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Gli Hotels? Sempre più Tecnologici.

Post n°41 pubblicato il 24 Giugno 2015 da enzo.giordano1957
Foto di enzo.giordano1957

Gli hotel? Sempre più tecnologici
L’evoluzione delle innovazioni high-tech applicate all’industria dei viaggi e dell’ospitalità
di Giovanni angelini - Fonte Job in Tourism

Articolo

Il tema della tecnologia applicata all’industria alberghiera non si può certo esaurire nelle sole questioni agenzie online e «sharing economy». Dopo averci parlato, sul numero dello scorso 7 maggio, di Olta e di portali alla Airbnb, l’ex ceo del gruppo Shangri-La, Giovanni Angelini, prosegue quindi il suo viaggio nel futuro dell’hôtellerie, svelandoci cosa dobbiamo aspettarci dalle prossime innovazioni high-tech applicate all’industria dei viaggi e dell’ospitalità.

Oggi praticamente tutti i grandi gruppi alberghieri stanno spingendo l’acceleratore in tema di innovazione tecnologica: le mobile keys, ossia la possibilità di accedere in camera utilizzando il proprio smartphone personale, rappresentano sicuramente lo standard del futuro. Così come lo sono senz’altro il check-in digitale e la possibilità di selezionare online la propria stanza al momento della prenotazione, in un contesto in cui aumenta costantemente la mole di dati e informazioni che devono essere messi a disposizione degli ospiti.
Allo stesso tempo cresce però per gli hotel pure la necessità di dotarsi di siti e strumenti online adeguati alle esigenze di chi naviga da mobile e tablet. Le prenotazioni da dispositivi portatili sono infatti destinate a crescere esponenzialmente in tutti i mercati: agli operatori è quindi richiesto di facilitare le operazioni di acquisto da parte degli utenti in mobilità, fissando per le proprie imprese nuovi obiettivi di vendita sul canale mobile, da aggiornare mensilmente e annualmente. 
Se la presenza di un booking engine multi-lingue rappresenta poi ormai una necessità assoluta per ogni operatore, le compagnie alberghiere oggi stanno investendo molto anche nei programmi fedeltà, ampliandone in particolare le modalità di interazione con i membri correnti e potenziali (si veda, tra l’altro, l’articolo sulle novità Starhotels a pagina 6, ndr). Contemporaneamente, se i software basati sulla cosiddetta «nuvola del web» (cloud-based), per gestire per esempio i property management system (pms), sono soluzioni che non possono più oggi essere sottovalutate, da un altro canto sempre più gruppi alberghieri di medie dimensioni stanno cercando di sviluppare propri central reservation system (crs). 
A questo riguardo è quindi opportuno seguire pure le prossime mosse di Google, che pare stia per introdurre alcuni sensibili cambiamenti nel modo in cui gli hotel vengono visualizzati sulle proprie pagine di ricerca. Non solo: non accenna neppure a fermarsi la crescente influenza che i cosiddetti portali di meta-search esercitano sulle modalità con cui i consumatori oggi acquistano i loro viaggi. Appropriatamente gestiti, tali canali possono perciò rivelarsi dei preziosi alleati, per spostare parte delle prenotazioni dalle agenzie online al sito proprietario. Anche a tal fine sempre più gruppi dell’hôtellerie stanno quindi scegliendo di rivolgersi a società di marketing digitale, con l’obiettivo di ottimizzare i ricavi provenienti dal proprio indirizzo web. 
Insomma, sul mercato oggi c’è un vero profluvio di soluzioni e consulenze tecnologiche a disposizione degli hotelier: come sempre in questi casi, alcune si riveleranno estremamente utili, altre un completo spreco di denaro. Mi pare tuttavia importante in questa sede segnalare l’interessante attività di un paio di fornitori It giapponesi, che stanno alacremente lavorando alla realizzazione di altrettante soluzioni integrate, in grado di gestire con un solo strumento gran parte delle necessità tecnologiche, vecchie e nuove, degli alberghi: crs, pms, centraline telefoniche (pabx), programmi fedeltà, magazzino e revenue management. 
Quest’ultima tecnica è peraltro ormai parte ineliminabile del business ricettivo: la discesa dei ricavi sperimentata dai proprietari alberghieri negli ultimi tempi sta però generando un ripensamento su larga scala delle strutture, dei sistemi e della responsabilità in tema di revenue management, mettendo in discussione persino il ruolo stesso dei profili che fino a oggi ne hanno guidato le strategie. 
L’industria dell’ospitalità sta infatti cercando modalità di gestione delle politiche tariffarie ancora più aggressive e flessibili, capaci di ottimizzare le performance nei confronti dei più disparati segmenti di mercato e su tutti i canali di distribuzione. Da questo punto di vista, tuttavia, le linee aeree si sono mostrate, almeno fino a oggi, decisamente più brave degli hotel. Il mondo dell’ospitalità futuro riuscirà a invertire tale tendenza?

 
 
 

I colloqui al tempo di Skype

Post n°40 pubblicato il 09 Giugno 2015 da enzo.giordano1957

I colloqui al tempo di Skype
Perché è importante che un candidato sappia gestire anche un confronto in videoconferenza
di Mary Rinaldi

Articolo

www.resumehospitality.it

Tornano gli appuntamenti con gli approfondimenti sul mondo della selezione di personale griffati Mary Rinaldi. Questa volta la partner di Resume, divisione indipendente di Job in Tourism dedicata all’head hunting, ci parlerà delle videoconferenze via Skype: un modo nuovo di fare colloqui che i candidati di oggi non possono assolutamente sottovalutare, pena il rischio di essere subito etichettati come persone non sufficientemente al passo coi tempi.

