elliy.writer il 06/05/10 alle 00:25 via WEB
INCANTESIMO
Il vecchio lo guardò, spazientito: - Smettila con le domande! Null’altro posso fare per te, se non leggere quello che dalle stelle è stabilito.
E, detto questo, chinò il capo e prese a scrivere sul grande libro.
- Cosa scrivi? – chiese il ragazzo.
- Un giorno saprai, ora devi andare! – rispose il vecchio, senza alzare lo
sguardo.
Il ragazzo abbassò le palpebre e d’un colpo si ritrovò ai margini del bosco,
da dove era partito al mattino. Al mattino? Il mattino di quale giorno? Quanto
tempo era trascorso?
All’improvviso sentì le spalle appesantirsi, le gambe tremare, lo sguardo
vacillare...
- Che accade? – si chiese, guardandosi le mani, senza riuscire a riconoscerle.
Toccando una pelle, un viso che gli sembravano di un altro.
- Ho bisogno di vedere ... – e si incamminò verso lo stagno.
Barcollava ed era costretto a sostenersi ora a un albero, ora a un altro,
ferendosi le mani con le asperità della loro corteccia:
- Dannati alberi, maledetto bosco… – borbottava, continuando a inciampare in
un sasso, in una radice, nelle sue stesse incertezze, mentre nella testa
rimbombava la voce del vecchio, quella incomprensibile maledizione: “Per lungo
tempo vagherai senza riconoscerla, per molti anni ancora dormirai senza
riuscire ad incontrarla, finché”. Finchè. Quel maledetto stregone si era
fermato lì. Diceva che nelle stelle non c’era scritto altro. Finchè. Cosa
doveva aspettare e soprattutto cosa doveva cercare, per essere felice?
Era stanco, ma ecco una radura e finalmente lo stagno, davanti a
lui. Cadde in ginocchio sulla riva e prima di chinarsi pregò che tutto fosse un
inganno, un sortilegio, un sogno... poi si specchiò nell’acqua.
Una nuvola si spostò per lasciare che un raggio di luna raggiungesse la terra
e andasse a cadere proprio lì, dove il ragazzo stava cercando in uno stagno la
risposta sulla felicità.
- Stolto, non è qui.
- Chi è? Chi sei? – sobbalzò impaurito il giovane.
- Come? Non mi vedi? O non mi riconosci? – sibilò il piccolo ramarro,
strisciando tra le sue ginocchia.
- Sei una schifosa e viscida lucertola, certo che ti riconosco, ti vedo. Che
vuoi dai me?
- No, tu non mi vedi, non ancora – e detto questo, con uno scatto fulmineo,
raggiunse la mano del ragazzo e la morsicò.
Cadde il ragazzo, addormentato. E con lui si addormentarono il bosco e lo
stagno. La nuvola tornò a coprire la luna durante la notte e il sole durante il
giorno.
Finchè.
Finchè un giorno, dopo un tempo lunghissimo, qualcuno passò di lì. Lo vide, gli
sfiorò la mano e lo chiamò.
Aprì gli occhi, il ragazzo. E vide una donna.
Sorrise il ragazzo, senza accorgersi del bosco e dello stagno che riprendevano
a vivere, del sole che tornava a risplendere ... Seguì la donna. E la vide
bella e la desiderò, ma:
- No – gli disse lei – non finchè...
- Finchè?
Lei non aggiunse altro. Si sedette, in un angolo, e restò in silenzio,
disperata, ad aspettare.
- Finchè cosa? – continuava a ripetersi il ragazzo, vagando per ogni dove.
Finchè, un giorno, abbassò le palpebre e d’un colpo si ritrovò seduto dietro a
un tavolo, un grande libro aperto davanti a sé, pagine e pagine riempite da una
scrittura che non riusciva a distinguere. Continuò a sfogliare, fino alla
penultima pagina, senza capire.
Un ragazzo entrò e gli chiese:
- Vecchio, sai dirmi dove posso trovare la felicità?
Fu allora che ebbe voglia di piangere. Invece cominciò a dire:
“Per lungo tempo vagherai senza riconoscerla…”
Poi, mandato via il giovane, scrisse una parola sull’ultima pagina.
Infine, con un tonfo, il libro si chiuse. _______________________
Giusto per rompere il ghiaccio... ciao!
(Rispondi)
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Inviato da: emilytorn82
il 23/12/2016 alle 13:01
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