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FUORI IL PETROLIO DALL'ABRUZZO

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INCENERITORI

Inceneritori:La legge di Lavoisier applicata ai rifiuti: La legge di Lavoisier (o di costanza delle masse nelle reazioni chimiche) ci dice che “la quantità di materia totale di un sistema chiuso rimane costante”. Il che significa che è possibile trasformare le sostanze, ma non annullare la loro massa. Dalla combustione di una tonnellata di rifiuti bruciata si ottengono complessivamente circa due tonnellate di sostanze: - una tonnellata di fumi - 280kg/300kg di ceneri solide, cancerogene, da smaltire in discariche speciali - 30 kg di ceneri volanti (estremamente tossiche) - 650 kg di acqua sporca (da depurare) - 25 kg di gesso Nel processo di incenerimento, ai rifiuti da bruciare occorre infatti aggiungere calce viva e una rilevante quantità di acqua. Nulla si crea, nulla si distrugge, e tutto si trasforma, viene insegnato in seconda media, eppure, in modo bipartisan, i nostri politici sono ancora suggestionati dal “mito prometeico”.
 

HERMANN DALY

Hermann Daly, uno dei fondatori dell' economia ecologica fornisce la seguente ricetta per una economia sostenibile (notare bene che parla di "economia" e non "sviluppo")

1-Sfruttare le risorse rinnovabili ad un ritmo che non superi la capacità di rigenerazione dell' ecosistema.
2-Limitare l'uso di tutte le risorse, in modo da produrre un livello di rifiuti che possano essere assorbiti dall'ecosistema
3-Sfruttare le risorse non rinnovabili ad un ritmo che, per quanto possibile, non superi il ritmo di introduzione di sostituti rinnovabili

 

 

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Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7/03/2001. Le foto presenti sul blog sono dei rispettivi autori, nel caso violino i diritti d'autore saranno rimosse in seguito a pronta comunicazione.
 

 

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Sciamoci sopra

Post n°464 pubblicato il 25 Febbraio 2011 da emergenzambiente
 

 

 

 

PROTOCOLLO D’INTESA

per il rilancio dello sviluppo e la valorizzazione dell’area aquilana del cratere colpita dal terremoto del 6 aprile 2009, ai fini ambientali e turistici

sottoscritto nei giorni scorsi a Roma da Gianni Letta, Chiodi, Cialente e altri sindaci

200milioni per piste da sci dove manco nevica più, devastando montagne ecc. con la scusa di rilanciare l'economia dell'Aquila...ma se è tutta una maceria.

Senza parole


di Luigi Piccioni

 

Leggo sui giornali una notizia da raccapriccio, che ai miei occhi fa il pari per gravità con quella di dicembre riguardante il sacrificio dello storico Parco Nazionale dello Stelvio sull'altare delle personalissime sorti di Silvio Berlusconi.

Con mossa bi, tri, quadri, omnipartisan - mi spiegano le gazzette - si è battezzato nientemeno che a Palazzo Chigi un faraonico progetto di attrezzamento sciistico del bacino Ovindoli-Campo Felice, da estendere anche a Campo Imperatore. Si tratta - per chi non le conoscesse - di tre stazioni sciistiche abruzzesi di dimensioni relativamente piccole, distanti in linea d'aria forse qualche decina di chilometri, due piazzate dentro il Parco Regionale Velino-Sirente, una dentro il Parco Nazionale del Gran Sasso. Sono vecchie stazioni piuttosto isolate tra loro, che fanno un danno relativo proprio perché isolate e perché alla fin fine sono state martoriate negli ultimi anni da un'ormai endemica scarsità di neve e da una crisi della domanda aggravata dalle vicende economiche degli ultimi due anni. Capacità di espansione, insomma, minima se non nulla.

Ciononostante leggo che Gianni Letta, il mitico sindaco democratico dell'Aquila Cialente, il chiacchierato presidente della Regione Chiodi e nientepopodimeno che i responsabili dei relativi Enti Parco firmano questo progetto fantascientifico, magnificandolo come occasione irripetibile per uscire dal dramma del terremoto. Come sempre, aria fritta, fumo negli occhi: le zone che secondo i loro dubbi calcoli dovrebbero beneficiare dell'impresa non sono state - di fatto - colpite dal terremoto mentre i soldi per ricostruire L'Aquila (la vera emergenza abruzzese, che però è ormai solo un castello pieno di spettri) non si sono trovati e com'è noto da tempo non si troveranno mai più. Duecento milioni per una tipica roba da "cricca", semplice e redditizia, si sono trovati invece a tamburo battente.

Potrete dirmi: e a te che te ne frega? E a noi che ce ne frega?

