Esiste un modo di mangiare che può ristabilire la nostra salute e mantenerla nel tempo?

Esiste una dieta che non interferisce con le funzionalità del nostro corpo? Esistono alimenti che non danneggiano i nostri organi ma che, al contrario, contribuiscono alla lororigenerazione e alla loro salute? Esiste un’alimentazione che non accumula cuscinetti in zone indesiderate? Esiste una dieta che rallenta l’invecchiamento e prolunga la durata della nostra vita?

Sì, questa dieta esiste! Ed è funzionale e piacevole.

La pratica fruttariana consiste nell’alimentazione dell’uomo, tendenzialmente a base di soli frutti. Più ristretta della categoria fruttariana semplice, che consuma anche frutti cotti, quella fruttariana crudista tende a mangiare solo frutti crudi. Tutto ciò al fine di praticare una nutrizione naturale, e pertanto più armonica con le caratteristiche psicofisiche della nostra specie.

La specie umana è, secondo i fruttariani, frugivora; è stata selezionata dalla natura per nutrirsi dei suoi frutti.

L’obiezione che l’uomo preistorico mangiasse la carne alla brace, è non pertinente. Infatti l’essere umano è a quel punto già selezionato: ha superato tutte le prove della natura ed è già diventato quello che è oggi, distribuendosi anche su terre fredde e spoglie e adattandovisi. La “preistoria” recente è irrilevante per il lunghissimo percorso della specie.

La selezione avviene per milioni di anni sull’ominide delle foreste equatoriali e subtropicali: piccoli gruppi di bipedi antropomorfi che fondano e stabilizzano le caratteristiche della nostra specieconsumando frutti. Nella calura delle regioni tropicali in cui l’uomo si è adattato in milioni di anni di evoluzione, non si sente alcun bisogno di cibi caldi, e i frutti sono il nutrimento ideale per mantenersi freschi, per la vita più dinamica e per la traspirazione regolare. In natura non esistono altresì gli alberi della frutta cotta, per cui la specie umana è anche, allo stesso tempo, crudivora, ovvero consumatrice di frutti crudi.

I frutti, quei prodotti della natura costituiti essenzialmente di polpa commestibile intorno a semi, comprendono i frutti nobili degli alberi, comunemente chiamati “frutta” , e quelli delle piante, più o meno vicine alla terra che chiamiamo “frutti” (selvatici, di bosco, mirtilli ad esempio), o “frutti dell’orto” (zucche, peperoni, pomodori, cetrioli, etc.).

I frutti potrebbero essere definiti come prodotti progettati su misura per l’uomo, tanto corrispondono ai nostri sensi e fattezze, se non fosse che hanno avuto origine molto prima della specie umana. In questo caso non si pone il dilemma di chi sia nato prima, l’uovo o la gallina: è nato prima il frutto.

La natura ha selezionato l’uomo su misura del frutto: vi ha progettato e congegnato l’uomo sopra.

L’essere umano vede, ammira, avvolge il frutto con le sue mani prensili, e lo porta alla bocca.

Quando taluni ascoltatori alle conferenze fruttariane, intuiscono che gli viene suggerito di abbandonare la bistecca, il pesce e il cioccolato, hanno un moto di rabbia e di autodifesa interiore, come se per un attimo li si volesse far morire di fame, o rinchiuderli in una prigione di sacrifici. Allora alzano la mano emotivamente e fanno sempre la stessa obiezione, in mille versioni diverse:“Ma chi prova che l’uomo sia fatto per i frutti, quando in tutto il mondo lo vediamo mangiare carni, intingoli e panini. Dov’é quella società immaginata dai fruttariani, dove si vive di soli frutti?” E la risposta è sempre la stessa. Eccola riportata tra virgolette da una conferenza fruttariana.

L’essere umano per milioni di anni non ha dormito in una casa, che dunque è una comodità recente. Nessuno per questo si sente di dire che l’uomo è fatto per il tricamere in cemento o per la villa, ma tutt’al più che vi si adatta con comodità. Nessuno si sognerebbe di dire che l’uomo è nato per andare al ristorante, anche se risulta comodo quando non si ha tempo per cucinare. L’uomo invece è nato per i frutti, anche se si adatta a sopravvivere di carne o di merendine al latte. Mentre solo i “Villaggi Vacanza” più sofisticati propongono all’uomo di andare a vivere in capanna o in amaca per qualche giorno, nessuno chiede alla gente normale di abbandonare le proprie case per andare in campagna sotto un tetto di stelle. Quindi non è la stessa cosa chiedere alla gente di abbandonare macellai e distributori di merendine, nonché i ristoranti che cucinano intingoli. Non è come chiedergli di tornare in caverna o sugli alberi. Gli si suggerisce solo, con un bisbiglio, e per la loro salute, di smetterla di giocare con i cibi fatti per mangiare, di smetterla di drogarsi con sapori chimici, e tornare a godersi quei frutti per cui la natura li ha fatti, e che la tecnologia gli rende ancor più a portata di mano. A chi ci domanda con voce aggressiva o lamentosa se, come eventuali fruttariani, si debbano mangiare solo frutti al 100%, noi rispondiamo che

Non è un dovere, ma un piacere.