Per chi ha conosciuto il processo di selezione così come è nato e si è sviluppato nei tempi moderni, e nel mondo industriale italiano, può essere sembrato poco ortodosso accettare l’irrompere della tecnologia nella sequenza di atti classicamente relazionali basati su presupposti imprescindibili, quali la stretta di mano, il contatto visivo e la consegna brevi manu del cv, nonché l’analisi di tutta una serie di dettagli che solo l’incontro di persona permetteva di mettere a corollario delle competenze da analizzare. Ma come? Ci siam sempre detti quanto è irrinunciabile incontrare un candidato dal vivo: e ora? Cosa è cambiato? E quando? E in quanto tempo?
Il mondo è mutato e con esso lo scenario in cui si muove il mercato del lavoro, che si anima di nuovi presupposti e si basa oggi su logiche diverse (altro che diverse!) rispetto al passato: se prima cercavo una persona per Milano, la cercavo su Milano; se prima i diplomati e i laureati di Lecco si collocavano tra Lecco, Como e Bergamo, cioè in un raggio massimo di 30 chilometri, oggi scelgono e/o sono costretti ad allungare il raggio ben oltre il confine. E non si parla di stage o Erasmus all’estero, ma di lavoro vero e proprio, con tempi di permanenza che possono diventare anche di anni. E ancora: se in passato un resort 5 stelle lusso ai Caraibi cercava personale laggiù, oggi lo recluta in tutto il mondo.
A questo punto la tecnologia diventa indispensabile. Non posso pensare di farne a meno se ho l’obiettivo di ridurre contemporaneamente costi e tempi. Almeno su queste premesse: un incontro di persona? Troppo costoso; un contatto telefonico? Troppo freddo e limitante. Ecco allora la video conferenza: un giusto e adeguato mezzo, che permette di interagire con il candidato non dal vivo ma guardandosi negli occhi; non di persona ma con una modalità diretta grazie alla quale entrambi gli interlocutori si prendono reciprocamente notevoli informazioni. E non parlo solo dell’immagine.
Se propongo una video conferenza a un candidato, faccio quindi, immediatamente, queste prime considerazioni: rifiuto, diniego, resistenza, non disponibilità del mezzo. Sottotitoli: può trattarsi di una persona poco in linea con i tempi, o poco incline all’utilizzo dell’informatica in generale, o poco flessibile in termini di capacità di trovare una soluzione. Penalità a suo carico.
Prontezza, accoglienza, disponibilità sia di mezzi sia di atteggiamento. Sottotitoli: può trattarsi di una persona avvezza ai moderni mezzi di comunicazione, elastica quanto basta a “dialogare” con computer e annessi, aperto a soluzioni integrate. Punto a suo favore.
A ciò si aggiunga poi la capacità di non sottovalutare aspetti importantissimi: organizzarsi in maniera veloce e senza inaccettabili tentennamenti; verificare per tempo il funzionamento del pc e della videocamera; curare l’immagine e la figura, come anche lo sfondo che fa da cornice al nostro viso in video; ripensare nick coloriti o frasi di apertura non sempre appropriate.
Senza voler sopravvalutare gli aspetti formali, nell’era del web 2.0 un selezionatore scaltro valuterà tali variabili in maniera molto più spontanea e immediata che dal vivo. Né vale il solito vecchio discorso della forma e della sostanza: sono importanti entrambe, solo che in video, per definizione, l’immagine passa prima. E se passa bene, spianerà la strada alla conversazione sulle competenze. 
Piaccia o no, è il caso di tenerne conto.

 
 
 

Brand in fermento in Europa

Post n°39 pubblicato il 18 Marzo 2015 da enzo.giordano1957
Foto di enzo.giordano1957

Brand in fermento in Europa

Mkg Hospitality traccia il quadro dei marchi alberghieri operanti nel Vecchio continente

di Marco Beaqua Fonte Job in Tourism

È il britannico Premier Inn il brand più dinamico d'Europa del 2014. Lo rivela la consueta indagine della società di consulenza alberghiera transalpina Mkg Hospitality, che ogni anno stila il ranking dei principali marchi mondiali dell'hôtellerie. Il focus sul Vecchio continente sottolinea quindi la notevole espansione del brand parte del gruppo Whitbread, che nel corso del 2014 ha aggiunto ben 4.300 camere al proprio inventario nel Regno Unito. Un ritmo di espansione superiore persino a quello dei marchi ibis (gruppo Accor), cresciuti l'anno scorso di "appena" 3.947 stanze, ma che tuttavia rimangono, con le loro quasi 130 mila camere, i brand con l'offerta più vasta d'Europa. A favorire lo sviluppo di Premier Inn è stato, in generale, il grande dinamismo del mercato alberghiero britannico, che ha trascinato con sé anche il marchio Holiday Inn (Ihg), il quale nel 2014 ha ampliato di 1.425 camere il proprio portafoglio, risultando il decimo brand del Vecchio continente per ritmo di crescita.
Ma il Regno Unito non è stato l'unico paese europeo a registrare segnali di grande fermento. Anche la Germania è infatti in movimento: l'operatore tedesco Motel One, in particolare, ha visto aumentare la propria offerta di 2.867 camere (+28,9% rispetto al 2013, terzo assoluto per ritmo di sviluppo in Europa) e ha ora iniziato a espandersi anche oltre i confini della propria terra d'origine, rivolgendosi soprattutto verso l'Austria, la Repubblica Ceca, la Gran Bretagna, gli stati del Benelux, la Spagna e la Polonia. Notevole pure l'espansione del brand transalpino B&B Hotels, il cui principale mercato di espansione, oltre alla Francia, è stato proprio quello tedesco (+ 2.611 camere in Europa).
Sempre dalla Germania, il gruppo Tui ha invece deciso di investire in Grecia e a Cipro, puntando all'espansione della propria catena Atlantica Hotels & Resorts. Ma è gran parte dell'area sud-europea ad aver registrato, nel suo complesso, un sensibile incremento dell'offerta alberghiera brandizzata. Questa, favorita dai prezzi particolarmente competitivi di tali destinazioni, si è focalizzata soprattutto su Spagna e Portogallo, oltre che naturalmente sulla stessa Grecia. In tale contesto, è da osservare, manca però qualsiasi riferimento all'Italia, che pare attirare ancora solo in parte l'interesse delle grandi compagnie. «I mercati tedesco e britannico sono i protagonisti principali dell'espansione dei brand internazionali nel Vecchio continente, ma anche il Sud Europa sta finalmente beneficiando degli sforzi di aggiustamento delle proprie economie», è il commento finale ai dati complessivi da parte del ceo di Mkg Group, Georges Panayotis. «Nell'insieme, in ogni caso, l'industria turistica europea è sulla buona strada per garantirsi solide performance anche nel 2015, grazie a trend di espansione che riguardano sia il lato dell'offerta sia quello della domanda».