Beh, solo per spiegarmi un po': per decenni ho sostenuto la sfida di un diverso sviluppo della montagna abruzzese, uno sviluppo autocentrato, sostenibile, basato sulle aree protette, su un turismo dolce, consapevole ed economico, sulle cooperative di giovani, sulla promozione delle straordinarie specificità locali. Era la grande sfida degli anni ‘70, quella della CGIL e del Parco Nazionale d'Abruzzo, delle forze progressiste, di Italia Nostra, del WWF e del Cai. Allora c'ero, e l'ho sostenuta. Poi, in seguito, l'ho ricostruita e l'ho raccontata con passione e orgoglio, anche all'estero. Era la storia dell'Abruzzo regione dei parchi, di ARVE, di APE. Una storia d'avanguardia, una grande sfida.

Beh, ora le gazzette non fanno che confermarmi: tutta carta straccia, tutto inutile, solo sciocche illusioni, fantasmi di sognatori stupidi e anche un po' pericolosi.

L'ipotesi di sviluppo omni-partisan firmata a Palazzo Chigi sancisce infatti il puro e semplice ritorno a quaranta anni fa, alle scorciatoie economiche più banali e rapaci, a modelli ambientalmente devastanti, centralistici e di redditività ormai assai più che dubbia. Una pagina che credevamo di essere riusciti a voltare per sempre. E invece no, piuttosto, il contrario: sono "loro" che ci hanno "voltati" a noi.

Me ne frega quindi perché è una mia sconfitta, durissima: è la mia terra, sono i miei sogni, il mio vissuto, le mie speranze che vanno in fumo. E continuo - forse ingenuamente - a pensare che non sia una sconfitta che tocca solo me.

Vedo anzi già - e lo vedo molto bene - il sindaco di questo o di quel paese o il presidente di questa o quell'area protetta che mi addita al ludibrio del popolo come nemico del progresso e affamatore dei poveri giovani locali. Che però le loro siano scelte che erano già condannate dalla storia quando l'Italia era ancora un paese affluente e non devastato e impoverito come oggi, questo al popolo e ai giovani locali non c'è nessuno che glielo andrà a dire. Come nessuno andrà più a dire loro, nell'Italia di oggi, che forse un altro sviluppo delle aree montane è possibile, forse persino economicamente migliore di quello magnificato dagli omnipartisan raccolti all'ombra delle lobbies affaristiche di Palazzo Chigi. E sicuramente più carico di futuro, perché senza rispetto dell'ambiente oggi sappiamo assai meglio di quarant'anni fa che non c'è futuro per nessuno.

 

 

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Data di creazione: 05/04/2008
 

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CARTINA PETROLIO AGGIORNATA AL 2011

 

FUORI IL PETROLIO DALL'ABRUZZO

PETROLIO CHI DECIDE COSA

Lo schema delle autorità competenti può essere riassunto così: -La Direzione Generale dell’Energia e delle Risorse Minerarie è la massima autorità nel campo energetico nazionale nell’attribuire i titoli minerari. Nel suo ambito opera l’Ufficio Nazionale per gli Idrocarburi e Geotermia (UNMIG), con tre uffici periferici a Roma, Bologna e Napoli, al quale è demandato il compito del rilascio dei permessi, delle concessioni e il controllo delle attività produttive. -Il Comitato Tecnico per gli Idrocarburi e la Geotermia è il principale organo consultivo del Ministero dell’Industria in materia. E’ nominato per decreto dal Ministro dell’Industria e dura in carica per tre anni. Il Comitato esprime un parere, peraltro non vincolante, sull’assegnazione dei titoli minerari richiesti in concorrenza, e valuta le varie situazioni su cui è chiamato a pronunciarsi, quali la variazione dei programmi di lavoro, l’unificazione degli stessi fra titoli adiacenti interessati alla stessa tematica, l’assegnazione di concessioni di coltivazione alla società o gruppo che ha scoperto il giacimento ecc. Le riunioni del comitato avvengono a intervalli trimestrali. -Il Ministero dell’Ambiente, attraverso la Direzione Generale della Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) è l’istituto preposto a fornire la valutazione dell’impatto ambientale di ogni singolo progetto industriale e quindi anche di quello relativo al settore degli idrocarburi. Si avvale anche del parere della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, competenti territorialmente. Alcune competenze specifiche sono demandate direttamente alle Regioni interessate e attraverso deleghe, a Provincia e Comuni.
 

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A ME GLI OCCHI

Il linguista Noam Chomsky ha elaborato la lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.
1 - La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2 - Creare il problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare.
3 - La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi.
4 - La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato.
5 - Rivolgersi alla gente come a dei bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente.
6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….
7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti...

9 - Rafforzare il senso di colpa. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta

10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Noam Chomsky
Fonte: www.visionesalternativas.com.mx

 
 

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