Creato da elioerato il 06/07/2009

Di Noi Due

una storia

 

 

capitolo 22

Post n°22 pubblicato il 21 Novembre 2009 da elioerato
 


Verso l'una Alessandra aveva cantato l'ultimo pezzo. Valerio era rimasto incantato dalla sua voce, quella sua naturalità espressiva lo lasciava senza fiato. Una voce che scava nell'anima se la ascolti, se solo immagini che quella voce forse sta cantando per te. Le piccole espresioni elastiche di quel viso, come riusciva a comunicare anche solo con lo sguardo...
Le dita avevano smesso di affondare sicure nei tasti del piano e scivolavano ad unirsi quasi in preghiera, a ringraziare il poco pubblico nel convinto applauso finale.
Valerio sentiva il suo cuore vibrare, e se non è una malattia di certo è qualcosa di magico, un collegamento in presa diretta con lei.
Nonostante fosse molto semplice e spoglio, il locale trasmetteva una certa intesità, una atmosfera incantata e irrinunciabile. Capiva perfettamente il motivo per cui Anna resisteva in qul posto, nella sua fermezza di andare avanti. Ci sono emozoni che non sono riproducibili e non le interressava nulla dei grandi profitti, lei così si sentiva bene, non aveva bisogno di altro. Ha il suo fascino anche il brusio di voci alla fine delle esibizioni, la lenta percezione delle impressioni altrui, gli sguardi che si incrociano a condividere inconsciamente quanto è accaduto.
Si ritrovarono al bancone a chiacchierare con Anna, si erano uniti a loro anche Ezio e poco dopo arrivò Diego.
Un miscuglio umano molto vario e piccoli discorsi incrociati a cementare quello strano gruppetto di cui Valerio si sentiva un po' l'ultimo arrivato, ma ugualmete iserito rispetto agli altri.
Qualche anno prima c'era stata una breve storia tra Alessandra e Diego, ma erano rimasti amici, non si era creata nessuna rottura tra di loro, e poi con Anna era facile andare daccordo, con lei e tutto il suo mondo. Era Anna il vero punto di unione che legava quelle persone.

Poco distanti, sedute ad un tavolino c'erano Lorenza e Lisa. Parlavano annoiate ormai e in procinto di andarsene, ma Lorenza era distratta da quel gruppetto al bancone. Lisa insisteva per andare, ma l'amica continuava a prendere tempo, il suo sguardo e i suoi pensiere ondeggiavano sempre nella stessa direzione.
Nella sua testa affioravano pensiere e ragionamenti contorti, si sentiva presa in giro capiva di aver liberato Valeri da un peso, lasciandolo.
Non l'aveva mai visto così, sembrava un'altra persona, rigenerato dalla nuova vita, da quel nuovo amore.
Per anni era stata con il lato sbagliato dello stesso uomo, per anni aveva trascurato quel suo lato che non conosceva o forse era lei a guardarlo con occhi diversi. Con occhi che prima non aveva, con lo sguardo della gelosia e dell'invidia per qualcosa che non era mai riuscita ad ottenere... la sua felicità.
Avrebbe voluto andare da lui e dirglielo che si sentiva presa in giro, prendere quella morettina per i capelli e allontanarla da lui. In nemmeno una settimana si era trasformato, si era licenziato non solo dal lavoro, ma da tutto il resto.

Diego fu il primo ad andarsene. Il rapporto tra i due sembrava essere tornato quello di un tempo, era tornata la spontaneità di condividere gli spazi.
Si diedero appuntamento per il giorno dopo, per definire gli ultimi dettagli della loro collaborazione.
Mentre si salutavano, Valerio vide le due amiche sedute poco distanti. Restò un po' sorpreso, fece solo un cenno di saluto, che venne ricambiato nello stesso modo e proprio in quell'istante Alessandra lo avvolse con un abbraccio. Per un istante nella sua mente passò tutta una serie complicata di pensieri. Avrebbe voluto giustificarsi con Lorenza, spiegarle che mentre lei era in vacanza non aveva fatto nulla per creare la situazione che si era creata, la situazione si era creata dopo, un inspiegabile combaciare di eventi.
In ogni caso tra loro due le cose non sarebbero andate in modo differente, le distanze erano sempre più profonde, ma solo adesso riuscivano a vedere riflessi con non si erano mai accorti di avere.
La trovò più bella e interessante di come l'avesse vista altre mille volte prima, non ne era più innamorato ma era contento di questo, il distacco aveva fatto bene ad entrambi pensò.
Se ne era accorta di questo anche Lisa, durate la vacanza prima, il cambio d'umore rapido durante il passaggio dall'aereoporto fino a casa, e i giorni sucessivi, e negli occhi l'ultima notte passata in Marocco, fatta di bicchieri, corteggiatori, e di un bacio inspiegabile... e la gelosia folle che l'aveva presa la sera prima, quando Lorenza andò da Claudio.
Gelosia che stava tornando a impulsi irregolari.
Lisa si alzò in piedi, prese l'amica per mano e disse..