 

 
 
 

TEATRI DI SICILIA

Post n°38 pubblicato il 22 Gennaio 2015 da enzo.giordano1957
Foto di enzo.giordano1957

 

Teatri di Sicilia

Numerosi sono in Sicilia i teatri antichi greco-romani in cui si svolgono ancora oggi stagioni di spettacoli classici. Nonostante qui non ci fossero marmi poreziosi, furono realizzate costruzioni straordinarie utilizzanmdo pietre calcaree: Siracusa, Catania, Taormina, Segesta, Tindari, Morgantina. Tra questi, molti offrono nel periodo estivo spettacoli classici, oltre a generi più leggeri quali la prosa o la musica. Siracusa possiede il più bel teatro giunto sino a noi. Completamente scavato nella roccia , ha la cavea di 138 metri di diametro e nel periodo in cui nacque, qui fiorirono arti e un clima culturale talmente intenso da spingere autori quali Eschilo a lasciare Atene per la provincia siciliana. A Catania il teatro è incastonato in un 'area archeologica tutta da scoprire nel centro della città. Nel corso dei secoli fu spogliato dei suoi tesori più preziosi che andarono ad abbellire diversi edifici storici del centro città. Taormina possedeva invece il teatro più grande della Sicilia dopo quello di Siracusa. Di questa meraviglia dobbiamo ringraziare ancora una volta i Greci ma chi lo rese così sontuoso furono i Romani, che riedificarono la struttura ampliandola e ornandola di statue e colonne. Di origine greca è anche il teatro di Tindari. Realizzato alla fine del IV secolo, fu riaperto nel 1956 e dal 1995 le stagioni teatrali si sono trasformate in un vero e proprio festival, il " Tindari Estate". Anche il teatro di Morgantina risale al IV secolo AC e la sua particolarità urbanistica sta nel fatto che rappresenta il cuore della città. Ma tra i teatri siciliani quello di Segesta risulta tra i più suggestivi. Dall'alto ha l'aspetto di una conchiglia, che al tempo poteva contenere fino a 4000 spettatori. Pur essendo simile agli altri teatri greci di Sicilia, unico è il panorama che da esso si può ammirare. In questo straordinario scenario vengono ospitate rappresentazioni classiche provenienti da ogni parte del mondo e per accrescere la magia dell'atmosfera si propongono spettacoli unici nel loro genere, le cosiddette   "albe teatrali" : autentiche prove d'attore rese uniche dalla luce dell'aurora. 

 

 
 
 

Nuovo giro, al turismo arriva Franceschini

Post n°37 pubblicato il 08 Marzo 2014 da enzo.giordano1957
Foto di enzo.giordano1957

di Antonio Caneva - Fonte Job in Tourism.

Siamo passati, come affermazioni, dall’«allegria» di Mike Bongiorno allo «stare sereni» di Matteo Renzi; io, come ben potrebbe testimoniare Enrico Letta, non sono tanto sereno: Renzi afferma che si gioca la faccia, ma qui, più che la sua faccia, ci giochiamo il paese. Comunque, questo è ciò che al momento propone la casa – pardon, la politica - e questa è la novità che dobbiamo tenerci. Parlando di novità nella politica, non possiamo non considerare il dicastero del Turismo, che accorpa anche i beni e le attività culturali. Veniamo da tre successivi ministri che hanno lasciato una “sicura” traccia: Michela Vittoria Brambilla voleva abolire il Palio di Siena (per un ministro del Turismo!), Piero Gnudi sarà ricordato per aver commissionato un voluminoso studio realizzato dal Boston consulting group, costato parecchio, di cui non rimane alcun segno; Massimo Bray, infine, per aver inaugurato trionfalmente il museo dei Bronzi di Riace, rivendicandone il successo: lavoro iniziato anni addietro dai suoi predecessori. Mancheranno mai questi ministri al sistema turismo? Non credo proprio. Veniamo all’attualità: il nuovo ministro è Dario Franceschini, che nelle biografie viene ricordato anche come autore di tre romanzi (poco significativo). Renzi, nel suo programma, propugna discontinuità rispetto al recente passato e, per quanto riguarda il turismo, bisogna dargliene atto; non tanto per aver designato a quel ministero un esperto (non mi risulta che Franceschini abbia esperienza con le problematiche legate al turismo), quanto piuttosto per aver nominato una persona con un forte peso politico che, sono certo, vorrà (o piuttosto dovrà) dare impulso a questo dicastero, finora gestito in maniera incolore. In politica oltre alle idee, e forse anche prima, conta la forza di cui si dispone e Franceschini, con un lungo percorso di affermazioni politiche, se vorrà, potrà incidere positivamente. Questa è la speranza. D’altronde, con le numerose problematiche che affliggono il comparto, avremo a breve riscontro: mi auguro di non sbagliarmi, sono positivo, anzi, quasi sereno ...

