Creato da eterna47 il 09/04/2008

FOREVER

SONO QUELLA CHE VOI VORRETE...AMICA ..SORELLA....MADRE ..AMANTE ....FIGLIA ... NON RIMPROVERATEMI PERO' POI ...SE NON SARO' DAVVERO ME STESSA

 

 

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TRISTEZZA

Post n°17 pubblicato il 02 Luglio 2009 da eterna47
Foto di eterna47

A volte arriva all'improvviso la tristezza. Di colpo ci sentiamo spaesati, confusi, incerti. Stranieri nella nostra vita. Ci chiediamo che cosa non va. E cerchiamo subito di allontanare quel dolore fastidioso riempiendoci di pensieri, di cose da fare, per staccarci dal disagio, riprendere la nostra routine e non pensarci più.
«Ma sì, va tutto bene, i ragazzi sono bravi, con mio marito sono tranquilla, il lavoro non sarà perfetto, ma mi accontento...». Ma forse quel sentimento di estraneità non voleva essere cacciato via. Arrivava dalle radici più profonde della nostra anima per distoglierci dall'eccessivo affollamento della mente. Se continuiamo a ignorarlo, rischiamo di essere assorbiti dalle infinite cose che facciamo, e subiamo, senza essere mai veramente presenti.
È per questo che un grande saggio Zen, Bakei, insegnava ai suoi allievi a cercare la tristezza tutti i giorni. Da parte mia tutte le mattine cerco un buon motivo per essere triste, magari pensando a una persona che non c'è più. Lascio che il disagio mi invada, poi lentamente la tristezza viene sostituita da un sentimento di distacco, di vuoto e così, mentre mi lavo, faccio colazione e mi vesto sono solo una presenza senza pensieri. Quasi sempre, sento arrivare la felicità di esistere. E comprendo che la consapevolezza di essere vivi è l'unica gioia che possediamo e che niente e nessuno ci potrà dare di più.
Anche se cercare la tristezza è un esercizio artificiale, serve a ricordarci che i disagi arrivano per depurarci dalla piega banale e abitudinaria che ha preso la nostra vita. Quante serate passiamo nella noia, solo perché ci accontentiamo? La tristezza di cui parlo non ha niente a che vedere col lamentarsi, con la sfiducia verso se stessi. E nemmeno deve appartenere al rimpianto o alla nostalgia. No! È semplicemente un modo per lasciare affiorare la nostra presenza interiore, ubriacata dalle illusioni, dalle sirene che ci catturano e dal fatto che abbiamo la mente sempre occupata e proiettata all'esterno.
Solo chi sa accogliere la tristezza, può rinnovarsi incessantemente, può evitare l'aridità e... la depressione. In questo senso la malinconia ci riporta verso la nostra profondità, a fidarci delle nostre risorse interiori e non delle parole chiassose degli altri.

 
 
 
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