''andiamo?''

 
 
 

capitolo 21

Post n°21 pubblicato il 01 Novembre 2009 da elioerato
 

I "Gemelli" li chiamavano, li conoscevano tutti: vestiti uguali e pettinati uguali, con tatuaggi identici ma uno sul braccio destro e uno sul sinistro, cresciuti insieme senza essere cresciuti mai, vite sregolate di adolescenti spacconi che non sono cambiati mai. Stavano tornando dal loro divertimento a tutti i costi quando arrivò la telefonata, un lavoretto semplice per una amica, e una promessa di sicuro guadagno poi, il modo migliore per concludere la nottata. Lo fecero volentieri, avevano sempre sognato poterlo fare, odiavano l'aria snob di chi viveva in quella zona, trovavano gratificante guastare la giornata a qualcuno che aveva avuto vita troppo comoda. Mentre tornavano alla loro macchina uno dei due parlò nel cellulare
- Non c'era... Certo, ovunque... ma non c'era.
Un breve accordo su un incontro, e terminò la telefonata.

- E con chi saresti al telefono già a quest'ora? Melissa Corona, non me la conti giusta... Guarda che se avevi altro da fare rimandavamo...
- Che scema sei... bada che vengo a correre con te solo per farti compagnia, quindi vedi di non chiamarmi Melissa... Lo sai, non lo sopporto... o ti abbandono da sola al parco...
- Va bene, va bene... Lisa... ma Melissa è più sexy...
E Lorenza la superò correndo nelle luci del primo sole, così da non accorgersi dell'accenno di preoccupazione sul viso della sua amica.

Esistono albe che la primavera si diverte a dilatare: è come se il sole sorgendo non sappia quale colore indossare, quale tonalità possa sorprendere meglio la vita sulla terra. E i minuti passano e il cielo si colora ad est, dal lilla al fucsia al rosa più caldo. E il sole indeciso continua a provare i suoi colori, per sorgere bello e radioso perchè pretende che tutti alzino lo sguardo a contemplarlo, almeno un secondo prima di lasciarsi portar via dal vivere quotidiano. E i minuti passano in queste fantastiche aurore che incantano di stupore e meraviglia, e i colori cambiano ancora dal rosa all'arancio, fino a quella sottile linea di azzurro, laggiù, a ovest, dove la notte non ha più spazio e sconfitta va via. Albe così sembrano promettere solo cose belle nella giornata, e i furtunati che se ne accorgono, e davvero alzano lo sguardo al sole, restano premiati dalla pura poesia che sentono nel cuore.

