EROI E UOMINI

Memorie di Don Matteo Rigoni


Memorie di Don Matteo Rigoni degli anni 1884/1888Ex Direttore della Scuola Manfredini - Salesiani di Don BoscoScritto nel 1943Desideravo di continuare gli studi per essere un giorno Sacerdote […] fui accettato nell'oratorio di Dn. Bosco a Torino. Ai primi di Ottobre del 1883 per la prima volta lasciavo il mio altopiano dei Sette Comuni per raggiungere l'ultimo lembo sulla Cima Emerle, di dove all'improvviso mi si distesa dinanzi agli occhi l'interminabile sottostante pianura padana. Gli occhi, le mani, il corpo, lo spirito fatto era in sussulto, mi pareva di aver scoperto un mondo nuovo come Colombo, dopo 13 anni passati nel reclusorio, sebben magnifico, della mia conca alpina. Era con me un altro compagno dell'Altipiano, e precisamente di Rotzo di cui non ricordo il nome. Guida a tutti e due era il caro don Pertile distinto sacerdote ben noto fra i Salesiani di Gallio, che ritornava a Torino dopo alcun tempo passato in patria. Entrai nell'oratorio a notte inoltrata, e col mio compagno fui introdotto in una camera all'ultimo piano "camera S. Luigi". Al mattino mi svegliai, ero solo col mio compagno in un gran camerone, e sento al fondo della camera uno che parlava in modo incomprensibile, era un imbianchino che aveva cominciato di passar il suo lavoro. Non capivo una parola! Povero me! Viene mezzogiorno al centro in un refettorio sotterraneo; la prima volta mi vedo passare una pietanza di peperoni con un intingolo non ne avevo mai assaggiati e nemmeno visti. Quale disillusione! Fortunatamente minestra e a pane non ne mancavano. Ma ecco dopo qualche giorno una visione di pranzo viene a mitigare anzi a scancellare le prime impressioni di disgusto: una mattina sento un gridare, vedo un correre da tutte le parti verso un cortile " Viva Dn. Bosco! si gridava da ogni parte. Era per me la prima volta che lo vedevo, passava sopra un loggiato che metteva sulla sua camera; un incontro, talora si fermava, guizzava giù con un movimento di mani e braccia; un sorriso di Paradiso, sotto in cortile un battimano che non finiva un entusiasmo indescrivibile. Nessuno, che non l'abbia provato può immaginare l'effetto magico prodotto nel cuore dalla vista di un tal Angelo dei fanciulli, di un Santo Padre. Quale conforto per un fanciullo mai uscito dal dolce nido della famiglia e trasportato in un collegio, incontrava subito un volto amico, un dolce sorriso, una parola che sa di papà e di mamma. Il giorno dopo io salivo per una scala, ed egli discendeva. Quale felice, inaspettato incontro! Mi ferma e mi rivolge alcune domande sull'età, sui miei parenti, il mio paese, tutto con sommo imbarazzo e tenendomi per mano. E poi in atto di licenziarmi: "Ben, saremo dunque amici, non i vero?…Intanto preparati a far la confessione generale dei peccati della vita futura". Era evidentemente uno scherzo, ma io fui colpito solo dalle parole "confessione generale". Ne fui come atterrito, e andavo pensando alle cose mie, e non mi sarei incontrato volentieri da solo e solo un'altra volta con Dn. Bosco. Ma ecco che un altro giorno, non so come, mi trovo solo con Dn. Bosco, e prendendomi per mano le sue prime parole furono: "E dunque, sei pronto a fare la confessione generale dei peccati della vita futura?" Ohimè! ci siamo, ho detto fra me; ma subito come un lampo ho intraveduto tutto il pensiero, l'altra volta mi era sfuggito quel "peccati della vita futura". Dn. Bosco ripetendo quelle parole, sorrise, io insieme con lui, e quella nebbia svanì. Potente sempre, comunque avvenga, quel richiamo di Dn. Bosco alla Confessione! Dopo qualche giorno un nuovo spettacolo m'impartiva. Dn. Bosco attraversa lentamente il cortile. Tutti corrono, avanti a lato, dietro Dn. Bosco. Egli alza le mani e le braccia, e vedo tutti quelli che ci arrivano allungare la mano, per toccare anche solo con un dito la mano santa di Dn. Bosco. Simbolo dei pulcini sotto l'ala protettrice della chioccia. Intanto, si procedeva piano piano; Dn. Bosco parlava ora intimo, e ora coll'altro, ora a tutti. Io piccolo stavo timidamente nascosto dietro gli altri, nella speranza di passare inosservato, quando all'improvviso Egli apre lo sguardo verso di me; i suoi occhi di una dolcezza misteriosa s'incontrano coi miei; "Fate largo, disse, lasciate che venga a me li quel mio nuovo amico".