, sorriso, serietà, disappunto, di nuovo sorriso. E gli occhi hanno quella luce particolare, ci mettono un po' a perdere brillantezza e tornare in sè, normali. E' come rientrare dopo un viaggio, spaesati e distratti. Ma è questione solo di un attimo e tutto torna alla normalità. Avevano camminato nel parco, sentendosi turisti stranieri: era molto piccolo in realtà, ma tra tate polacche e badanti russe, bambini colorati e vecchietti che imprecavano in dialetto si sentivano al centro del mondo, tante culture diverse lì insieme e senza in realtà toccarsi mai tra loro. Ne parlavano mentre si sedevano sull'unica panchina libera, in pieno sole, in riva al piccolo stagno.
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- Sei stata crudele a portarmi qui. Tu lo sapevi e volevi solo ferirmi. Non si sa quando nascono le ambizioni. Forse da bambini, quando si iniziano a tirare le somme di cosa manca e cosa c'è. Forse più in là, quando si inizia a focalizzare cosa si vuole davvero, cosa serve per se stessi. Ci sono casi in cui una persona non ha molto e pretende di più, si impegna e si destreggia per migliorare la propria posizione, e quando si allontana decisamente dallo stato iniziale si placa, si ferma, si gode i risultati. A volte invece una persona ha già tutto ma vuole dimostrare che serebbe stato in grado di raggiungere quel livello con le proprie forze. Queste persone non hanno scrupoli. Perchè non conoscono limiti alla loro sete, non basta la ricchezza, non basta la forza, cercano il potere. Chi possiede già continuerà a volere di più per il semplice fatto di non aver conosciuto mai il nulla, e perchè lo temono da morire. La sana ambizione che porta a progredire esplode in avidità, e non c'è più scampo, ogni altro progetto o scopo in quell'anima si annichilisce, lasciando il posto ad una lucida disumanità. Lisa apparteneva ad una famiglia molto conosciuta, aveva parenti in politica, parenti nello spettacolo. Erano dal lato di sua madre, e questo le piaceva, godeva degli stessi privilegi senza portarne l'ingombrante cognome, e poteva lavorare con più autonomia. Perchè Lisa aveva lavorato sodo, tutta la vita, quasi per confermare il suo diritto di appartenenza al clima di eccellenza della sua famiglia. Era stata la migliore del corso all'accademia delle Belle Arti, e puntando sulle proprie conoscenze e sulle proprie capacità aveva iniziato ad organizzare mostre ed eventi artistici sempre più esclusivi. Fino a ritrovarsi a nemmeno trent'anni proprietaria della più illustre galleria d'arte della città. Ma voleva di più, e non sapeva ancora cosa. Mancava un elemento fondamentale per farla sentire completa. Lorenza conosceva bene ormai tutti i risvolti del lavoro di Lisa, quanto incidevano soprattutto i momenti informali: tra feste e serate venivano presi accordi con artisti e commesse importanti. Era davvero una bella vita, bei vestiti, bella gente, in bellissimi posti. E L'Etoile era uno dei suoi preferiti, una discoteca molto raffinata, dove le ragazze immagine volteggiavano in tutù sospese nell'aria, la musica era assolutamente piacevole e la selezione all'ingresso faceva sentire importanti tutti coloro che entravano, per il solo fatto di trovarsi lì. Era riuscita a portarci Valerio una sola volta. Ma sembrava un pesce fuor d'acqua, assolutamente estraneo all'euforia che sentiva lei, di essere lì, di essere lì dentro proprio loro due, entrati per merito di Lisa. Restarono un'ora, tornarono a casa senza dire una parola. Ricordando quella serata Lorenza realizzò quanto fossero distanti, quanto diverse erano le loro anime. Tutti i discorsi di lui sulla moralità, il disagio per il suo lavoro. Sì, ne avevano parlato e lei aveva minimizzato, "Pensa ai soldi Valerio! Pensa a quello che hai! Non basta questo a metterti a posto la coscenza?" No, non bastava. Lo capiva adesso che l'aveva visto felice, fuori da quella vita. Erano quasi arrivate. Quando vide il suv dei gemelli Lorenza capì chi erano andate a incontrare. La notte era diventata piacevole finalmente. Mentre tornavano a casa tornava anche il buon umore, quello un po' amaro dell'alcool e dello stordimento, quello un po' acido di piccoli egoismi e della confusione. Lisa era stanca e non riusciva a guidare, Lorenza la stava accompagnando, si sarebbe fermata da lei, non aveva voglia di tornare a casa sua. Ridevano e scherzavano commentando la serata, le persone, le storie. Poi a casa la familiarità, le confidenze, la complicità tra donne, spogliarsi, struccarsi, lavarsi, pettinarsi, i piccoli riti prima di andare a letto.
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DI NOI DUE.
...tutto è da decidere e cosa succederà loro non lo sappiamo nemmeno noi.
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