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Un blog creato da fabio1972dgl il 18/12/2005

favole e scorpioni

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Bellissimo post, molto attuale: ateismo, tradimenti,...
Inviato da: Cassandra_nagra
il 30/04/2012 alle 18:30
 
Gia'...quanto e'vero.... Piacere Fabio
Inviato da: aural2
il 19/04/2012 alle 15:00
 
fabbbb... qua si comincia a preoccuparsi. eh!
Inviato da: laTremenda76
il 29/08/2011 alle 00:19
 
Tristissimo....!
Inviato da: lucciko75
il 23/08/2011 alle 10:41
 
Grazie di avermi permesso di leggerti.
Inviato da: lucciko75
il 17/08/2011 alle 12:56
 
 

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« FUORI TEMPOUNA GIORNATA DI "SOLE" »

IL FILO

Post n°43 pubblicato il 01 Luglio 2007 da fabio1972dgl

Sono sul balcone e osservo il panorama. Nuvole basse si avvicinano e incupiscono sempre più il cielo.
Un ragno tesse la sua tela, lo vedo lavorare con forza e fatica assieme. Rimane  sospeso tra la ringhiera e il muro. Meticoloso prepara la sua trappola, poi si nasconde dentro una minuscola fessura in attesa dell'insetto che ci cadrà.
Osservo un po' la scena. Poi il vento si alza forte e decido di venirti a prendere: tra poco uscirai dal lavoro.

Scendo dall'autobus proprio mentre il temporale, violentissimo, sta scatenando il finimondo. Alberi piegati di tre quarti, vento che fischia e cielo nero.
Tu arrivi con il tuo ombrello, quello enorme che tieni sempre in auto. Io sono sotto la  piccola tettoia della guardiola, senza vero riparo e in maniche corte.
Appena mi vedi mi corri incontro e ti porti la mano alla fronte lasciando per un attimo la presa a due mani con cui tenevi l'ombrello.
"Vieni qua che ti stai bagnando tutto, ma poi cosa sei venuto a fare?"
"Non vedi che acquazzone, sono venuto a prenderti".
"A piedi, e senza ombrello".
"Beh, tanto c'è il tuo."
"Che matto". E ridi.

In auto non si vede nulla, visibilità ridottissima e allora ci fermiamo. Tiriamo indietro i sedili e ci sdraiamo un po'. Fuori dalla macchina la tempesta, dentro noi. La radio spenta. A te piace troppo sentire il tic-tic che fa la pioggia quando cade sui vetri.
"Senti che musica" dici.
Tic-tic
Tu con una guancia sulla mia spalla e io con la mia testa sull'altra tua guancia, fermi cosi senza dire nulla. 
Frequenti lampi nel cielo illuminano più volte l'abitacolo  sorprendendo le nostre mani ogni volta in una carezza diversa mentre tuoni sempre più forti ci avvicinano ancor di più.

Toc toc. Qualcuno da fuori bussa.
Un uomo sulla cinquantina con un impermeabile sgraziato e vecchissimo schiaccia il suo naso contro il finestrino dell'auto.
Toc toc
ancora.
"Mia moglie è in ospedale, ho l'auto ferma per un guasto, datemi un passaggio vi prego".
Ha capelli radi e posticci che si aprono sulla sua testa come una ragnatela su un muro, ha pupille minuscole e mobilissime che guardano ovunque. E' teso, nervoso, incredulo. Borbotta, ma non si capisce cosa. Non prega, forse bestemmia. Ha un ombrello enorme con se che gira e rigira tra le mani.
Tu guidi concentrata e veloce ma ti mordi le labbra come fai quando non stai bene.
Siamo ancora distanti dall'ospedale. Non arriviamo mai. Seguiamo le indicazioni che continua a darti l'uomo con cenni della mano mentre a fior di labbra mugugna la sua ansia.
Tu cominci a tossire. Qualche colpo solitario, secco, pieno di catarro. Rallenti e fai fatica. Altri colpi di tosse ad intervalli sempre più brevi. Sudi, e il tuo respiro è affannato. L'uomo ti osserva, triste per se, triste per te.
Entriamo nel parcheggio dell'ospedale e tu tremi visibilmente. Corriamo verso l'entrata, senza distinguere più chi soccorra chi.

