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Un blog creato da fabio1972dgl il 18/12/2005

favole e scorpioni

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Bellissimo post, molto attuale: ateismo, tradimenti,...
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il 30/04/2012 alle 18:30
 
Gia'...quanto e'vero.... Piacere Fabio
Inviato da: aural2
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fabbbb... qua si comincia a preoccuparsi. eh!
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Tristissimo....!
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il 23/08/2011 alle 10:41
 
Grazie di avermi permesso di leggerti.
Inviato da: lucciko75
il 17/08/2011 alle 12:56
 
 

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UN UOMO

Post n°35 pubblicato il 10 Aprile 2007 da fabio1972dgl

Posa la sua valigetta sul letto. Dentro c'è il portatile qualche documento e il giornale finanziario. Si muove lento e rigido con il nodo della cravatta ancora stretto. Guarda la sua faccia allo specchio  mentre cammina e va in salotto. Nemmeno con una pinza attaccata alle palle potrebbe avere espressione peggiore. Neanche triste: vinta.  Sua moglie gli dice "buonaseraaa" come in uno spot pubblicitario di qualche tempo fa. L'osserva senza guardarla. Ha sul viso quel suo sorriso ebete che odia da sempre. Non sono nemmeno le nove di sera ed è già in vestaglia con ai piedi quelle babbucce bianche e nere che sulla punta disegnano una specie di sorriso. "Ebete dalla testa ai piedi", pensa. Prende la posta e torna verso la camera da letto. Quando ripassa davanti allo specchio abbassa la testa per evitare di guardarsi ancora.

Si stende sul letto con tutte le scarpe e mette la testa sotto il cuscino. Gli scappa la pipi' ma non gli va di alzarsi. Sente la moglie entrare nella stanza sente il suo sguardo la sente uscire. Rimane con il cuscino sul naso per un po'. Pensa.
Il lavoro è una fogna. E' entrato li parecchi anni fa, quasi un ragazzino, come operaio. Ora è un alto dirigente, capo produzione: sacchetti per la grande industria. Ricorda con nostalgia quando imbranato con le brugole in mano provava a metter a posto i macchinari. Quel primo anno se non fosse stato per i suoi colleghi, amici pronti sempre ad aiutarlo, non ce l'avrebbe mai fatta. Ora amici non ne ha. Solo nemici, pensa.

Apre le buste arrivate per posta. Tanta pubblicità inutile e qualche bolletta. Tutta cartaccia da buttare nella spazzatura. Ma c'è una carta gialla che lo incuriosice un po'. E' senza mittente, e a dire il vero anche senza destinatario. C'è una foto e ritrae un uomo che si chiama SHABA HAGA seduto su un sasso enorme con le braccia sollevate sul capo. Ha la chioma nerissima e folta. La riga in mezzo gli apre la capigliatura sui due lati. Sembra che abbia due parabole sulle testa. Tra i capelli ha come degli aghi e sorride mostrando tra i due incisivi uno spazio vuoto esagerato, come se avesse un dente si e un dente no. Alle dita dei piedi ha dei piccoli anelli.
Tutto è scritto in piccolo e fa fatica a leggere. La prima riga recita:

"Entra nel cono di luce"

In quel momento entra sua moglie. Lui esce per fare pipi'.

E' mattina e ha letto almeno dieci volte quella paginetta su SHABA HAGA e del suo cono di luce. Il cono di luce  dona protezione, fuori di esso tutto è abisso. Il cono di luce dona pace, fuori di esso tutto è guerra. Il cono di luce è amore, fuori di esso tutto è disamore.
Si guarda allo specchio e scioglie un po' il nodo alla cravatta. Mette le braccia sulla testa come nella foto. "Cono di luce". Si guarda e scoppia in una risata allegra. In corridoio incrocia la moglle, e le da una pacca sul culo. Va al lavoro canticchiando.