 
 
 

CIBI DI SICILIA.

Post n°36 pubblicato il 07 Marzo 2014 da enzo.giordano1957

Fonte: Sicilianelcuore.net

Uno degli elementi che fanno della vacanza in Sicilia un soggiorno indimenticabile, è senz'altro quello della ricchezza gastronomica dell'isola. In Sicilia confluiscono infatti, le varie tradizioni culinarie delle numerose popolazioni che hanno nei secoli frequentato l'isola. Si possono ritrovare nei piatti tradizionali siciliani riferimenti antichissimi, che risalgono all'antica Grecia, alla tradizione romana, araba e spagnola e anche della cucina francese che è quella dei cosiddetti "Monsù". Le caratteristiche dei piatti cambiano in relazione alle varie zone. Nelle coste abbiamo una prevalenza di piatti a base di pesce mentre all'interno si possono gustare ottimi piatti a base di carne, legumi e ottimi formaggi, (cibi maggiormente legati ad cultura contadina). Nella parte occidentale dell'isola si trova un particolare influsso arabo. Agli Arabi si deve l'introduzione degli agrumi, dello zucchero, della cannella e dello zafferano, oltre a quella del riso. Le famose arancine (detto arancino nella parte orientale dell'isola) con ripieno di carne e piselli, sono di derivazione araba. I piatti siciliani sono riconoscibili per la ricercatezza degli accostamenti e per il gusto dei sapori intensi e fortemente aromatizzati. C'è da dire che l'immensa varietà dei sapori è agevolata anche dalla presenza nell'isola di aromi e specie vegetali che non si trovano in altri luoghi. Una peculiarità dell'isola è quella di possedere infatti il clima giusto per alcune specie vegetali che, anche se non sono proprio autoctone, hanno trovato in Sicilia l'ambiente giusto per svilupparsi. Tra gli aromi locali più diffusi si distingue il basilico, l'origano, l'aglio e la cipolla, ma vi è anche l'alloro, la salvia, il timo, il rosmarino, lo zafferano ed il prezzemolo, presente in molti piatti siciliani, -specie in quelli a base di pesce-. La produzione artigianale di estratto di pomodoro arricchisce molte ricette tradizionali. Varia è la cucina d'ispirazione popolare e molte ancora oggi le friggitorie, i forni e le bancarelle che offrono a tutte le ore sfinciuni e pane e panelle(con farina di ceci) e cazzilli (crocchè di patate). Noto anche il semplicissimo pane cunsato (condito con olio sale pepe ed origano) da consumarsi appena sfornato ed il palermitano pane ca'meusa (cioè con la milza cucinata in grandi pentoloni) che può essere schietta o maritata se condita con un po' di ricotta. Generalizzato è l'uso dell'olio d'oliva e l'uso del sale marino (preferito al salgemma). Un ruolo importantissimo in Sicilia lo detiene il pane. Ogni paese, vanta la sua qualità di pane, il pane di casa, diverso per l'impasto, forma e il tempo di lievitazione. Numerosi sono i pani "votivi" preparati appositamente per certe feste patronali, in alcune località, come a Salemi, raggiungono livelli decorativi praticamente artistici. La Sicilia avendo numerosi porti e pescherecci, è ricchissima di pesce, e la cucina siciliana lo omaggia con le numerose ricette a lui dedicate. Una particolarità ad esempio è rappresentata dalla pasta con i ricci che si pescano in alcuni periodi dell'anno, oppure gli spaghetti con la polpa di granchio. Alcune qualità di pesce sono comunque maggiormente legate alla tradizione come il pesce spada che è prerogativa del messinese e viene preparato alla ‘gghiotta, con cipolle, olive bianche, pomodoro e capperi. La pesca del tonno, confermata dalle numerose tonnare di cui il territorio costiero siciliano è ricco, ha portato allo sviluppo di una industria conserviera del tonno, e ad una ricetta caratteristica: la tonnina a sfinciune. Anche il polpo e le triglie sono moto apprezzate. Il calamaro è cucinato con un gustoso ripieno simile a quello degli involtini di pesce spada. Nel trapanese si usa preparare il cuscus di pesce, di nota origine magrebina e molto diffuso in tutta l'area mediterranea, oggi molto valorizzato a S. Vito –TP-, con un apposita sagra che vede addirittura la partecipazione di cuochi a livello internazionale. Una produzione caratteristica è quella delle sarde a beccafico (con pangrattato, limone, pinoli), leggermente agrodolci e della pasta con le sarde che si prepara per la festa di S.Giuseppe e che, dalla provincia di Palermo, si è diffusa in tutta l'isola. Molto diffusa anche la palermitana pasta al forno (realizzata rigorosamente con gli anelletti ed il capoliato) e la catanese pasta alla Norma con pomodoro, melanzane e ricotta salata. Un altro aspetto della cucina cosiddetta povera sono alcune elaborate preparazioni di verdure ed ortaggi…come la caponata di melanzane i peperoni imbottiti, alle quali si contrappongono piatti più semplici come la zucca in agrodolce con aglio e menta e i carciofini ed i cardi alla pastella – o pastetta come si dice da queste parti… Elemento di fondamentale importanza per la gastronomia siciliana è l'aspetto decorativo dei piatti e della stessa tavola. Il cibo deve essere presentato sempre in modo curato, a dispetto anche della semplicità della ricetta e così vediamo un semplice gelo di mellone rosso arricchirsi di granelli di pistacchi, gocce di cioccolata ed un gelsomino, oppure una torta alla ricotta arricchirsi fino a diventare la cassata siciliana che tutti conosciamo. Questi aspetti gastronomici caratteristici sono valorizzati in Sicilia dalla organizzazione di numerose sagre che si svolgono un quasi tutte le località dell'isola. Abbiamo quella dell'olio di oliva, del pistacchio, della nocciola e della mandorla, della pesca di bivona e delle arance rosse di Sicilia…e l'elenco delle sagre non finisce qui perché si estende anche al prodotto lavorato, e fioriscono sagre come quella del cannolo di ricotta e quella delle conserve e dei formaggi. La preparazione della carne, agnello castrato o maiale prevalentemente, è alla brace, ma essa viene spesso gustata anche in