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Post n°232 pubblicato il 04 Agosto 2008 da lavorodanero

plemmirio

www.plemmirio.it

buona visione


- - venerdì 18 luglio 2008 alle 12.01 - -
avvistata foca monaca nell'Amp del Plemmirio
Un esemplare di foca monaca è stato ripetutamente avvistato nell’Area Marina Protetta del Plemmirio. I primi ad imbattersi nel mammifero, che in Italia sembra si sia estinto almeno dagli anni ottanta, sono stati due esperti sub impegnati in alcune immersioni in una zona dell’oasi marina siracusana. I sommozzatori, evidentemente stupiti, hanno subito riferito agli operatori del Consorzio Plemmirio di avere visto “uscire da una grotta marina un grosso animale con una pinna palmata che, forse incuriosito, si è aggirato attorno a loro per qualche istante prima di allontanarsi rapidamente”. . Stamani alcuni operatori specializzati del Plemmirio effettueranno un attento sopralluogo nella zona in cui si sono verificati gli avvistamenti, che è naturalmente top secret, nella speranza di imbattersi nel raro mammifero marino. . In effetti, secondo gli ultimi dati, la foca monaca sarebbe sopravvissuta in tutto il Mediterraneo in appena 200-300 individui, uno sconsolante dato che, secondo gli studiosi, potrebbe essere addirittura sovrastimato. Il raro pinnipede, il cui nome scientifico è “Monachus Monachus” ha il dorso di colore grigio bruno e il ventre chiaro e maculato. Può superare i 2 metri di lunghezza. Il peso varia dai 350 ai 400 kg, il capo è arrotondato, ornato da vibrisse (i “baffi”) e lunghe sopracciglia circondano gli occhi scuri. Possiede pinne pettorali, pinne posteriori e pelo corto. Vive solitaria o in piccoli nuclei famigliari sugli scogli rocciosi, in grotte e spaccature, in luoghi particolarmente inaccessibili. L’alimentazione è prevalentemente costituita da pesci. Abile nuotatore,la foca monaca usa le pinne degli arti inferiori ed ha buone capacità di immersione. Si muove invece con difficoltà sul terreno, con salti effettuati con il tronco. È in grado di produrre un rauco latrato. Le femmine sono in grado di partorire un solo figlio all’anno, l’accoppiamento avviene tra Luglio e Agosto e la gestazione dura 11 mesi. Gli unici predatori che teme sono gli squali e soprattutto l’uomo. La ridotta fecondità e l’aumento del traffico diportistico che riduce i tratti di costa in cui rifugiarsi, ne hanno fatto una specie in via di estinzione. Per cercare cibo si immerge tra i 10 e i 30 m di profondità ma la si ritiene capace di raggiungere i 100 m. È probabile che il suo nome derivi dal colore del mantello, simile al colore del saio dei monaci. Un tempo diffusa lungo le nostre coste il lento inesorabile tracollo di presenze nei nostri mari è avvenuto a partire dagli anni 60-70. Tra le cause l'uccisione diretta, perché i pescatori la ritenevano un concorrente nella loro attività, l'alta mortalità dei cuccioli che finivano impigliati nelle reti, ma soprattutto il disturbo arrecato dall'uomo lungo le coste e negli habitat che la foca utilizza per partorire e allattare i cuccioli. . Le Foche monache utilizzano le grotte marine per riposare e per le cure parentali; anche l'occasionale incontro con un subacqueo all'interno di questi delicati ambienti può provocare l'allontanamento delle foche per molti anni da questi luoghi

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