Dentro la sala d'aspetto osservo l'uomo seduto non lontano da me nel corridoio. Continua a passarsi le mani sulla testa, sparpagliando ancor di più quei capelli, quell'intricata ragnatela, ingigantendola sempre più: ora lo copre del tutto, e quasi fatico a scorgergli il volto. Poi si alza e si toglie l'impermeabile mostrando una maschera al posto del viso.

Devi esser ricoverata, cosi mi dice un medico impassibile e assonnato. Non stai bene. Non ti posso vedere, firmo carte e documenti mentre penso che stavamo per fare l'amore.
Ti serve un pigiama e della biancheria, devo andare a casa e tornare qui. L'uomo si avvicina con la  ragnatela sugli occhi.
"Ma dove vuole andare cosi, si prenderà un malanno. Non vede che temporale"?
Mi porge il suo informe impermeabile, che indosso senza pensare e corro via veloce.

Cerco di guidare veloce mentre rifaccio la strada verso l'ospedale. Il temporale è ancora violento, anzi con il passare delle ore ha acquistato ancora più forza. Il vento fischia, le strade son deserte e buie. Faccio fatica ad orientarmi. Mi rendo conto di essermi perso. Non riesco più a capire dove sono. L'illuminazione è saltata. Vago nella notte in cerca di un cartello di un'indicazione di un miracolo. Poi l'auto si arresta, di colpo. Faccio per spegnerla e riaccenderla. Niente, non va più. Un guasto, maledizione.
Scendo dall'auto e nonostante ombrello e impermeabile vengo investito dalla forte pioggia. Cammino, faccio pochi metri, poi mi sembra di vedere un'auto poco lontana. Mi avvicino nella speranza ci sia qualcuno.
Toc toc busso. Schiaccio il naso contro il finestrino dell'auto e dentro vedo muoversi qualcuno. Toc toc busso ancora:
"Mia moglie è in ospedale, ho l'auto ferma per un guasto, datemi un passaggio vi prego". Cosi' dico, e un po' mi si ferma il sangue.

Guida la ragazza e io sto davanti insieme a lei. Il ragazzo sta dietro e sento costantemente il suo sguardo addosso. Ho l'ombrello con me che giro e rigiro tra le mani. Sono incredulo, ero passato a prenderti per scherzo, per fare il romantico per fare l'amore e tutto si è rovesciato. Bestemmio e prego dio insieme. Sussurro piano con le labbra la mia ansia solitaria mentre cerco con cenni della mano di dare indicazioni alla ragazza sulla strada da prendere. Ogni tanto l'osservo, tesa, guida con una smorfia sul viso. Inizia a tossire, ha l'affanno e trema un po'.
Mi sbraccio ora a dare indicazioni, mi accaloro sempre più. Entriamo in ospedale e non si capisce più chi soccorra chi.

L'uomo è ancora li nella sala d'aspetto, assorto passeggia nel corridoio deserto. Quando mi vede non mi saluta, solo un cenno del capo, indecifrabile, nella mia direzione. I ragazzi cercano un medico, io parlo con un'infermiera che mi indica la stanza. Corro con quel pastrano tutto bagnato addosso.
Tu sei li che dormi, tocco la tua fronte, hai la febbre alta. Tiro via l'impermeabile e faccio per appenderlo li di fianco al letto. Noto cosi' una piccola ragnatela sul muro. Un piccolo ragno muove le sue zampe e lega il suo filo ad altro filo con pazienza, con tenacia.

Corro giu con l'impermeabile in mano, per offrirlo al ragazzo.
Lo accetta senza tante parole mentre corre verso la notte.






 
 
 
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Io amo, non corrisposto, l'ozio

scrivo due post al mese
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questo mese ho pubblicato quello sbagliato:

questo.

Se qualcuno
per caso,
trovasse una bozza piena d'amore

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Rimasta mio malgrado
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JOSE' SARAMAGO  - l'Uomo Duplicato -

ERRI DE LUCA  - Il Contrario di Uno -

CHARLES BUKOWSKI  - Panino Al Prosciutto -

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GOMEZ  - Split the Difference -

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