polpette o polpettoni. Tra le preparazioni risultano più numerose quelle che utilizzano le parti povere, come le interiora: Sono nate così alcune specialità molto rustiche come ad esempio le stigghiole o la frittola. La produzione di formaggi (caci e ricotte) è legata alla tradizione de pastori. Ancora oggi è possibile in alcune località di montagna trovare dei rifugi agricoli dove i pastori preparano la ricotta con metodo antichi e viene offerta calda in un piatto di legno. Noto in tutto il mondo anche il primosale siciliano e le provole della zona di Ragusa. Anche la frutta ricopre un ruolo preminente. L'uva zibibbo – il nome deriva da Capo Zebib nell'Africa settentrionale- ed il limone insieme all'arancia hanno poi uno spazio speciale che rende identificabili questi frutti come prodotti tipicamente siciliani insieme al frutto simbolo della Sicilia, il fico d'India. Il fico d'india è venduto ghiacciato la sera nelle bancarelle di strada. Anche la fetta di anguria ghiacciata fa parte della tradizione ed in estate è frequente poter trovare dei chioschetti che vendono “mellone rosso” fresco da consumare al momento. Molto buono da gustare e rinfrescante anche il grosso cedro viene chiamatopipittuni che si trova nelle bancarelle e viene consumato appena tagliato con un pizzico di sale (a stricasale). Un cenno meritano anche le varie calie e semenza che non mancano mai nelle bancarelle durante le feste di paese. Tali bancarelle sono spesso davvero spettacolari… spesso decorate con le pitture variopinte tipiche dei carretti siciliani e ricche di ogni tipo di frutta secca e dolci tipici – tra cui il coloratissimo gelato sicilianoverde rosa e bianco-. I dolci siciliani dai nomi originalissimi e dai gusti dolcissimi sono di chiara derivazione araba. Famosi quelli alla pasta di mandorle. La Sicilia vanta produzioni tradizionali antichissime alcune delle quali legate alle tradizioni dei conventi di suore. Alcuni dolci venivano venduti a Palermo fino a pochi anni fa ancora attraverso una porticina girevole che consentiva alle suore di non esser viste. I nomi delle pasterelle erano tra i più originali. Note sono rimaste le minne di vergine, pasterelle ripiene di ottima conserva e ricoperte di glassa riccamente decorate, che ricordavano appunto la forma di un seno di donna. Noti i anche imustazzola, i quaresimali, i ravioli dolci ripieni di crema di ricotta e i gucciddati a forma di corona circolare ripieni di conserve realizzate con mandorle tritate e fichi secchi molto dolci. Chi infine non conosce i cannoli ripieni di crema di ricotta, -famosi quelli giganti di Piana degli Albanesi- le sfinci, che si consumano per San Giuseppe e le quadrate caramelli di carrubba. La pignulata, la variopinta frutta martorana e i pupi di zuccaro contribuiscono a completare il quadro. Uno spazio meritano anche legranite. Ottime quelle di Messina, anche se quella di Sciacca non è da meno. Le granite più caratteristiche, oltre a quelle di limone sono quelle di gelsi rossi e di mandorla. Tra i liquori c'è da ricordare l'uso antico dei rosoli preparati in casa ed ottenuti in prevalenza dalle essenze di agrumi. Le donne si riunivano in casa per parlare del più e del meno oppure fare dei pettegolezzi (curtigghiare), ed usavano offrire questo rosolio in alcuni piccolissimi bicchierini di cristallo. Anche il caffè fa parte della tradizione siciliana, meglio se nero, forte e molto concentrato. Infine un aspetto oggi sempre più valutato è quello dei vini e dei vini liquorosi. I vari Passito di Pantelleria, Moscato di Noto, il Marsala e Malvasia di Lipari sono oggi noti in tutto il mondo come del resto anche il Nero d'Avola, il Cerasuolo di Vittoria, ilNerellomascalese, l'Inzolia ecc… La produzione vinicola siciliana va sempre di più assumendo un ruolo importante al pari di altre regioni italiane tradizionalmente più legate alla tradizione vitivinicola. Un cenno infine deve esser fatto al particolare rapporto che da sempre il siciliano ha avuto con il cibo…Esso infatti rappresenta oltre che un elemento sacro anche il benessere economico. Si tramanda che nelle settecentesche ville di Bagheria i nobili erano soliti dare ricevimenti molto al di sopra delle loro reali possibilità economiche facendo predisporre ad i loro cuochi cibi molto sofisticati con elementi importati da varie parti d'Europa. Ancora oggi molte ricorrenze vengono onorate dai siciliano con pranzi e cene degne di Lucullo. In oltre la tavola deve essere sempre rispettata ed i componenti di un nucleo familiare vi si ritrovano condividendo un momento di sana convivialità. Per la padrona di casa il cucinare è prima di tutto un atto d'amore e spesso i componenti del gruppo familiare vengono insistentemente invitati ad assaggiare ciò che lei ha preparato con tanta cura ed attenzione. Per ciascuna occasione festiva dell'anno la tavola dei siciliani possiede la sua ricetta caratteristica che non può assolutamente mancare; alcune tradizioni vengono sempre rispettate come portatrici di abbondanza e benessere. Ad esempio il cosiddetto scacciu, composto da frutta secca in prevalenza noci, mandorle e nocciole secche ancora da schiacciare, è ricco di simbologie riconducibili alla fertilità, alla rigenerazione della vita, pertanto la presenza dello scacciu a Natale, in bella vista in un piatto o in un cestino, ricorre sempre. La ritualità nell'ambito del consumo di determinati alimenti è in Sicilia un elemento fondamentale, per molti aspetti collegato a culti propiziatori della fertilità della terra, che derivano da tempi antichissimi. Tali tradizioni vengono a volte tramandate e quindi conservate, di generazione in generazione, più o meno inconsapevolmente. Fare in modo che si acquisisca, da parte delle comunità presenti nelle varie località siciliane, consapevolezza del valore delle loro antiche tradizioni culinarie, può aiutare a conservare queste usanze, portatrici di veri nuclei di identità.

