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INCONTRO

Post n°8 pubblicato il 06 Novembre 2007 da estasicontinua1
Foto di estasicontinua1

La macchina era calda, fuori il freddo e l’umidità.

Osservò le gocce di pioggia cadere fitte sul parabrezza restando immobile per parecchi minuti prima di fare un mezzo giro di chiave e azionare il tergicristallo. Si passò le mani sul viso, il desiderio di allontanare i pensieri che invece restavano incollati lì. Abbassò lo specchietto e si osservò, il volto riflesso, la pelle umida, lucida, il trucco leggero quasi sparito, si fissò dritta negli occhi e per un momento pensò di andare, scappare. Girò la chiave schiacciando a fondo il piede sulla frizione.

Non erano ancora le quattro e non smetteva di piovere, la macchina era ancora accesa. Fece un respiro lungo, deciso e finalmente scese.

Il bar era pieno di gente, voci, tazze, sigarette, per un istante si sentì rassicurata dalla normalità che la circondava. Le mani le tremavano e il cuore le tagliava il respiro, frugò nelle tasche dell’impermeabile fingendo di cercare qualcosa, si spostò di qualche passo verso la sala facendo scivolare lo sguardo fra i tavoli e sorridendo fra sé del suo essere così impacciata.



Un abbraccio e le prime parole per rompere il ghiaccio, poi tutto fu straordinariamente naturale. Erano felici. Felici delle loro vite, del loro mondo, di loro stessi, felici del loro incontro.

Lui conosceva quegli occhi e quelle labbra, li aveva desiderati e amati per qualche tempo. Li aveva amati e desiderati di una passione bruciante.

Lei riconosceva quella voce e quella risata, quella voce e quella risata che per tanto tempo l’avevano fatta stare bene e sentire amata.

Riconoscevano le loro mani, i loro sguardi e nei toni caldi e distesi delle loro voci riconoscevano tutto quello che di loro era cambiato.

Ora una complicità di emozioni, di ricordi, di amanti.

La birra scura scivolava leggera e corposa come le loro parole. Il tavolino, il posto erano gli stessi, il locale adesso quasi vuoto.

Quasi risero dello stesso pensiero, dello stesso ricordo, dello stesso brivido.

Salirono in macchina che ancora non aveva smesso di piovere, il freddo in fondo li aveva sempre accompagnati. Lui alla guida, lei al suo fianco. La prima volta.

Arrivarono. Il parcheggio era lo stesso, l’albergo era lo stesso. Si presero per mano, complici entrando nella hall, chiesero la stessa camera.



Salirono, stesso piano, stesso corridoio, poco era cambiato. Chiusero la porta lasciando cadere borse e cappotti, si guardarono e si sorrisero divertiti buttandosi sul letto. Il frigobar era sempre dove l’avevano lasciato e, dentro, la mignon di spumante rigorosamente italiano che li avrebbe fatti brindare di nuovo come allora.

Si guardarono e un bacio fu il naturale completamento di quel brindisi. Un bacio dolce, divertito, sulle labbra che sapevano di vino, un bacio a cui ne seguì subito un altro e un altro ancora. Guardò quegli occhi scuri e per un momento si perse nel brivido dell’emozione del ricordo. Guardò quegli occhi scuri e lo baciò di un bacio dolce, caldo, sensuale. Sentì quelle labbra morbide cercarlo e morbidamente rispose. Sentì il suo sapore e ancora leggero il gusto del vino, sentì il suo respiro e il suo profumo, lo stesso che ancora, qualche volta, animava i ricordi.

Fu un bacio lento e lentamente le loro labbra si aprirono, lentamente le loro lingue si trovarono. Fu lo stesso brivido, lo stesso calore. La strinse di più e sentì i suoi seni premergli contro, sentì il suo corpo, il suo respiro.



Lo spinse delicatamente sul letto e delicatamente fece scivolare le sue dita sui bottoni di madreperla. Lui osservò quelle mani scendere piano e la camicia cadere a terra. La strinse allora tirandola a sé facendola sedere cavalcioni sopra di lui.

La trovava bellissima, forse anche più di prima.



Un brivido caldo e le sue dita. Chiuse gli occhi e lentamente si abbandonò a quei tocchi, a quelle carezze, mentre il piacere le rompeva sottilmente il respiro.

Sentì le mani di lui arrampicarsi lungo la sua schiena, giocare con la sua pelle e finalmente liberarla dai gancini. Le sentì accarezzarla, toccarla, stringerla, affondare nella carne morbida, liscia, rotonda del suo seno.