La mattina sbocciava anche al numero 94 di via Marconi, Diego sorrise di trovare un indirizzo così familiare anche nel suo navigatore satellitare. Esistono persone che non danno mai nulla per scontato. Non andava da quelle parti da tempo ormai, e solo dopo la telefonata di Valerio, l'incontro fissato proprio lì, gli era venuta di nuovo voglia di tornarci. Pensò di inziare a raggiungerlo sullo stradario virtuale, così, per gioco, mentre andava in  redazione, ma il sole di traverso rendeva invisibile lo schermo. Era presto, era davvero presto. Si illuminò. Poteva fare in tempo ad andarci davvero, subito, prima del lavoro. E adesso era lì, nella macchina posteggiata lungo il solito marciapiede disfatto. Non era cambiato poi molto il quartiere.
Le porte del locale erano aperte come tutte le mattine, per cambiare aria, era ancora senza insegna, ancora tutto un po' disabitato. Sentì voci dall'interno, era Anna che probabilmente brontolava tra sè e sè
- Ma certo che sono sveglia, certo, siete due pazzi, e quella è più pazza di te, mi è venuta a svegliare per salutarmi, alle 7, no dico, qui ieri ho chiuso verso le due, sono mica come voi giovani che vivete di miele e amore, io devo dormire!
Si affacciò dall'entrata, sorridendo, immaginava di trovarla al telefono...
- Diego!!! Ma sei tu? Vieni, entra!!
- Buongiorno Anna!
E sorrise a Valerio, che comprese fosse il destinatario di tutti quei borbottii, e stava per salutarlo mentre Anna lo investì con la sua solita irruenza
- Lui è Rio, il fidanzato di Sandra...
Valerio era sconcertato, ancora intontito dalla notte da sogno con la sua Alessandra, poi la familiarità di Anna nel chiamarlo per darle una mano, e scoprire Diego come vecchio abituè del locale... e infine venire presentato come fidanzato! La sua espressione doveva essere comica, infatti scoppiarono tutti a ridere, e dopo qualche parola di saluto e chiarimenti Diego esclamò
- Dovevo immaginarlo che prima o poi vi sareste incontrati, i miei due peggiori investimenti sono fatti per stare insieme...

La giornata era passata in quello strano stato mentale di entusiasmo placido da serenità, tra racconti di episodi distanti e risate. Valerio era stato tutto il giorno con Diego, in redazione e in giro, per parlare di lavoro ma soprattutto per rinsaldare il loro rapporto. Si rendevano conto di quanto fosse piacevole confrontarsi tra loro, come riuscivano a comprendere in poche parole intenzioni e stati d'animo. Non era ancora tutto come un tempo, non era riuscito a capire cosa avesse avuto a che fare con Alessandra, ma certo potevano tornare amici.
Dal canto suo lei conosceva già tutte le novità tra sms e telefonate con Valerio, era come se il loro abbbraccio continuasse nonostante le altre cose da fare. Erano rimasti insieme, solo loro due, senza nessuna influenza esterna.
Finalmente era arrivata la sera della sua esibizione, Valerio era davvero curioso di sentirla cantare, di assorbire tutte le emozioni che lei sapeva muovergli dentro. La vide solo un attimo prima che salisse sul palco, era in ritardo, sperava di arrivare prima per stare un po' con lui. Ma fecero in tempo a salutarsi, pochi minuti di sorrisi e parole in un abbraccio, e un bacio dolce. Restarono un attimo occhi negli occhi prima di staccarsi, uno sguardo così intimo ed espressivo tra loro, e non notarono chi li aveva notati a distanza, e ingoiava stizza e invidia e gelosia.

- La canzone per Anna...
Iniziavano sempre così le serate, una consuetudine per tutti gli artisti, la dedica ad Anna era il modo per richiamare l'attenzione. Fino a pochi minuti prima si era tra il pubblico a chiaccherare e salutarsi, a vedere chi c'era, un attimo dopo sul piccolo palco. Era difficile dividere i tempi, gli spazi. Una esibizione parte da un distacco. Si diventa un'altra persona nel momento in cui si prende la parola, si inizia a suonare, a cantare. Si diventa estranei, si spezza la confidenza col pubblico che diventa vago insieme di corpi indistinti. Le piccole lampade ai tavolini non illuminavano i volti, restava solo lei in piena luce, sotto al piccolo faretto che illuminava il piano dall'alto. Seduta davanti al suo strumento, elegante e composta nel suo vestito rosso, che lasciava scoperti il collo e le braccia, sembrava una ballerina, preziosa anche nel respirare. Incantevole. Iniziava il suo piccolo concerto, la sua piccola magia, in cui poteva trasmettere quello che voleva intorno, agli altri, nel modo che le era più congeniale. Era un potere che lei padroneggiava senza rendersi conto, riusciva a trascinare le anime di chi la ascoltava dentro di lei, nel suo profondo, e non serviva che conoscessero le canzoni, non erano legate da fili logici apparentemente, Alessandra amava mischiare generi e autori senza pensarci, spesso cambiava la scalette mentre suonava, perchè chi ama la musica è fatto così, una canzone si lega ad un altra e non sai spiegare perchè. Iniziò una piccola introduzione al piano, ma si interruppe al momento di cantare. Avvenne per due volte. Sorrise agli amici, dispiaciuta, sorpresa, grata che fossero tra loro, come al solito. Guardò un punto tra le persone, e si illuminò del suo sorriso più radioso, bella come il sole che li aveva incantati quella mattina di primavera.
- La canzone per te...