 
 
 

In aumento i pernottamenti nei Paesi dell'Unione Europea nel 2013

Post n°35 pubblicato il 06 Marzo 2014 da enzo.giordano1957
Foto di enzo.giordano1957

Autore: Serv. Osservatorio Nazionale del Turismo - Redazione ONT

Fonte: ENIT

Bilancio più che positivo nei primi 10 mesi del 2013 per i pernottamenti turistici nelle strutture ricettive dei Paesi dell’Unione Europea. Secondo i dati resi noti dall’Eurostat, il numero totale delle presenze registrate ha toccato i 2,6 miliardi superando dell’1,6% il risultato del 2012 e confermando il trend in salita iniziato nel 2010. Sempre in termini di pernottamenti, nell’anno appena concluso, le performance migliori spettano alla Francia con 405 milioni di presenze, la Spagna, con 387 milioni si aggiudica il secondo posto, segue l’Italia con 363 milioni. I primi due Paesi, rispetto al 2012, registrano un incremento medio dell’1% circa, l’Italia invece, nonostante il buon risultato del 2013, subisce un calo del 4,6%. Al quarto e quinto posto per numero di pernottamenti si collocano rispettivamente la Germania con 355mln (+1.3%) e il Regno Unito con 320mln (+6,5%). Questi cinque Stati membri realizzano, complessivamente, il 70% dei pernottamenti nei Paesi dell’Unione Europea. Tra il 2012 e il 2013 il numero delle presenze dei residenti decresce dello 0,8%, pur detenendo la quota maggiore sul totale delle notti trascorse nelle strutture ricettive (+55%), quello della clientela straniera cresce del 4,8%, rappresentando, dunque, il 45% del numero complessivo dei pernottamenti. Considerando solo il 2013, dopo le due isole del Mediterraneo, Malta (96%) e Cipro (93%), sono la Croazia (92%), la Grecia (79%), l’Austria (71%) e la Lettonia (70%) gli Stati membri ad aver ospitato più stranieri. Nel confronto con il 2012, i Paesi che hanno beneficiato maggiormente del turismo inbound, sono stati la Gran Bretagna (+16,7%), la penisola ellenica (+13,2%) e la Lettonia (+9,4%). I greci (+6,7%), gli estoni (+6,1%), i bulgari e gli slovacchi (entrambi +5,3%) sono i cittadini dell’Unione Europea che non mostrano propensione a varcare i confini nazionali nei loro spostamenti. Il comportamento degli italiani ha determinato, nel 2013, una consistente diminuzione di 8,3 punti percentuali nel numero di pernottamenti effettuati all’interno del Paese. Minimo il calo registrato dalle presenze degli ospiti stranieri (-0,5%). 

 
 
 

Bilancio 2013 deludente per gli Aeroporti Italiani.

Post n°34 pubblicato il 06 Marzo 2014 da enzo.giordano1957
Foto di enzo.giordano1957