Passano le settimane. Prima tutti lo temevano perchè senza pietà non perdonava gli errori di nessuno. Intollerante non concedeva repliche. Ai suoi ordini si poteva dire solo si. Di diverso come risposta accettava solo il silenzio.
Ora è affabile, saluta anche, lui che non salutava mai. I problemi al lavoro ci sono sempre, ma lui mette le braccia sulla testa con le mani vicine e dice tra se "cono di luce". A  casa lo stesso: "cono di luce, cono di luce", e fa l'amore con la moglie dopo due anni di reciproca indifferenza.

La vita è farsi scivolare addosso ogni cosa. Nulla ti deve toccare. Tu non sei il tuo lavoro, tu non sei i tuoi amici, tu non sei i tuoi problemi , tu non sei le meschinerie altrui, tu non sei il traffico, tu non sei i tempi da rispettare, tu non sei il bimbo che non arriva, tu non sei la fretta degli altri, tu non sei il pisello che non ti tira. Tu non sei altro che il tuo io. Il cono di luce ti illumina come protagonista. Tu sei il centro. Tutto il resto deve cadere almeno un metro lontano da te. Mette le mani sul capo in segno di protezione.

Dicono di lui che sia diventato pazzo. Al lavoro si presenta con giacche sportive e jeans canticchia spesso e nell'ufficio perde un sacco di tempo a raccontare anedotti divertenti su questo e su quello. Quando fa il suo giro per i reparti o lo chiamano per qualche problema ascolta tutti senza parlare, da pacche sulle spalle e stringe mani. Per tutti ha una parola di conforto e di incoraggiamento: "Ce la farà, ne sono sicuro". Le impiegate che lo ricordano iracondo e impaziente sono incredule.
C'è chi dice che l'altro giorno prima di un importante colloquio con il Presidente abbia provato un passo di danza davanti alla porta della Sala Riunioni.
"Ti dico che l'ho visto io! Aveva le braccia diritte in alto sulla testa e i gomiti larghi. Sembrava una ballerina!"
Dicono di lui che sia diventato pazzo.

Hanno ospiti a casa quella sera. Sono amiche e colleghe della moglie. Di solito mal sopportava quelle serate femminili fatte di pettegolezzi, di risate stupide e di cellulite: o se ne andava a letto o se non troppo stanco tirava su l'auto e andava al casino' a giocare alla Roulette.
Invece quella sera rimane li, intrattiene le ospiti, racconta di come s'innamorò della moglie e di quella volta che prese il treno per raggiungerla in Calabria per vederla un solo giorno. La moglie ormai abituata al cambiamento del marito rideva felice. Anche se lei in Calabria non c'era mai stata.

Finita la cena la moglie prende il gioco in scatola "Parsifal II" che come da tradizione chiudeva le loro serate.
Un normalissimo gioco di dadi con imprevisti e penitenze il cui scopo finale è raggiungere "la Perfezione".
Però la partita non può iniziare perchè non si trova un foglio con certe indicazioni indispensabili per lo svolgimento della sfida.
Dentro la scatola non c'è, e in giro proprio non si trova. La partita salta e tutte le ospiti fanno per andare.

Le ospiti sono ormai sulla porta ma la moglie inspigabilmente inizia a ridere. Ride e contagia tutta la compagnia. Nessuno capisce il perchè fino a quando lei dice:
"Guardate"
Tutti guardano in direzione della giacca del marito appesa all'attaccapanni.
Dalla tasca esce fuori un piccolo foglio giallo tutto spiegazzato.
E' il foglio di SHABA HAGA.
"Ma amore, ma vai in giro con le istruzioni del "Parsifal?"
"E' cosi che lavorate in ditta?"
Tutte ridono lo guardano e ridono.

Il marito è  ammutolito e attonito:

La sua miracolosa rinascita si doveva alle banali istruzioni di un gioco in scatola.

 



 
 
 
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scrivo due post al mese
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Rimasta mio malgrado
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