 Nearness of you
(Norah Jones)

Non è la pallida luna che mi emoziona
che mi fa tremare e mi rallegra
oh no,
è solo averti vicino

e no è il tuo dolce conversare
che mi porta queste sensazioni
oh no,
è solo averti vicino

quando sei tra le mie braccia
e ti sento così stretto a me
tutti i miei sogni più liberi
diventano veri

non ho bisogno di luci soffuse per incantarmi
se solo tu vuoi concedermi
di poterti tenere sempre così stretto
e di sentire nella notte
di averti vicino.

 
 
 

capitolo 20

Post n°20 pubblicato il 19 Ottobre 2009 da elioerato
 



Sono quasi le sei del mattino quando la sua mente lentamente inizia a riaccendersi. Un po' alla volta inizia a rendersi conto di quanto era successo.
Il primo risveglio dopo un avvenimento straordinario è sempre emozionante. Ti svegli e cerchi di capire in fretta se è tutto vero, se le tracce d'emozioni che ancora scorrono nella mente sono reali oppure se hai solo sognato. No.. non era stato un sogno, ma quella ragazza era davvero un sogno. Tutti e due ancora mezzi scoperti dalle lenzuola, con la luce leggera della finestra socchiusa a disegnare piccole ombre sul corpo di lei, sul suo profilo scoperto e anche su quello nascosto. La pancia aderente al materasso e il viso ancora spento rivolto verso il suo sguardo gli faceva sobbalzare i nervi, ogni movimento si faceva quasi difficile e in quel momento pensava che non si sarebbe mai abituato alle emozioni che quell'anima gli trasmetteva. Era una mattina silenziosa ancora. Poche auto in strada e nessun rumore di fondo particolarmente forte. Qulla stanza avvolta in un silenzio grigio di città ma decorata dai piccoli raggi di sole che entravano a colorare le forme di Alessandra, quella stanza era un angolo di paradiso, una nuvola libera nel cielo.
Una musica metallica inizia a suonare da un comodino.
Il telefono di Alessandra, è la sua sveglia.
Lui la guarda mentre anche lei lentamente si risveglia, riprende vita, rinasce con lo stesso incanto di Valerio negli occhi. La sopresa  di essere ancora li e la fretta di riavvolgersi in un abbraccio aderente. Il rumore delle lenzuola che si rifaceva seducente, lo sfregare di pelle sul tessuto, labbra e naso ed assorbire ogni odore e sapore...

Mentre assieme preparavano la colazione, entrambi sentivano come un peso, talmente intenso era quello che stava nascendo. Ma non un peso di fatica, ma un peso di consistenza. La consistenza di una emozione quasi inspiegabile. Il sentirsi completamente nelle mani dell'altro e un sentimento contrastante.
La sicurezza di essere una cosa sola e allo stesso tempo la paura di non riuscire ad esserlo.
I silenzi che a volte possono non essere capiti, ma solo interpretati. Attimi di buoi, black out apparente delle emozioni.
Lei parlava dei pezzi che avrebbe suonato la sera.
Si, finalmente era venerdì. L'atteso giorno in cui avrebbe suonato lei.
E Valerio pensava a lunedì. Pensava a come si era perso quel giorno, si era parso ma aveva trovato lei.
Ripensava allo schema rotto, come un piccolo rovesciarsi di avvenimenti possa determinare un percorso.
Mentre lei parlava si era accorta di questa quasi assenza di Valerio. La testa chissà dove...

- beh... ti lascio ai tuoi pensieri, tanta adesso devo andare....
- quando ci vediamo? ti chiamo?
- torno il pomeriggio tardi... verso le sei...passo io se ti va..
- per me va bene...
- passo a salutare Anna prima di andare..

Senza nemmeno accorgersene erano di nuovo abbracciati, legati l'uno nell'altra. Sapore di miele e cioccolato fusi insieme, in un respiro liquido e caldo da rimanere immobili.

