Creato da tattoo_torino_max il 21/05/2009

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TATUAGGI TRIBALI

il significato intrinseco di un tatuaggio tribale suscita molte fantasie in colui che lo guarda e in colui che lo porta.

ognuno cerca di vederci qualcosa..

si sente toccato da qualcosa che non capisce,ma che scuote la sua anima,

anche solo perchè frutto dell'armonia tra tatuaggio e la forma del corpo

un tatuaggio tribale cambia la vita,solo per il fatto di doverlo portare per sempre.

per questo motivo è importantissimo che sia ben fatto !!!

 

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STORIA

Sin dalla preistoria l'uomo è stato portato a lasciare dei segni, delle tracce, sull'ambiente circostante e, in particolare, a decorare i luoghi a lui familiari, per renderli più' intimi e personali. Secondo Lévi Strauss, la prima superficie che l'uomo ha sentito l'impulso di abbellire sarebbe stato il corpo, inteso come involucro della propria persona e mediatore con il mondo esterno. Possiamo ricordare, inoltre, i racconti di storici quali Erodoto e Plinio il Vecchio, oppure i corpi mummificati rinvenuti in varie parti del mondo, che portano evidenti segni di tatuaggi. La pratica del tatuaggio, insieme alla scarificazione e alla pittura ornamentale, è da considerarsi dunque un'arte antica, nata per soddisfare un impulso umano con connotazioni non solo individualistiche, ma anche con risvolti sociali, tanto da poter essere considerata come "l'atto sociale primitivo". Sul piano linguistico è da notare che il temine "tatuaggio" ha origine tahitiana, e deriva dal vocabolo "tatau", traducibile con "marcare con segni", "scrivere sul corpo". Inizialmente il termine "tatuaggio designava sia il tatuaggio propriamente detto, cioè la deposizione sottocutanea di pigmenti secondo un disegno indelebile, sia la pratica, diffusa presso popolazioni fortemente pigmentate, della scarificazione e delle cicatrici ornamentali o "cheloidi", ottenute mediante la guarigione di profonde ferite tramite cicatrizzazione. Il vocabolo "tatau", trascritto da Cook con il vocabolo di lingua inglese "tattow", trasformato successivamente in "tattoo", si è poi diffuso in Europa. Con il termine odierno di tatuaggio si indicano tutti quegli ornamenti e disegni impressi indelebilmente sulla pelle. La pratica del tatuaggio è diffusa presso tutti i popoli.

 

SORIA 2

La zona ritenuta più ricca di tatuaggi, sia per quanto riguarda la quantità che la complessità dei disegni, è l'Oceania, dove l'uso del tatuaggio è sopravvissuto fino ai giorni nostri: si va dalla Nuova Zelanda a Samoa. Molto diffuso, a Samoa, è il tatuaggio su tutto il corpo, denominato "pe'a", per eseguire il quale sono richiesti cinque giorni di sofferenza. Alla fine, viene data una grande festa in onore di chi è riuscito a portare a termine l'impresa. In Africa si ritrova una stretta connessione tra tatuaggio, magia e medicina. In Asia invece il tatuaggio ha origini lontane ma la pratica si è evoluta con tempi e ritmi diversi nelle diverse zone. Nel Sud-Est asiatico il suo uso è limitato alle fasce povere della popolazione, mentre in Giappone assume un valore ornamentale e di connotazione sociale. Il tatuaggio era conosciuto anche presso tutte le popolazioni dell'America precolombiana: valgano come esempio gli indiani della costa nord del Pacifico ed i Maia. In Europa il tatuaggio era diffuso già in epoca preistorica e sembra che la sua funzione fosse principalmente terapeutica e curativa. Fu utilizzato anche dai Greci e dai Romani per indicare l'appartenenza ad una classe bassa o ad alcune categorie sociali: schiavi, prigionieri, disertori e stranieri. Particolare è il rapporto tra la religione cristiana ed il tatuaggio: inizialmente esso costituiva per i primi fedeli perseguitati un simbolo religioso e l'espressione di una fede osteggiata. Un cambiamento si ebbe nel 787 d.C., quando Papa Adriano ne proibì l'uso.Quel divieto, poi, rimase a lungo. Le condanne del tatuaggio lo fecero scomparire dall'Europa per molto tempo, tornando in uso solo dopo l'avvio delle grandi esplorazioni geografiche. Furono proprio le scoperte di territori incontaminati, veri e propri paradisi terrestri (si pensi all'arcipelago polinesiano), che portarono una ventata di suggestioni esotiche e di curiosità, soprattutto presso la borghesia del tempo, che ritornò al tatuaggio e riconobbe ai tatuatori il ruolo di artisti. Con il '900, epoca in cui si ha un'inversione di tendenza: il tatuaggio non è più' considerato espressione di libertà ed arte, ma di anti-socialità, arretratezza e disordine morale. Perché questa opposizione? Si può ritenere che essa sia stata suscitata dalla diffusione del tatuaggio all'interno di ceti bassi: esso, infatti, si era propagato tra marinai, soldati, malavitosi e carcerati, tanto da diventare un vero e proprio proclama di appartenenza alla criminalità. Il ritorno del tatuaggio, in anni più vicini, richiama alla mente la ribellione e la trasgressione. ne sono un esempio gli anni '60, in cui chi sceglieva di tatuarsi apparteneva al ceto medio-alto ed era, per lo più, mosso dalla voglia di stupire e porsi in alternativa alla mentalità comune. Con i "punk" ed i "bikers", negli anni '70 e '80, il tatuaggio diventa uno degli elementi cosiddetti "contro", cioè simbolo di contrapposizione. Al tempo stesso, si pone anche come segno di riconoscimento ed appartenenza. Il desiderio di tatuaggio, esploso negli anni '90 insieme con il diffondersi di riviste e centri specializzati, non sembra portare con sé ribellione e rabbia, ma si pone piuttosto come una scelta di stile di vita personale'

 
 

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