CHI COMANDA VERAMENTE

Post n°8 pubblicato il 27 Novembre 2005 da erre75
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Dirigenti delle multinazionali, governanti dei paesi ricchi e sostenitori del liberismo economico hanno rapidamente compreso che dovevano agire di concerto se volevano imporre la propria visione del mondo. Nel luglio 1973, in mondo allora bipolare, David Rockefeller lancia la Commissione trilaterale, che segnerà il punto di partenza della guerra ideologica moderna. Meno mediatizzata del forum di Davos, la Trilaterale è molto attiva, attraverso una rete di influenze dalle molteplici ramificazioni.
Trent’anni fa, nel luglio 1973, su iniziativa di David Rockefeller, figura di spicco del capitalismo americano, nasceva la Commissione trilaterale. Cenacolo dell’élite politica ed economica internazionale, questo circolo chiusissimo e sempre attivo formato da alti dirigenti ha suscitato, soprattutto ai suoi inizi, molte controversie (1). All’epoca, la Commissione si prefiggeva di diventare un organo privato di concertazione e orientamento della politica internazionale dei paesi della triade (Stati uniti, Europa, Giappone). L’atto costitutivo spiega: «Basata sull’analisi delle più rilevanti questioni con cui si confrontano l’America e il Giappone, la Commissione si sforza di sviluppare proposte pratiche per un’azione congiunta. I membri della Commissione comprendono più di 200 insigni cittadini impegnati in settori diversi e provenienti dalle tre regioni». (2)

 

La creazione di questa organizzazione opaca in cui a porte chiuse e al riparo da qualsiasi intromissione mediatica si ritrovano fianco a fianco dirigenti di multinazionali, banchieri, uomini politici, esperti di politica internazionale e universitari, coincideva all’epoca con un periodo di incertezza e turbolenza della politica mondiale. La direzione dell’economia internazionale sembrava sfuggire alle élite dei paesi ricchi, le forze di sinistra apparivano potenti, soprattutto in Europa, e la crescente interdipendenza delle questioni economiche chiamava le grandi potenze a una cooperazione più stretta. Rapidamente, la Commissione trilaterale si impone come uno dei principali strumenti di questa concertazione, attenta al tempo stesso a proteggere gli interessi delle multinazionali e a «chiarire» attraverso le proprie analisi le decisioni dei dirigenti politici. (3)

 

Come i re filosofi della città platonica, che contemplavano il mondo delle idee per infondere la loro trascendente saggezza nella gestione degli affari terrestri, l’élite che si riunisce all’interno di questa istituzione molto poco democratica si adopera nel definire i criteri di un «buon governo» internazionale.


Veicola un ideale platonico di ordine e controllo, assicurato da una classe privilegiata di tecnocrati che mette la propria competenza e la propria esperienza al di sopra delle profane rivendicazioni dei semplici cittadini: «La cittadella trilaterale è un luogo protetto dove la techné è legge – commenta Gilbert Larochelle. E dove sentinelle dalle torri di guardia vegliano e sorvegliano. Ricorrere alla competenza non è affatto un lusso, ma offre la possibilità di mettere la società di fronte a se stessa. Il maggio benessere deriva solo dai migliori che, nella loro ispirata superiorità, elaborano criteri per poi inviarli verso il basso». (4)

 


All’interno di questa oligarchia della politica internazionale, le cui riunioni annuale si svolgono in varie città della triade, i temi vengono dibattuti in una discrezione che nessun media sembra più voler disturbare. Essi sono oggetto di rapporti annuali (The Trialogue) e di lavori tematici (Triangle Papers) realizzati da équipes di esperti americani, europei e giapponesi scelti molto accuratamente. Questi documenti pubblici, regolarmente pubblicati da circa trent’anni, mostrano l’attenzione che la trilaterale rivolge ai problemi globali che trascendono le sovranità nazionali, come la globalizzazione dei mercati, l’ambiente, la finanza internazionale, la liberalizzazione delle economie, la regionalizzazione degli scambi, i rapporti Est- Ovest (all’inizio), il debito dei paesi poveri.

 

Nei prossimi post approfondiremo il discorso con un'altra organizzazzione pari alla TRILATERALE:il gruppo BILDERBERG.

 
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IL PETROLIO...E' IN CRISI

Post n°7 pubblicato il 22 Novembre 2005 da erre75
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In alcuni post fa ho scritto di nuove fonti energetiche che dovranno sostituire il petrolio e ora vi riporto il testo di un'intervista(rilasciata nel 2004) in cui Colin Campbell, un geologo esperto di petrolio,parla delle societa' petrolifere e della produzione di petrolio.

