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Post N° 1

Post n°1 pubblicato il 11 Dicembre 2005 da rolandeagle59

 

INFANZIA FELICE

C’è una scena  nel mio remind,in cui ero tra le braccia di mioPADRE,e mia MADRE che si avvicina e mi porge un tozzo di pane la parte estrema,la più cotta,ossia o’ cuzzetiello,quasi biscottato e più soddisfacente da mordicchiare.

Il cucciolo d’uomo stava mettendo i denti  che iniziavano a spuntare,piccoli puntini bianchi nel rosso infuocato e infiammato delle gengive

Sono nato nel 1946 a PollenaTrocchia,un ridente(allora)paesello alle falde del monte Somma adiacente al Vesuvio,a 12 Km da Napoli,paese ove ho vissuto una splendida e radiosa fanciullezza giochi,non un cane, un gattino,un pony,bensì un agnellino,totalmente bianco, a cui detti il nome di Bianchino,e come era improvvisamente apparso, così scomparve(si era in prePASQUA))

abitando in  sommerso e circondato dall’amore dei miei genitori e dei conoscenti,con tantissimo verde a disposizione per mettere in pratica  tutti i giochi  che la fervida mente di un fanciullo puoimmagginare.Ho avuto come compagno di giochi,non un cane, un gattino,un pony,bensì un agnellino,totalmente bianco, a cui detti il nome di Bianchino,e come era improvvisamente apparso, così scomparve(si era in prePASQUA))

giochi,non un cane, un gattino,un pony,bensì un agnellino,totalmente bianco, a cui detti il nome di Bianchino,e come era improvvisamente apparso, così scomparve(si era in prePASQUA))

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Abitavo in una villa stile liberty,tutta bianca con il 2°piano color ocra e il davanti era costituito da qualcosa di esotico,tre palme che
 di infanzia
davano anche i datteri,non certo quelli che si mangiano a NATALE ma selvatici,poi c’era un roseto che era la passione di mia MADRE ,lo curava come un figlio e ne era gelosissima tanto che un mattino di inizioMAGGIO alcune signorine.
credo insegnanti della scuola elementare comunale da poco inaugurata  salendo dalla stazione lungo il viale ELENA, avevano adocchiato una stupenda e smagliante rosa rossa che veniva su dal roseto appoggiandosi languidamente alla rete di cinta del giardino.Una di queste maestrine forse incoraggiate dalla presenza di altre rose e dal profumo della Primavera ebbe l’ardire di allungare un braccio nello spazio tra due aste di ferro che reggevano la rete ,ma il braccio fu stoppato come da improvvisa paresi da un urlo agghiacciante sgorgato dalla gola di mia MADRE che riempì d’improperi la malcapitata maestrina che dovette graffiarsi con le spine del gambo della rosa tanto fu lesta a ritirare il braccio dopo l’avvertimento minaccioso di MAMMA.<
e così si graffiò tutto il braccio tramite un gancetto acuminato attaccato alla ringhiera di rete intrecciata che divideva le rose dalla strada E mia MADRE che non era cattiva,decise che doveva farsi perdonare e il mattino presto del giorno seguente tagliò dal suo roseto la rosa più bella che era fiorita e la regalò, in segno di >volemose bene>alla maestrina che alla solita ora saliva dalla stazione.

Ne fù oltremodo entusiasta e meravigliandosi di non averci mai visto a scuola, mia, MADRE Le spiegò che frequentavamo l’ISTITITO gestite dalla suore di s.:ANNA del cui Istituto mio PADRE era Presidente,sia per una scelta di sicurezza, perché eravamo sempre sorvegliati  che per un insegnamento che avrebbe nutrito la mente,e che avrebbe certamente nutrito lo spirito

Avvicinandosi la 2^Domenica di MAGGIO,Mamma con il nostro aiuto colse tutte le rose e depostele su un tavolato sotto al percolato di uva inizio sempre con il nostro aiuto a spetalarle deponendo i petali dai diversi colori in una fonda bacinella d’acqua fresca precedentemente preparata,da tener presente che non esisteva ancora il moplen,per cui tutta l’attrezzatura era o in rame o zincato

La bacinella colma di petali dalle più svariate tinte fu posta la notte del sABATO fuori sul balconcino del salotto in modo che la luce della luna propiziasse la macerazione dei petali facendo divenire l’acqua così profumata da fare invidia ai migliori profumi francesi in voga all’epoca .e poiché le rose erano rosse,bianche,gialle,rosa.e altre leggermente più scure delle rosse ,i petali sembravano pezzetti di stoffa di velluto rosso,e il tutto in movimento nella bacinella sotto la luce lunare  dava vita ad un caleidoscopio di nuova generazione.

Il mattino seguente scendemmo in giardino e sotto il pergolato  era già tutto pronto: la bacinella da cui proveniva un profumo così forte da stordire quasi e 7 altre bacinelle piccole ,4 per noi figli,2 per i genitori,ealtre 2 per la governante e la cameriera.così demmo inizio all’atavica usanza di lavare il viso con l’acqua di rose,asciugarci e scambiarci gli auguri di un avvenire radioso profumato,insomma migliore.

Però l’anno successivo non ci vide ripetere l’usanza dell’acqua di rose perché,mioPADRE,in accordo con mia MADRE,causa lo studio decise di trasferire la famiglia a NAPOLI

Tale decisione fu presa da nostro PADRE in accordo con nostra MADRE,per il nostro bene, per chèe,andare e venire dalla città era faticoso e come ogni anno prendevamo la dose quotidiana,di olio di fegato di merluzzo;però quello che fu l’anno più faticoso se ne consumarono di flaconi. Per

 

renderci meno faticoso e stressante il compito di studiare

Quindi Per frequentare le scuole medie inferiori fummo costretti a trasferirci in città e la scelta cadde su Bagnoli,estremo quartiere periferico nord di Napoli.Ma la scelta non fu la più felice,in quanto non essendo mai stato incline allo studio e non per deficienza di materia cerebrale,mi rendo oggi conto di quanto  sia stato stupido.

Odiavo la scuola e tutto ciò che era relativo alla disciplina,desideravo essere libero.

Avvertivo la mancanza della campagna e del verde, del giardino ,ma comprendevo la motivazione che aveva spinto mio PADRE a prendere la decisione dello spostamento, perché non ero l’unico figlio,ma esistevano anche ANNAMARIA,LEOPOLDO;ANTONELLA,l’ultima arrivata, però lungi da me l’odio verso mio PADRE per avermi sradicato dalle mie origini

Così la destinazione fu BAGNOLI  grosso centro flegreo con scuole medie inferiori,e per le superiori BAGNOLI era bencollegata.tram pullman,treni , con il Centro di NApoli

 

 




 

 


  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

quel dì e non me ne rendevo conto terminava la mia fanciullezza per iniziare l’adolescenza

 
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