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favole e scorpioni

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« FAVOLE E SCORPIONINUDI »

UN SOFFIO E UN RONZIO

Post n°55 pubblicato il 18 Dicembre 2007 da fabio1972dgl

"Mosso da un impercettibile soffio il mio cuore si è spostato dal centro del petto e quel trascurabile millimetro ha fatto scivolare la Terra dal proprio asse: questo è successo appena ti ho vista".
Lo spumante stava facendo il suo effetto. Ero alla quarta stronzata negli ultimi cinque minuti e di sicuro avevo bisogno di qualcuno che mi fermasse. Non dico la bocca, ma almeno il gomito. Meglio entrambi.
Ero seduto sul bracciolo del divano e parlavo con questa mora con la faccia bianca che mi faceva impazzire. Aveva labbra rosa e boccoli a cascate e qualunque cosa dicesse a me sembrava di sentire la parola Amore.
Io cercavo rime dentro il mio cervello e alternavo silenzi a improbabili tentativi poetici. E dopo averle narrato di praterie verdeggianti di stelle dardeggianti  e paradisi lussureggianti, scivolai dal bracciolo e lo spumante mi cadde sui pantaloni.
Presi una salviettina di carta e cercai di pulire l'imbarazzante alone creatosi proprio all'altezza del fallo.
"Fabio, mi sa che hai saltato i preliminari e non solo". Qualche burlone da un angolo della festa tirò questa battuta.
Presi un'altra salviettina e feci per pulirle la camicetta ma la sua mano mi fermò:
"Tranquillo Fabio, non mi hai bagnata"
"Come no?" insistetti.
"Davvero Fabio, non sono bagnata". Rideva.
Troppi doppi sensi per il mio cuore, andai a prendere ancora da bere.
Lo spumante era di così pessima qualità che potevi vedere le bollicine fuggire via dal bicchiere e zampillare un po' ovunque. Sembrava di avere una fontana in mano.
Dall'altro lato della stanza la mia boccolosa amica rideva alle battute di altri corteggiatori.
Uno ballando a gambe larghe s'era messo ad imitare chissà che attore, un altro invece con una bandana in testa e gridolini in falsetto camminava gobbo davanti al divano.
Lei rideva con gli occhi così chiusi da non vedere nessuno.
Un sorso o due, e andai via dalla festa.

Arrivato a casa mi buttai un po' sul letto, poi accessi il pc. Volevo scrivere d'amore ma non ci riuscivo perchè ero infastidito da un continuo ronzio che sentivo sulla testa: una cimice mezza moribonda stava agonizzando tra la il lampadario e il soffitto. La vedevo aggrapparsi alle pareti della stanza confondendo una lampadina per il sole e la finestra per l'orizzonte.
Alla fine cadde sul letto con le zampette in aria, un leggerissimo tonfo.
Fece qualche balzo sul letto, come a cercare la posizione più comoda per morire sulla coperta e l'ultimo rantolo lo fece proprio sulla mia mano.
Tirai su la tapparella e la lanciai giù dalla finestra. Trasportata dal vento divenne invisibile quasi subito.

Tornai al pc, e iniziai la mia lettera d'amore.
Dopo un ora però non avevo scritto che tre righe.
Dopo venti minuti di pausa e altri venti di concentrata riflessione di quelle tre righe ne cancellai due.
Ne rimase così una sola che stampai per rileggerla bene.
Con la penna corressi quella riga cancellandone metà.
Alla fine presi il foglio e ne feci un aeroplanino di carta
Tirai su  la tapparella e lo lanciai giù dalla finestra. Trasportato dal vento divenne invisibile quasi subito.

Su un' ala spiegazzata le poche sconnesse parole:

"Un impercettibile soffio...cuore di cimice."





 
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Io amo, non corrisposto, l'ozio

scrivo due post al mese
uno lo pubblico
l'altro lo cancello

questo mese ho pubblicato quello sbagliato:

questo.

Se qualcuno
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trovasse una bozza piena d'amore

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che era la mia.

Rimasta mio malgrado
lettera morta.

 

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