A chilometri di distanza, nella ormai ex casa di Valerio, due tizi stavano suonando al cancello. In un primo momento, Claudio non li aveva riconosciuti, anonimi e vuoti, privi di caratteristiche particolari, li aveva fatti entrare nel giardino, ma più si avvicinavano e più capiva. Li conoscevano bene lui e Lorenza, e un brivido di paura gli percorse tutto il corpo. In un attimo uno di loro lo teneva fermo da dietro, l'altro lo tratteneva per i capelli e gli urlava frasi che dalla paura non riusciva nemmeno a comprendere. Tutta l'arroganza e la spavalderia che lo caratterizzavano sembravano essere svanite fra i brividi di terrore dentro ai suoi occhi. L'essere sempre al di fuori dalle situazioni complicate lo avevano reso vulnerabile come nemmeno lui avrebbe mai immaginato. Paradossalmente era la persona sbagliata ma allo stesso tempo quella giusta. Credevano di trovare Valerio, invece ancora meglio trovarono lui. Con Lorenza aveva fatto piccoli investimenti in polvere bianca, per avere sempre a portata di mano quel lampo di mondanità nelle numerose occasioni speciali. Allora iniziava a elaborare qualche pensiero concomitante a quell'agressione. Forse Lorenza aveva combinato qualcosa. Aveva giocato qualche scherzo pericoloso a quei tipi o forse aveva fatto dei passi che non poteva permettersi, fatto sta che cercavano lei e qualcos'altro. L'avevano cercata a casa sua ma non c'era, allora si erano precipitati li, in quella casa dove sapevano di averla vista altre volte, contattati da lei proprio in quel posto. Il fatto di trovare Claudio sembrò farli imbestialire ancora di più.
Senza nemmeno rendersene conto, aveva il naso sanguinante ed un occhio gonfio che faticava a tenere aperto. Si erano divisi subito la sera prima, probabilmente era andata a casa di Lisa, ma nemmeno sapeva dove potesse abitare, lo sapeva Valerio, non lui. Ma non gli andava di coinvolgere altra gente e non disse nulla. Gli scappò solo di raccontare dove l'aveva vista l'ultima volta. Prima di andarsene fecero un accurato controllo dentro casa, e quando se ne andarono sembrava fosse passata una tromba d'aria. Librerie rovesciate, armadi che sembravano ever esploso il loro contenuto, il letto che non sembrava più un letto. Non trovarono nulla (di Lorenza?), nè un vestito ne un paio di scarpe, ne un rossetto, e questo li fece finire prima l'improvvisa ispezione. Non ricordava di aver avuto mai un risveglio simile, Claudio tremava e ragionava a fatica. Quando se ne andarono aveva il telefono in mano, per chiamare aiuto, forse la polizia, ma per minuti rimase fermo immobile senza nessun pensiero lucido a sfiorargli la mente. Rimise giù il telefono e cercò di far finta di niente. Iniziare la giornata senza nessun coinvolgimento emotivo. Non era facile , ma uno come lui poteva farlo, conosceva l'arte di congelare l'anima.
Senza nemmeno tentare di mettere ordine, fece colazione , una doccia veloce e poi fuori al garage a scaldare un po' l'auto prima di partire per il lavoro.
Era visibilmente scosso ma si impose il silenzio, non gli passò nemmeno lontanamente di avvisare qualcuno di quanto accaduto, nemmeno Valerio, nemmeno Lorenza. Voleva soltanto dimenticare in fretta. In fondo quello che poteva rischiare era già successo, quello che doveva pagare in quella storia lo aveva già dato, si sentiva in diritto di tagliarsi fuori senza altre conseguenze.

 
 
 