Sentì le sue dita strizzarle i capezzoli e desiderò allora la sua bocca, le sue labbra, la sua lingua. Protesa in avanti, la schiena leggermente inarcata fu irresistibile.

La sua bocca si avvicinò lentamente al quel seno e lentamente iniziò a baciarlo, morderlo, succhiarlo, affondò le sue labbra e baciò, leccò, succhiò quei capezzoli, ad ogni bacio ogni volta più duri. Lei sopra di lui iniziava lentamente la sua danza.



Tolse il maglione e gli sfilò la camicia, ora era lei a volere il suo odore. Si chinò su di lui e lo baciò, un bacio caldo, bagnato, rallentato, un morso leggero alle labbra e poi giù lungo il collo, le spalle, il torace. Aveva dimenticato quel sapore e ritrovarlo ora la rendeva più avida. Si accucciò ai piedi del letto sfibbiando la cinta e liberandolo dei pantaloni, sembrava bellissimo.

Lo guardò per qualche secondo, desiderando fra le labbra il suo sapore.

Lui riconobbe quello sguardo e una scarica calda gli attraversò il corpo.

Sentì quella bocca, sentì quelle labbra, le sentì scivolare e ingoiare lentamente il suo sesso, le sentì succhiarlo, stringerlo, leccarlo.

Sentì le mani di lui sulla testa e una scarica calda, violenta, infuocata la bagnò fra le gambe. Sentì le sue dita fra i capelli, premere, spingerla, muoverla e il loro piacere per un istante fu lo stesso.

Si sollevò lasciando cadere a terra la gonna, le mutandine, le autoreggenti e sentì quelle dita stuzzicarla, toccarla, accarezzarla. In piedi a gambe aperte davanti a lui seduto sul letto. Sentì il suo corpo tremare e le sue dita affondare. Lo strinse ansimante. Ogni movimento, ogni tocco, ogni carezza fu un gemito, una scarica, una lama infuocata sulla pelle. Lo bramava, lo desiderava, lo voleva. Ogni centimetro, ogni muscolo del suo corpo lo urlava.

Si distese completamente sul letto e la guardò arrampicarsi piano verso di lui, sentì il suo odore, il suo calore, la sua voglia. La guardò, guardò la smorfia di piacere contrarre il suo viso, il suo respiro rompersi e farsi poi di nuovo morbido, il suo volto distendersi e le sue labbra serrarsi.

Gli era dentro, la sentiva sopra di sé, sentiva il suo calore, il suo corpo, il suo odore.

Chiuse gli occhi stringendo le mani ai suoi fianchi, un movimento lento, calmo, sensuale, un piacere, sottile, intenso, irresistibile.

Si chinò su di lui interrompendo la danza, si chinò cercando le sue labbra. Le leccò piano e piano le baciò. Un bacio lungo, avvolgente, caldo, come il suo abbraccio. Respirò il suo piacere, la sua eccitazione e piano ricominciò a muoversi, questa volta affondando ogni colpo.

Lo sentiva sotto, dentro di lei, lo sentiva nella carne, nei respiri, nella testa. Gemette a lungo, le mani sul suo petto, inarcò la schiena e per brevissimo istante la stanza si trasformò in un vortice. Sentì i suoi sospiri e le sue mani spingerla con forza giù, verso il basso. Sentì il suo sesso duro spingersi dentro e lo strinse fra le gambe, catturandolo, trattenendolo, serrandolo.

Sentì le sue mani avvolgere il suo seno, sentì le sue dita stringersi ai capezzoli e capì allora che non poteva più continuare, controllare, centellinare e si abbandonò al piacere, al suo corpo, al suo respiro.

Un momento e sentì la sua carne, i suoi gemiti, il suo godere.

Un momento e senti il suo sesso, il suo getto, il suo piacere.

Un momento e poi il nulla, violento, sconvolgente, totale.



Insieme riaprirono gli occhi, ancora ansimanti, sazi, appagati. Si guadarono senza parlare, mentre lei scivolava via dal suo corpo. Sentì le sue labbra scivolarle sulla spalla e lo guardò, si sorrisero, complici, divertiti e fra parole interrotte si addormentarono, mentre al loro ricordo si aggiungeva un’altra, ultima preziosa immagine.

 

 

 
 
 
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Un blog di: estasicontinua1
Data di creazione: 29/10/2007
 

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