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Post n°91 pubblicato il 16 Febbraio 2013 da ZITTI_EXE

La trasformazione del Prof: il bocconiano è diventato un tamarro

Il Professore prende gli avversari a male parole.
L’ultimo attacco è per Berlusconi, definito «un cialtrone». Spera che la nuova versione tamarra gli porti voti

 

 

Mario Giordano: la trasformazione del Prof in campagna elettorale così il bocconiano è diventato un tamarro


Dalla Bocconi ai cialtroni, che cos’è successo al professor Monti? Fino a poche settimane fa sembrava un lord inglese appena seduto nella stanza del tè. Appariva in Tv con quella sua aria austera, un po’ altezzosa ma distinta, il massimo della parolaccia  che gli scappava era “spread”, perbaccolina, accidentaccio, roba che se gli cadeva il Cervino sui piedi si sarebbe alzato e avrebbe detto con voce tenue: «Perdirindindina, che dolore mi ha colto testè al metatarso destro». Il classico esempio di signore, insomma, magari nella sostanza durissimo, ma formalmente ineccepibile, quello che cede il passo alle signore in ascensore e quando è proprio molto molto arrabbiato  dice «Santi numi». 

Adesso, l’avete visto?, sembra posseduto dall’anima di un teppista di periferia che parla al posto suo. «Berlusconi corruttore», Bersani «infantile», tutti e due «camaleonti», «Grillo? Non so se esiste comunque dice sciocchezze», il Cavaliere «manipola la realtà»,  Bersani spaventapasseri («spaventa i mercati»), Vendola? Lasciamo stare, Alfano? «Non è niente»,  e poi una battuta sull’altezza di Brunetta, un attacco violento alla Cgil, un altro alla Lega, un altro ancora a Grillo («Non so se esiste, ma lo porterei in una piazza greca»)…  E infine: «Berlusconi cialtrone». Noto linguaggio accademico, definizione macroecomica precisa, perfetta espressione da master oxfordiano. Pare che anche alla Bocconi si siano già attrezzati con il primo corso in Economia cialtrona. Cui seguirà probabilmente un secondo corso in Economia del Vaffa.

Del resto non è mica colpa del povero professor Mario. Macché. Lui, al contrario, si  è pure impegnato per sembrare  un nonno amorevole, ha addirittura  messo a rischio la piega dei suoi pantaloni, cristallizzata dal 1958, per buttarsi a carponi e giocare con i nipoti, entrambi trascinati, belli e imbalsmati, in un orrendo spot. E poi è andato dalla Bignardi su La7 (molto trendy, yuppie) a prendere in braccio un cagnolino, che fa tanta tenerezza e dimostra che anche i professori severi hanno un cuore (cuore molto Empy, yuppie bis). Insomma le ha provate tutte, ma proprio tutte, per cercare di dare un po’ di umanità gentile al suo burbero loden, per dimostrare che sotto la sobrietà batte un cuore in pantofole.

E invece altro che pantofole:  sono spuntati gli anfibi. E sotto il loden è comparsa la canotta.  Povero professor Monti, non è mica colpa sua: lui avrebbe tranquillamente continuato a giocare alle elezioni con la Borletti Buitoni Viendalmare e i suoi nipotini. La colpa è di quel diavolo d’un teppista che s’è impadronito del suo corpo. Gli ha rubato l’anima, lo possiede e lo guida: dunque è possibile che nei prossimi giorni il premier scoprirà le sue nuove carte.  Si farà tatuare “Imu” sull’avambraccio?   O l’Angela Custode Merkel sul petto? Metterà le borchie al completo grigio-banca? Lancerà la campagna: diventa Fonzie, compra un flipper? Sfiderà Casini e Montezemolo a una gara di rutto libero? Farà a chi piscia più lontano controvento con i suoi collaboratori?  Cambierà l’auto blu con un’Harley Davidson taroccata? Sgommerà nel cortile di Palazzo Chigi? Farà un’impennata in piazza San Pietro, cogliendo l’occasione della visita al Papa? E poi magari farà pure lo slalom fra le colonne sgasando al massimo in faccia alla guardia svizzera? E davanti a Benedetto XVI come si presenterà? Pure lì con la canotta? Magari masticando una cicca e offrendo un tiro a padre Georg? Ve l’immaginate la scena: «Ehi fratello, assaggia questo: è roba buona, mica quella roba da cialtroni…».

Qualcuno dice che siano stati i guru americani a suggerirgli la svolta per evitare il tracollo elettorale. Qualcuno dice che l’aggressività del professore aumenti a comando, man mano che si avvicina la data del voto. Qualcuno dice che siano proprio i consulenti a spingerlo ad alzare sempre più i toni perché  vedono che i consensi latitano più che le idee (ed è tutto dire).  Ma noi, che abbiamo conosciuto il professore nella sua versione perdirindindina, educata e grigia, sobria e noiosa, non possiamo crederci. Lui non è tipo da obbedire agli ordini che gli vengono da un mago Otelma elettorale, seppur targato Usa. Non può essere. No, credete a noi, Monti è posseduto dalla reincarnazione di James Dean, nel petto gli arde gioventù bruciata: lui pensa di fare un trattato di economia internazionale e invece gli escono fuori insulti, quando pensa di spiegare la teoria monetaria fra Keynes e Friedman, in realtà sta  dicendo «cialtroni», «infantile», «spaventapasseri», «manipolatore». Il fatto è che, poveretto, non se ne accorge. E’ convinto ancora di essere  seduto davanti al tè inglese, invece sta nella suburra, pensa di alzare una mano per mostrare la tabella dello spread e invece sta tirando un cazzotto in bocca a qualche avversario. Qualcuno lo salvi prima che  il teppistello che lo domina lo trascini,  di qui a domenica prossima, in qualche impresa ancor più devastante: tirerà sassi con la fionda contro le finestre del Quirinale? Farà manomorta a Clio Napolitano mentre sfila fra  corazzieri? Si metterà le dita nel naso nell’ultima intervista Tv? O si metterà a urlare davanti alle telecamere: «Ah froci…» per spiegare che lui l’alleanza con Vendola proprio non la vuol fare? Chissà. L’unica cosa certa è che, intanto, questo Monti-teppistello un risultato l’ha ottenuto: è riuscito nell’impresa di  farci  rimpiangere il loden. Chi l’avrebbe mai detto? Quel loden era davvero triste. Ma pur sempre meglio di questa innaturale imitazione di un guappo. 

 

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MORII PER LA BELLEZZA
Morii per la Bellezza, e non appena
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Mi chiese piano perché fossi morta.
"Per la Bellezza", gli risposi pronta.
"Io per la Verità", soggiunse lui.
"Siamo una cosa sola, siam fratelli".

Come parenti incontratisi una notte,
conversammo da una stanza all'altra,
finchè il muschio ci raggiunse le labbra,
ricoprendo per sempre i nostri nomi.

(Emily Dickinson)
 

NON AVEVO IL TMPO DI ODIARE

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E la Vita non era così
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Potessi concluderla - con l'Inimicizia -
Né avevo tempo per Amare -
Ma visto che
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La lieve Fatica dell'Amore -
Pensai
Fosse grande abbastanza per Me -

(E. Dickinson)
 
 
 

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