Capitolo 19

Post n°19 pubblicato il 07 Ottobre 2009 da elioerato
 


Esistono posti che nascondono un magnetismo, una magia, e sembra tutto ruoti lì attorno e chi entra a far parte di questa energia concentrica acquista un fascino diverso, ti senti irresistibilmente spinto a entrare in quest'orbita, e quando ne resti incantato a tua volta diventi... incantevole. Come Anna.
Una di quelle domande pensate, che quando ti rendi conto di averle pensate ad alta voce è troppo tardi, la risposta è già partita e non hai nemmeno il tempo di chiederti se sei stato impertinente.
- Anna... come sei arrivata qui?
- Per amore credo.. cos'altro muove gli esseri viventi?
Lei piano prese a raccontare, la sua gioventù spavalda e libera, parrucchiera a Berlino, cameriera a Londra, fotografa a Bercellona, la musica, gli eventi. Era la pecora nera della famiglia, la scalmanata, la ribelle, mentre sua sorella Roberta, la madre di Alessandra, da brava metteva su famiglia con un buon partito, e si preparava all'esaurimento nervoso. Erano gli anni '80 colorati e ruggenti, si scoprivano universi e mondi nuovi ad ogni vicolo.
- E poi... poi mi innamorai... Mi fermai un po'...
Un lungo silenzio, imbarazzato a Valerio parve di vederle gli occhi più lucidi...
- E infine l'amore sfiorì...
Continuò
- ma ormai mi trovavo bene qui, coltivai il mio progetto.
Il locale rappresentava la realizzazione di un sogno per Anna: un posto dove potersi esprimere liberamente, senza vincoli di stile o tempo, strumenti a disposizione per jam-sassion di gruppi improvvisati, poesia, arte, musica. Per questa ragione spiegò, non c'era un'insegna, non facevano pubblicità. Doveva essere una scoperta arrivare lì, un premio. Si creò ben presto una sorta di circolo di abitudinari, un club, ma aperto a chiunque si sentisse di entrarci. Le esibizioni venivano programmate da sè, chi aveva voglia segnava una data, gli amici venivano ad ascoltarlo... e si prese il via così, senza compensi, senza gelosie... Tutti amici che suonano tra loro...
- Mi fai diventare nostalgica.
Concluse sorridendo.
- E tu cosa ci fai qui?
- Io... beh... vale se dico "per prendere un caffè"?

Imbruniva e Anna era presa dai preparativi per la serata: ora Valerio capiva perchè non c'era mai nessuno al bar ai soliti orari, non era un posto per tutti, nessuno voleva lì la confusione avvilente del caos metropolitano. Gironzolava tranquillo, Anna gli aveva dato il via libera, e lui aveva scoperto la grande cucina, e un altro salone adiacente semivuoto, che veniva usato solo come magazzino, "un peccato" pensò "basterebbe metterlo in sesto e sarebbe utilizzabile...". Sorrideva di sè e della propria natura imprenditoriale, mentre ogni tanto rispondeva agli sms di Alessandra che gli raccontava cosa faceva, cosa pensava. Era come non si fossero salutati affatto, tutto il giorno erano rimasti in contatto fittissimo, non insieme, ma uniti.
Valerio era in quello stato di grazia, felice e sereno e senza aspettative particolari, come di uno uscito di galera, o guarito da una lunga malattia: ogni particolare era nuovo, interessante, affascinate. Lo incuriosiva la storia di quel posto, quei mobili, quelle luci. In particolare un oggetto che sembrava legare meno con il resto. In un tavolino a parte, in un angolo contro una parete, c'era una lampada in stile liberty, molto colorata da fiori dipinti sul vetro e pietre semipreziose. Si accendeva tirando una catenella sotto il paralume, e per lui pensarlo fu già farlo. La luce si diffuse dolce appoggiandosi sul pavimento, sui tavoli e le sedie più vicine. Era un calore che abbracciava tutto, non illuminava e basta, la vedevi scivolare densa sui contorni, spingeva le ombre dolcemente, come una piccola aurora che piano si faceva alba e infine sole. Un sole caldo e scuro e ricco dei colori della giornata, era come il sole del tramonto ma che nasceva all'alba.
- Quello è il tavolo di Sandra. Adora quella lampada, dice che ha qualche potere misterioso. La trovai qui quando comprai tutto, vent'anni fa, e funziona ancora. Questo è già un potere misterioso secondo me!
Valerio non potè resistere dal sedersi al posto di Alessandra, vedere il mondo dal suo punto di vista, illuminato dalla sua luce. C'era qualcosa di magico in quell'atmosfera.