Autore: Serv. Osservatorio Nazionale del Turismo - Redazione ONT  -¶Fonte ENIT

Per il secondo anno consecutivo, il traffico aereo commerciale italiano registra un calo nel numero dei passeggeri. Nel 2013, nei 38 scali aeroportuali italiani monitorati da Assaeroporti, sono transitate 143,9 milioni di persone, l’1,9% in meno rispetto al 2012. La negatività di questo dato è moderata dall’analisi dell’andamento mensile del traffico: dopo nove mesi di flessione (con l’eccezione di giugno), l’ultimo trimestre del 2013 si è chiuso con una crescita media mensile dell’1,2%, che potrebbe essere il segnale di un’inversione del trend. Secondo Assaeroporti, l’andamento del trasporto aereo nel nostro Paese è stato condizionato, oltre che dalla difficile situazione economica, dalla flessione dei vettori tradizionali – non più capaci di garantire una diffusa presenza nella rete aeroportuale italiana – a favore dei vettori low-cost e dalla crescente concorrenza del treno ad alta velocità su alcune importanti rotte del Paese. La crisi, in effetti, ha pesato soprattutto sul traffico domestico (-6,2%), mentre si segnalano una sostanziale tenuta della domanda sulle rotte interne all’Unione Europea (+0,5%) e una certa vivacità del mercato extraeuropeo (+3%). L’incremento del traffico sulle rotte internazionali è stato favorito, in diversi aeroporti italiani, dall’ingresso di nuove compagnie e dall’apertura di nuove tratte. Da sottolineare l’inaugurazione, sul finre del 2013, del volo Fiumicino-Wenzhou, che fa di Roma l’unica città in Europa a possedere un collegamento diretto con una delle città più importanti della Cina Sud-orientale. Il Leonardo da Vinci, che ha potuto contare su un incremento del 6% dei passeggeri sui voli da e per il Medio Oriente, ha inoltre rafforzato i collegamenti con Israele, la Giordania, il Libano, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi. Tra i mercati emergenti si segnalano anche la Turchia e i Paesi dell’Est Europa, con l’attivazione o il potenziamento dei collegamenti tra scali italiani e Paesi come la Romania, la Bulgaria, l’Albania, anche se la parte del leone spetta sempre alla Russia: la tratta Bologna-Mosca, tanto per fare un esempio, ha registrato, nel 2013, una crescita dei passeggeri pari al +222%. Lo scalo di Roma Fiumicino si conferma al primo posto per traffico commerciale con oltre 36 milioni di passeggeri, ma sconta un decremento del 2,2% rispetto al 2012. In questo contesto, la nota positiva per l’aeroporto della Capitale proviene dal traffico sulle rotte Ue, cresciuto del 2,3%: con oltre 15 milioni di passeggeri – il 42% sul volume totale dello scalo – la domanda europea rappresenta la fetta di mercato più consistente per questo aeroporto. Alle difficoltà del Leonardo da Vinci fa da contraltare il +5,7% del secondo aeroporto romano, quello di Ciampino, che ha registrato incrementi sia del traffico nazionale che di quello internazionale, superando i 4,7 milioni di passeggeri nel 2013. Insieme, i due scali capitolini rappresentano il 28,4% del traffico italiano. Chiudono il 2013 in perdita anche i due aeroporti di Milano, Malpensa (-3,1%) e Linate (-2,1%), rispettivamente al secondo posto in Italia con quasi 18 milioni di passeggeri e al terzo con poco meno di 9 milioni. In controtendenza il Marconi di Bologna, che nel 2013 ha visto aumentare il traffico del 4% superando per la prima volta nella sua storia i 6 milioni di passeggeri annui. Anche lo scalo bolognese, tuttavia, sconta il calo sui voli nazionali (-5,4%), a fronte di ottimi risultati sulle rotte internazionali (+8,1%). Tra gli aeroporti con almeno 1 milioni di passeggeri annui, la crescita maggiore è stata registrata a Trapani (+19%), scalo che conta ormai su un traffico di quasi 1,9 milioni di persone. Il Vincenzo Florio ha goduto di un buon andamento sia sul mercato domestico (+15,3%) che su quello estero (+28,1%).

 
 
 

2013 nuovo anno record per il turismo internazionale

Post n°33 pubblicato il 06 Marzo 2014 da enzo.giordano1957
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Fonte: Serv. Osservatorio Nazionale del Turismo - Redazione ONT

 

Secondo le stime diffuse in questi giorni dall’UNWTO, gli arrivi da turismo internazionale nel 2013 hanno raggiunto la cifra record di 1 miliardo e 87 milioni, il 5% in più rispetto al 2012. Nonostante il ristagno dell’economia globale, dunque, l’industria dei viaggi internazionali continua a registrare una crescita superiore alle aspettative.

L’andamento della domanda è stato positivo per tutto il 2013, con un leggero rallentamento nell’ultimo trimestre. Grazie alla Pasqua anticipata, il mese di marzo ha registrato la crescita più forte dell’anno (+9%); per lo stesso motivo, aprile si è invece chiuso con un magro 1%. Una nuova punta è stata successivamente toccata a maggio (+8%) e a giugno (+6%). La stagione estiva, nell’emisfero nord, è stata condizionata dalla ricorrenza del Ramadan, che nel 2013 ha interessato principalmente il mese di luglio. La domanda di turismo tende a essere molto forte prima e dopo il periodo di digiuno dei musulmani, ma rallenta nel corso del suo svolgimento. A causa di questo fenomeno, la crescita a luglio si è fermata al 3%, per poi risalire al +7% ad agosto. Il mese di settembre (+5%) è stato in linea con la media annuale, mentre nell’ultimo scorcio di 2013 si sono attestati intorno al +4%.

Tra le regioni mondiali, al primo posto per tasso di crescita troviamo l’Asia e Pacifico (+6%); il Sud-Est asiatico (+10%) conferma il suo ruolo di traino per l’intero continente. Il buon trend dell’Africa (+5,6%) è conseguenza della ripresa del Nord Africa (+6,2%) e della solida crescita dell’Africa Subsahariana (+5,2%). Sotto la media mondiale l’incremento registrato nelle Americhe (+3,6%): solo il Nord America e l’America Centrale hanno superato il 4%, mentre la crescita è stata debole in Sud America e nei Caraibi. L’instabilità politica rende ancora stagnante la situazione nel Medio Oriente (+0,3%).

L’Europa, dal canto suo, ha superato le previsioni elaborate a inizio 2013, riportando una crescita del 5,4%, pari a oltre il doppio della media registrata nel periodo 2005-2012 (+2,5%). Le aree Centro-orientale (+6,9%) e Meridionale/Mediterranea (+6,1%) si sono posizionate al primo posto tra le sub-regioni del Continente, mentre l’Europa Occidentale (+4,2%) e Settentrionale (+4,1%), pur con incrementi di tutto rispetto, non riescono ad eguagliare questi risultati.