Esso è possibile, naturale, spontaneo, se solo ci si libera dalla assuefazione agli alimenti lavorati, chimici, industriali, confezionati, insomma rifiutando la seduzione dei cibi artificiali, giocattoli commestibili, prima o poi nocivi alla salute.

Alimentazione frugivora, vuol dire a base di frutti, con le eccezioni adattive di quando i frutti non sono sufficienti.

Si dovrebbe perciò, in parallelo, rinunciare all’automobile? La nostra risposta è che tutti se ne liberano, potendo, perché è naturale andare a piedi se tutto fosse vicino. Se si dà a un cucciolo umano un topolino e una mela, il bambino prima o poi mangerà la mela e giocherà col topolino. Non avverrà che mangi il topolino per giocare con la mela.

L’uomo non è “omnivoro”

Sarebbe come definire l’uomo contemporaneo “un bipede a quattro ruote”. L’uomo è un frugivoro adattivo, che in caso di difficoltà si adatta a mangiare anche dell’altro. Se non gli si presentano difficoltà, perché dovrebbe mangiare dell’altro?

Si contestano i fruttariani dicendo che sono troppo rigidi ed esigenti. I fruttariani si danno invece un compito modesto: far vedere come le difficoltà tecniche, che ci hanno impedito di viveri di frutti, stanno scomparendo, per cui sarebbe naturale tornare al frugivorismo. Lo si può fare liberamente, e lentamente. Ci dispiace per coloro che, per le ragioni più diverse, a cominciare dalla povertà, non possono disporre di frutti freschi a sufficienza. A loro vorremmo dedicare questo libello, perché speriamo che in un giorno prossimo siano anche loro in grado di usufruire di questo diritto fondamentale della salute individuale. Se le risorse fossero suddivise più equamente, i frutti freschi potrebbero arrivare a tutti; basti pensare che già oggile banane, trasportate nella maggior parte delle grandi metropoli del pianeta, si trovano nei mercati a minor prezzo del pane, del riso, del latte e della bevande gassate.

I fruttariani non sono in accordo con chi vuole mantenere gli uomini lontani dalla loro alimentazione naturale, solo perché si è consolidata una tradizione artificiale di macelleria e di cucina. I fruttariani ritengono che piacere e creatività siano potenzialità sublimi dell’uomo, e per questo non vadano applicate alla sofisticazione dei cibi naturali, a spese della salute. Se si vuol creare, si inventino nuovi brevetti o si producano opere d’arte, non commestibili. Se si vuole giocare, si giochi coi giocattoli, senza portarli alla bocca come fanno i bambini piccoli. Se ci si vuole drogare perché la vita è amara, invece della droga endovena, dell’abuso di farmaci, alcool, zuccheri, sale, grassi, salsicce, pasticcini, panna, cioccolato, caffè, si provi invece la dolcezza della frutta di stagione, e si conoscerà una vera dolcezza della vita: sana, economica, e senza effetti collaterali.

A questo punto della conferenze, anche i peggiori contestatori del fruttarismo ammutoliscono e cominciano a pensare a qualche obiezione più sofisticata, sempre nel recondito proposito di conservare le loro abitudini, cattive sì, ma a cui si sono tanto affezionati.

Accusano, ad esempio, il fruttarismo di essere retorico, nella pretesa di voler vivere di frutti al 100%. A questa obiezione, non vera, rispondiamo: “Retorica è affermare ciò che appare, ma non è. Retorica è compiacere la superficialità per secondi fini. Retorica è dire che “è buono ciò che piace”, anche nel mangiare. I fruttariani sono contro ogni retorica, anche fruttariana, perché nascono dall’insofferenza radicale verso i luoghi comuni sull’alimentazione, sfruttati dalla retorica dell’industria alimentare, a spese della salute dei consumatori.

Il fruttarismo si pone non come una semplice dieta, ma come uno stile alimentare carico di valoriche riportano tutta la personalità verso la natura. La gente non vuole fare la fatica di cambiare. Ma se è sulla via sbagliata, e ne subisce i danni tutti i giorni, non si tratta tanto di cambiare, quanto di tornare alle origini, a quanto verrebbe spontaneo, alla piacevole pace dei sensi soddisfatti. Non credo che nessuno sceglierebbe il prurito per il piacere di strofinarsi; eppure è quello che facciamo ogni giorno quando mangiamo cibi pericolosamente salati e piccanti per berci sopra dell’alcol dannoso. I fruttariani sono dalla parte della carezza di una pesca vellutata. Ma sono tolleranti: conoscono il fascino dell’artificiale, soprattutto su chi subisce seduzioni e frustrazioni derivanti dalla pubblicità. Sono tolleranti con chi persiste nell’eccesso alimentare: sanno che, molto presto, sarà un loro ascoltatore attento e motivato.

Il corpo si degrada facilmente, ed i segni dell’abuso ben presto suonano come grida assordanti del corpo corrotto, nelle orecchie di chi eccede, quasi sempre un narciso frustrato, che sarà ancor più frustrato dalla propria decadenza fisica e psichica.