Immaginava di passare da Anna la serata, ma non certo come avvenne... Quando tornò al locale dopo cena e doccia non c'era ancora nessuno, era presto. Solo Ezio, quello della ferramenta, che armeggiava con un vecchio amplificatore sul piccolo palco.
- Proprio stasera doveva farmi questo...
Chiaccherarono un po', Valerio lo aiutò a sistemare i contatti che erano andati e scoprì che toccava a lui quella sera esibirsi.
- Conosci un tizio di nome Bob Dylan? Ecco, siamo amici e mi ha regalato qualche canzone per stasera...
Un angolo di universo speciale. In cui nessuno è insignificante o vuoto, nessuno ha un unico senso. Un luogo in cui passano paranoie e timidezze, le anime si scoprono e si riconoscono e la musica e le parole scorrono immediate nel sangue, creano interazioni e immagini uniche e immense, in cui sentirsi vivi diventa naturale, vivere dovrebbe essere sempre così naturale...
Pensava queste cose, distante, e si accorse che stava arrivando gente, e sorrise vedendo che il "suo" tavolo era ancora libero, quando riconobbe una voce (una risata) immediatamente: Lorenza. E Lisa, e Claudio. Invasione di campo.
Quanto male fa la vita di prima. Non sono rimorsi o rimpianti, è solo il ricordare chi eri a ferirti. Come potevi credere di essere felice, di sentirti completo, nella vita di prima?
Sono qui solo a salutarlo, vedere dove si è sistemato, sapere come sta. Sorrisi sinceri o ipocriti tra chi lascia e chi viene lasciato, parole spezzate e disorganizzate tra estranei e sconosciuti, amici cambiati, amici mai stati amici. Intrusi.
- Rio vieni a vedere un po' che qui non funziona mai...
Anna! Irruente, salvifica, fragorosa Anna! Valerio si congedò così dal gruppetto, li fece accomodare in un tavolino e raggiunse Anna dietro al bancone, per aiutarla con lo spillatore nuovo. E lì rimase tutta la sera, lontano dal gruppetto snob che fino a una settimana prima era tutto il suo mondo, e che ora vedeva arido e alieno, e nello stesso tempo loro commiseravano lui, ridotto a barista, impazzito, senza respirare un alito di quell'energia che impregnava tutti lì intorno. Valerio versava da bere e chiaccherava e cantava, ormai fibra viva del tessuto di quell'universo nuovo. Fibra necessaria e insostituibile, si sentiva vivo e unico e speciale, si sentiva lui stesso come la luce della lampada di Alessandra, intenso e capace e seducente. Come lei.
Incantato e incantevole.

I messaggi sul cellulare erano continuati, Alessandra rimpiangeva di essersi persa una serata così riuscita, ma non poteva fare diversamente, "dovrei rubare la macchina di mia madre..." scherzava. E quando si sentirono, dopo, tardi, si sentì come travolta dall'entusiasmo di Valerio che raccontava. E infine si salutarono, dopo tante parole si diedero la buonanotte.
Dopo mezz'ora lui non aveva ancora preso sonno, non poteva credere di essere stato così bene in una sola giornata, infiniti attimi preziosi e intensi che lo avevano rimesso al mondo. E tutto nasceva da lei, da Alessandra... Vibrò il cellulare sul comodino, illuminando il suo sorriso, sorpreso e sollevato, anche lei non riusciva a dormire, lo cercava ancora.
- E la mia lampada allora? Ti è piaciuta davvero così tanto?
Parlarono ancora un po' scherzando e perdendo tempo, senza niente da dirsi in realtà, semplice voglia sentirsi. Mentre diceva così, il telefono terminò la chiamata, la sua voce arrivava da dietro la porta.
- Te la regalo se vuoi...

Era lì.
E fu un unico movimento stringersi, lì al buio vicino alla porta, nel silenzio notturno del piccolo appartamento...  e spogliarsi e baciarsi... E sentirsi scivolare come la luce sui contorni delle cose, illuminarsi e scaldarsi e scoprirsi in quel buio caldo fatto di sospiri ed esitazioni. E riconoscersi sempre, in ogni movimento, in ogni carezza, sorprendersi di piacersi così, in tutto... fondersi e scambiarsi energia... Diventare essi stessi luce...