Per il 2014, l’UNWTO prevede una crescita a livello globale compresa tra il 4% e il 4,5%, superiore alle previsioni di lungo termine del +3,8% elaborate per il periodo 2010-2020. “I risultati positivi del 2013 e la ripresa economica attesa per il 2014 lasciano intravedere un altro anno positivo per il turismo internazionale” – ha affermato Taleb Rifai, segretario generale dell’UNWTO, che ha aggiunto: “In uno scenario del genere, l’UNWTO invita i governi nazionali a mettere in campo strategie di supporto al settore e a mantenere gli impegni presi in favore di una crescita equa e sostenibile.”

 
 
 

Fare oggi il Direttore.

Post n°32 pubblicato il 29 Agosto 2012 da enzo.giordano1957

Come si evolve il ruolo del General Manager secondo il nuovo presidente Aida
Fare oggi il direttore
La nostra continua a essere una funzione determinante
di Marco Bosco: Fonte JOB IN TOURISM

Articolo

Il vero protagonista dell’impresa ricettiva: il responsabile dei suoi risultati, con precisi compiti e responsabilità. Vincenzo Potestà, nuovo presidente dell’Associazione internazionale direttori d’albergo (Aida), racconta in questo modo l’evoluzione più recente della figura del general manager: «Dal rapporto con la clientela alla gestione del personale, fino all’efficienza del sistema albergo, in questi ultimi anni siamo chiamati a combattere anche con la diminuzione di personale, che purtroppo viene a mancare persino in ruoli molto determinanti. Il direttore è perciò impegnato in prima persona a cercare di sopperire al meglio alla carenza di risorse. La nostra, insomma, continua a essere una funzione determinante, per cui si è chiamati a una costante qualificazione e a una formazione permanente, che ci consenta di essere sempre preparati alle nuove sfide di un mercato in perpetua trasformazione».
Ma quali sono, esattamente, le competenze richieste a un general manager contemporaneo? «Una visione dell’albergo a 360 gradi», risponde prontamente Potestà, «accompagnata da una grande attenzione ai risultati e, naturalmente, a una cura altrettanto meticolosa dei costi di gestione». Anche perché le più recenti trasformazioni globali stanno imponendo a tutto il mondo produttivo nuove modalità di relazione con i clienti. «Gli ospiti», riprende ancora Potestà, «sono, in effetti, sempre più attenti al rapporto qualità-prezzo. Il nostro compito è quindi quello di saper interpretare le nuove necessità del servizio e di essere in grado di rispondere, con soluzioni adeguate, ai più recenti trend della domanda di mercato».
È proprio a partire da tali presupposti che è nata perciò, due anni fa, Aida: «La missione della nostra associazione è infatti quella di dare voce e vigore a questo nuovo modo di intendere la professione, sviluppando cultura, sapere e competenze», conclude Potestà. «A tal fine Aida si propone di promuovere e attuare uno scambio di sinergie professionali tra gli aderenti, le aziende, gli enti pubblici e i privati. E ciò si va naturalmente ad aggiungere alla normale attività associativa, che comprende, tra le altre cose, l’accrescimento professionale e la pratica della solidarietà tra gli iscritti».


Il programma del neoeletto
Nominato presidente Aida in occasione dell’ultima assemblea del Marriott Grand Hotel Flora di Roma, Vincenzo Potestà succede al dimissionario Umberto Martuscelli, che proseguirà comunque la propria attività in seno all’associazione, in qualità di consigliere nazionale, insieme al nuovo gruppo direttivo, composto da Paolo Argilli, Benedetto Cambi, Adriano Cappelli, Alessio D’Annibale, Maria Grazia Esposito, Savino Sarnella e Romano Spadano. Alla domanda d’obbligo sui futuri obiettivi, il presidente Potestà ribatte quindi subito con il proprio programma, che prevede l’organizzazione di corsi di specializzazione dedicati ai direttori d’albergo, l’approfondimento del dialogo con le istituzioni, un maggiore coinvolgimento dei consiglieri e un ulteriore allargamento della componente internazionale dell’associazione, con particolare riguardo al mercato egiziano. «In linea con gli attuali tempi», racconta lo stesso Potestà, «cercherò, inoltre, di organizzare ancora più attività sul tema del contenimento dei costi. Proprio a questo proposito, penso, in particolare a un piano di incontri mensili, da svolgersi nella città di Roma, per uno scambio di vedute con tour operator, istituzioni, questura e altre associazioni di categoria».
Ma grande attenzione sarà diretta anche alle scuole alberghiere, soprattutto a quelle cittadine e della provincia capitolina, che diventeranno il bacino preferenziale a cui attingere per selezionare diplomati da avviare a periodi di tirocinio nelle strutture gestite dagli associati. «I ragazzi», conclude Potestà, «saranno posti sotto il diretto controllo dei rispettivi direttori, che si impegneranno a far conoscere loro le radici del funzionamento di una struttura alberghiera: una vera gavetta, che premierà i più meritevoli con borse di studio Aida destinate a corsi di formazione internazionali».


Identikit di Vincenzo Potestà
Sposato con due figli, Vincenzo Potestà si diploma presso l’istituto alberghiero di Fiuggi per poi lavorare, agli inizi della propria carriera, in Francia, Germania e Inghilterra. Tornato a Roma, all’hotel Eden, passa quindi all’hotel Hassler Villa Medici dove resta per 18 anni, acquisendo un notevole bagaglio tecnico di esperienze. Nel 1992 approda così al Grand Hotel Helio Cabala di Marino, alle porte di Roma, e cinque anni più tardi contribuisce all’apertura dell’hotel Villa Grazioli di Frascati. Di nuovo nella capitale, assume nel 1997 la guida del Marcella Royal Hotel, per poi dirigere l’hotel Mascagni per circa dieci anni. Oggi è il direttore generale dell’hotel degli Imperatori di Roma.

 
 
 
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