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Non so come si chiama, 12 anni pressappoco, piccolo di statura, scalzo, sempre impolverato e sporco. Porta un paio di slip neri e sulle spalle un pezzo di telo grigio scuro. Lo vedo in compagnia di altri bambini anche piu piccoli di lui, che conducono al pascolo piccole mandrie di mucche.
A pensarci bene non l’ho mai visto a scuola, presumo quindi che non la frequenti.
Ora che penso a lui, mi tornano alla mente alcuni fatti che lo riguardano, perfino il recupero di una sua foto scattata due anni fa che avevo dimenticato fra tante altre foto, piccolo appoggiato a due bastoni,nello sfondo mucche che pascolano, indossa una maglietta rossa ed un paio di ciabatte ai piedi ( cosa inusuale).
Non l’avevo mai notato, era uno dei tanti piccoli che all’imbrunire, finite le lezioni pomeridiane giocavano al pallone nello spiazzo di fronte alla scuola.
Lo notai quando una sera entrando ed uscendo dalla cucina all’ora in cui preparavamo da mangiare, stava appoggiato allo stipite della porta e guardava all’interno. Mentre passavo mi sussurrava qualcosa talmente piano che non riuscivo a capire. Quando ho realizzato che voleva attirare la mia attenzione gli ho chiesto che cosa volesse. Indicando con il dito qualcosa sul tavolo diceva : pon, pon, fomi (pane,pane,fame).finalmente avevo capito. Gli diedi un pezzo di pane, lo ha preso e si è allontanato sbocconcellandolo.
Questo si è ripetuto per alcune sere, fino a quando guardandolo con più attenzione ho notato che aveva i piedi gonfi, con molti graffi, la pelle con evidenti segni di scabbia,e di un colore blu fino alle caviglie. Questo colore che avevo già notato in tutti coloro che si erano rivolti a Polle il guaritore del villaggio per i problemi a mani e piedi, derivava da un unguento tradizionale per la cura.
Per evitare che avesse delle complicazioni,gli dissi di passare in infermeria il mattino seguente, per pulire e disinfettare i piedi. Non venne. Sarà stato il fatto che doveva portare le mucche al pascolo o la sfiducia nella medicina dei bianchi, la mancanza di denaro o chissà che cosa.
La sera ritornò con la stessa richiesta, pon, ed alle mie domande sul perchè non fosse venuto il mattino, lui rispondeva: pon. Io insistevo che lo avremmo curato comunque e non doveva avere problemi di nessun tipo. Lui sempre: pon.
Gli ho intimato di andare a lavarsi i piedi perché lo avrei medicato e dopo gli avrei dato ciò che chiedava.Imperterrito lui continuava a ripetere: pon,fomi. Dissi, cosa di cui mi vergogno ancora: prima ti lavi e facciamo la medicazione, altrimenti non avrai nulla!
Credevo di convincerlo con il ricatto. Non fu cosi! E non lo fu ancora nelle sere seguenti. Il copione si ripeteva. Ero io che recitavo una parte odiosa dalla quale non sono riuscito ad uscire.
Partii qualche giorno dopo senza riuscire a riparare a questo comportamento. Chi ha la pancia piena, ragiona in modo diverso da chi l’ha vuota. Ha più tempo e può procrastinare i problemi, l’altro invece deve risolverli subito. Le priorità sono diverse. La notte è più lunga e fredda con la pancia vuota.
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