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Ricostituire il Partito Comunista Italiano. Si può?Se si, perchè?

Post n°284 pubblicato il 12 Giugno 2014 da ettorecarcione

All'indomani della non esaltante vicenda che,aldilà del buon risultato elettorale,ha riguardato alcuni comportamenti tenuti da autorevoli esponenti di "Altra Europa con Tripsas", occorre mettersi d'accordo su un punto, o meglio su più punti.Il primo concerne la valutazione circa l'assoluta necessità che nel Paese si ricomponga una vasta area politica, culturale e valoriale che si collochi nettamente alla sinistra del partito Democratico.Partito, figlio di una malriuscita "fusione a freddo" tra I Democratici di sinistra e la Margherita.partito nato, più per decisione di vertice che su un processo democratico e partecipativo che, direi togliattianamente, riuscisse a mettere insieme le idealità proprie di un grande partito nazionale e di massa qual'era il PCI, ed il meglio del cattolicesimo progressista.Operazione non riuscita,i cui effetti ricadono pesantemente sulle condizioni materiali di larghe fasce di popolo,emarginato e colpito da opzioni politico economiche che hanno, di fatto, consegnato il paese a gruppi ed oligarchie legati al grande capitale, alla finamza ed al sistema bancario.Pertanto,la necessità di "RIPENSARE A SINISTRA" si impone.Osserviamo con attenzione.Cosa c'è alla sinistra del PD?Una miriade parcellizzata di piccole formaziomi di matrice comunista, per lo più,alle prese con la esigenza di sopravvivere giorno dopo giorno,incapaci persino di comunicare tra di loro in quanto convinti,ognuno per suo conto, di rappresentala, solo essi, la Sinistra.Mi rendo conto che la scellerata legge elettorale che il duo Renzi-Berlusconi,se possibile ancor peggio del "porcellum", si è impegnato a varare non aiuta certamente,anzi rischia di condurci verso un bi-tripartitismo che emergina spietatamente chi non sta al giuoco.Torniamo al punto.Che fare?Avrebbe detto lenin?Una considerazione.Da troppo tempo oramai è in atto una feroce battaglia tesa a far credere che i partiti in quanto forma di partecipazione democratica siano obsoleti, finiti. Prendendo a pretesto una ragione, vera, verissima,cioè che essi,i partiti,da Tangentopoli sino ad oggi(vedi Expo)siano stati niente più che centri di potere  nettamente staccati dalle loro basi.Se questo è difficilmente negabile, allo stesso modo sarebbe più onesto dire che non è la "Forma Partito" ad avere fallito ma, se mai, hanno fallito alcuni gruppi dirigenti di, e in alcuni partiti.Ora, se nei partiti, contravvenendo colpevolmente al dettato costituzionale, si privilegia la occupazione di potere in posti di responsabilità senza che si operi una necessaria selezione che parta dal basso, l'effetto non può che essere che negativo e devastante.Di più.La confusione che, da anni, caratterizza il variegato arcipelago comunista, nello specifico, ha portato,nella debolezza complessiva, a privilegiare, ponendosi su una linea di difesa dell'esistente, l'adesione a movimenti che, pure nella loro importanza, come sappiamo, non sono in grado di porsi come obiettivo generale, in quanto portatori di legittimi interessi parziali,il cambiamento in senso socialista della società.Ancora,la debolezza progettuale, in particolare dei partiti di matrice marxista,ha portato alla illusione che vi fosse una non meglio precisata "Società Civile" cui agganciarsi in una visione salvivica e rigeneratrice, perdendo di fatto la loro autonomia e la loro identità.La conseguenza di tutto ciò è stata l'affermazione di veri e propri cartelli elettorali verniciati, o riverniciati, di confusi e vaghi elementi di sinistra.Questo ha riguardato, da ultimo, la lista "Altra Europa con Tsipras".Troppe contraddizioni al suo interno.E sarebbe miope e consolatorio gioire per la elezione a deputato europeo di un iscritto a questo o a quel partito.Ricostruire qualcosa che riprenda le migliori tradizioni di quello che è stato, con tutti i suoi limiti ed errori, il Partito Comunista Italiano.Vorrei riassumerne le caratteristiche fondamentali.Caratteristiche che, senza meccanicismi anacronisticamente riproduttivi,ritengo siano queste.Primo:un Partito in cui i gruppi dirigenti vengano selezionati da una base territorialmente diffusa.Secondo.una chiara visione programmatica, nettamente socialista,che sappia contenere punti sui quali possano convergere ceti sociali, pure diversi, proiettati verso una prospettiva anticapitalista, punti che introducano visibili elementi di socialismo.Terzo.una politica delle alleanze che, prima di guardare ai soggetti politici, guardi alle grandi masse, a quella "proletarizzazione" di fatto oramai maggioranza sociale nel nostro paese.Quarto:cito Berlinguer:"Partito di lotta e di governo".Un partito che non si ponga, pure nel fuoco delle lotte politiche e sociali, l'obiettivo del governo del paese, rischia di essere ininfluente testimonianza, e niente di più.Infine sarebbe bene che rileggessimo Antonio Gramsci, i suoi "Quaderni dal carcere" per comprendere che la Egemonia la si conquista  "conquistando casamatta dopo casamatta".

 

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Un blog di: ettorecarcione
Data di creazione: 11/03/2009
 

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