 

 
 
 

capitolo 18

Post n°18 pubblicato il 26 Settembre 2009 da elioerato
 



Un ora prima, poco dopo che Alessandra era uscita dalla porta, suonò il suo di telefono. Era la voce di Diego, l'aveva riconosciuta anche dopo anni.
Una amicizia la loro sempre al limite tra odio e ammirazione reciproca, due caratteri simili, ma con ruoli diversi. Diego aveva una piccola rivista che trattava musica , cinema , piccoli temi di attualità e tecnologia. Conoscendo la passione di Valerio per quest'ultima, lo aveva invitato anni addietro a collaborare con piccoli articoli su nuovi prodotti pronti ad uscire sul mercato, più che altro a Valerio sembrava un modo per riempire le pagine mancanti a qualla rivista, anche perchè doveva basare l'articolo su foto e schede che arrivavano alla redazione, senza nemmeno avere l'oggetto in questione tra le mani. E poi Valerio non amava così tanto questo campo, lo conosceva bene e questo è diverso. E così i primi due articoli erano stati una stroncatura totale sui prodotti in questione.
In totale fiducia Diego non li aveva nemmeno letti e vennero pubblicati così com'erano, solo che le marche in questione facevano anche da sponsor, e Valerio si era soffermato soprattutto sull'inutilita di quegli oggetti.
I loro rapporti per un po' si erano incrinati, apparentemente senza rimedio. Poi ci fu una tregua ma la loro amicizia si era comunque raffreddata, semplicemente laciandosi scorrere lontani senza necessità di incrociare mai le loro vite. Anche se in realtà quella vicenda era stata una grande incomprensione, Valerio si meravigliò non poco di sentire quella voce e quegli scambi di battute autamatiche come se avessero parlato anche il giorno prima. Era come se il tempo tra loro si fosse fermato due anni prima e adesso avesse ripreso a girare la lancetta di quella amicizia.
Non poteva non pensare al suo lavoro, a come lo aveva lasciato, e come, così facendo sembrava essersi spezzato un incantesimo cattivo. Aver rotto uno schema, sembrava aver aggiustato le cose dentro di se. E la cosa strana era che gli altri si preoccupavano per lui, quando invece non ricordava di essersi mai sentito meglio.
Forse anche per questo motivo Diego si era riavvicinato così bruscamente al suo vecchio amico, aveva visto il suo "mollare tutto" come una resa, come quando il nemico si arrende disarmato e non vuoi infierire e allo stesso tempo non ti fa più paura avvicinarti a lui.
Ma quella di Valerio non era una resa, era un atto di coraggio, difficile da comprendere da che si crede libero, ma non lo è.

- senti Valerio... volevo riproproti quel lavoro per la rivista... e non farti problemi su quello che scriverai.. se accetterai...
- non so cosa dire... mi farebbe anche comodo adesso...
- si lo so... ho sentito Claudio ... non posso offrirti grandi cifrè però mi serviresti davvero... e poi sarebbe una soluzione veramente elastica per te... potresti anche fare altro, non ti occuperebbe certo tutta la giornata questa cosa...
- penso che accetterò.... potrebbe anche piacermi... senti... domani sera vado a sentire una mia amica nel locale qui sotto dove abito adesso... se ti va possiamo vederci li così parliamo...
- si... credo di non avere impegni.. allora a domani...

Dopo aver spento la conversazione, guardando il suo telefono gli venne subito in mente Alssandra, il loro saluto di poco prima, il folgliettino di carta con scritto il suo numero, l'ora che si avvicinava alle quattro e sentiva l'urgenza di comunicare con lei, di raccontarle quella piccola cosa che era appena successa, e farsi prendere da quella strana sensazione di quando ascolta la sua voce, di come tutto inizia a dipingersi con colori diversi, colori vivi, mescolati armoniosamente.
Il display del telefono segnava le 16 e 01 quando decise di chiamarla, era un emozione nuova quell'attesa che lo separava dal sentire la sua voce, quei pochi squilli interminabili di attesa e imbarazzo con il cuore vibrante di emozione. 
Quando la voce di Alessandrà entrò nel suo timpano, ne fu quasi sorpreso, quasi incredulo, per un attimo rimase fermo in ogni movimento, anche nel respiro.
Si erano lasciati da poco in fondo, con la promessa di darsi la buonanotte ed invece erano gia li con le orecchie appiccicate ai loro telefoni, entrambi sorpresi di sentirsi ancora così vicini.


 
 
 

DI NOI DUE.

...tutto è da decidere e cosa succederà loro non lo sappiamo nemmeno noi.

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