«La parola che proprio non vogliono pronunciare è esaurimento. t un termine che puzza nella comunità degli investitori, sempre alla ricerca di buone notizie e di immagine, e non è facile per loro spiegare tutte queste cose piuttosto complicate, né in effetti hanno alcun motivo o responsabilità di farlo. Non spetta a loro badare al futuro del mondo. 1 loro direttori lavorano per fare soldi, per se stessi in primo luogo e per i loro azionisti quando possono. Perciò penso che sia senz'altro vero che le società petrolifere rifuggono dall'argomento, non amano parlarne e sono molto ottuse su ciò che fanno o dicono in proposito.

 

Loro stessi capiscono la situazione chiaramente quanto me e le loro azioni la dicono molto più lunga delle loro parole. Se avessero una grande fiducia in un aumento della produzione negli anni a venire, perché non hanno investito in nuove raffinerie? Si costruiscono pochissime raffinerie nuove. Perché si fondono? Si fondono perché non c'è posto per tutti. t un settore che va contraendosi. Perché licenziano, perché appaltano lavori all'esterno? La BP mira ad avere un 30% del personale a contratto, perché non vuole obblighi a lungo termine.

 

Il petrolio del Mare del Nord sta diminuendo rapidamente. Sono restii ad ammetterlo, ma credo che siano stati trivellati soltanto quattro pozzi esplorativi quest'anno [2004]. Chiuso! Finito! E come possono la BP o la Shell e le grandi compagnie europee alzarsi in piedi e dire, beh, spiacenti, il petrolio del Mare del Nord è finito? t uno shock che vorrebbero evitare. Non è malvagità, né una grande cospirazione, né niente del genere. t semplicemente pratica gestione quotidiana. Viviamo in un mondo di immagini e pubbliche relazioni e lo sanno fare piuttosto bene, direi»

 

 
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LA STORIA SI RIPETE

Post n°6 pubblicato il 13 Novembre 2005 da erre75
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Questa volta vogliamo analizzare gli attacchi promossi in nome della democrazia del presidente americano BUSH al popolo IRANIANO(o meglio al suo leader) ,in vista di una prossima guerra per accaparrarsi altre scorte di petrolio.

L'IRAN e' il secondo paese al mondo come produzione di petrolio,pero' fino a qualche mese fa mancavano le motivazioni per porlo al centro dell'attenzione dei media.

Le motivazioni ora ci sono e il difensore della democrazia BUSH sta gia' attivando la sua strategia per iniziare un'offensiva rivolta alla conquista di nuove riserve di petrolio.

Quali sono le motivazioni?

Eccole:

-l'IRAN fa parte di quella cerchia di stati canaglia che attentano l'occidente

-l'IRAN fa paura perche' possiede(o sta cercando di possedere)armamenti nucleari,cosi' riportato nei TG e nei quotidiani

-l'IRAN ha interessi economici ENORMI con CINA e INDIA(forniture di gas,petrolio)

-l'IRAN ha capito che gli STATI UNITI sono una potenza oramai alla fine.

 
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DROGATI DAI MEDIA

Post n°5 pubblicato il 09 Novembre 2005 da erre75
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Se oggi pensiamo che grazie alla diffusione massiccia dei media possiamo raccogliere notizie necessarie a soddisfare la nostra fame di informazione ci sbagliamo,e alla grande.

L'Italia nella classifica della liberta' di stampa risulta essere scesa oltre il 70esimo posto(dopo la MACEDONIA!!!!!!!) ;i nostri telegiornali ci parlano sempre di notizie inutili:CRONACA NERA-METEO-CALCIO-GOSSIP

La vera forza che dobbiamo saper sfruttare e' nel meraviglioso ma allo stesso tempo devastante mondo di internet e sembrano averlo capito alcuni grandi capi dei piu' grandi media mondiali.

Il loro scopo e' quello di fermare la diffusione di notizie in rete,o meglio poterla controllare come controllano le notizie in televisione e sui giornali.

Per il momento non ci riescono...

 
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L'ERA DELL'IDROGENO

Post n°4 pubblicato il 05 Novembre 2005 da erre75
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Molti pensano che il petrolio sia il motore che faccia girare il mondo.

Avranno ragione ancora per tanto tempo?

Si stanno formando o per meglio dire si sono gia' formate potenti lobby che sanno gia' quale sara' il nuovo motore che fara' girare l'economia mondiale.

Quasi tutte le compagnie petrolifere stanno investendo massiccie quantita' di denaro ricavato in questi anni di utili stratosferici in energie che sostuiruiranno il petrolio,non a caso da qui ai prossimi anni il prezzo dell'oro nero difficilmente potra' scendere se non per politiche imposte da queste lobby a favore di energie "pulite".

L'idrogeno e' messo in prima linea,vedremo se potra' essere la materi su cui si fondera' la prossima era economica.

erre75

http://stores.ebay.it/TEMPO-ZERO

 
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