Il termine aneto deriva dal greco "ànethon" che significa sciolto, scarmigliato, scapigliato per la forma delle foglie, mentre graveolens viene dal latino "gravis" pesante, forte e "olens" sentore, per l'odore penetrante. Pianta della famiglia delle Ombrellifere originaria dell'Asia si trova in tutta Italia anche nei prati fino a 600 m di altitudine. Somiglia al finocchio ma ha un odore più forte. In cucina si possono utilizzare le foglie fresce oppure essiccate (hanno un sapore più tenue e vanno aggiunte sempre a fine cottura) per insaporire insalate, uova, formaggi freschi, patate lessate, minestre e pesce. In estate giugno-luglio si raccolgono le sommità fiorite e si fanno essiccare all'ombra, poi si battono per farne uscire i semi che si possono conservare in vasetti di vetro chiusi ermeticamente, utilizzati per conserve, fughi e verdure sott'aceto. Famoso è l'aceto di aneto. Favorisce la digestione e aumenta la diuresi. Si può preparare un infuso con le sommità o i frutti (2 g in 100 ml di acqua) e berne una tazzina dopo i pasti.
Notizie su... Aneto (anethum graveolens)
Il termine aneto deriva dal greco "ànethon" che significa sciolto, scarmigliato, scapigliato per la forma delle foglie, mentre graveolens viene dal latino "gravis" pesante, forte e "olens" sentore, per l'odore penetrante. Pianta della famiglia delle Ombrellifere originaria dell'Asia si trova in tutta Italia anche nei prati fino a 600 m di altitudine. Somiglia al finocchio ma ha un odore più forte. In cucina si possono utilizzare le foglie fresce oppure essiccate (hanno un sapore più tenue e vanno aggiunte sempre a fine cottura) per insaporire insalate, uova, formaggi freschi, patate lessate, minestre e pesce. In estate giugno-luglio si raccolgono le sommità fiorite e si fanno essiccare all'ombra, poi si battono per farne uscire i semi che si possono conservare in vasetti di vetro chiusi ermeticamente, utilizzati per conserve, fughi e verdure sott'aceto. Famoso è l'aceto di aneto. Favorisce la digestione e aumenta la diuresi. Si può preparare un infuso con le sommità o i frutti (2 g in 100 ml di acqua) e berne una tazzina dopo i pasti.