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NHACRA TE DE

Post n°139 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da guerrinob

8/11

Comincio presto la giornata con un viaggio al bivio di Mansoa a prendere una decina di fascine di mandioca, che si pianta con talee dei suoi rami. E' un favore che aveva chiesto Daniel e trattandosi di agricoltura non ho rifiutato. Mi son sembrati tanti per il suo campo. Credo che le venda anche ad altri, come vende cariche telefoniche, come Callisto vende riso e in altre morançe ci sono rivendite di bevande, vino compreso, zucchero ed altri pochi prodotti. Queste le uniche attività commerciali del villaggio. A Fanhe non entra uno stipendio. Qualche figlio di Fanhe lo stipendio è andato a cercarlo in capitale o all'estero, come Clode, fratello di Felipe che lavora in Senegal, in una ditta che distribuisce farmaci.

Alle 10 puntuali siamo a Nhoma per la prima mensa, quella religiosa. Il celebrante padre Armando Cossa, francescano balanta, pluri laureato. La predica, gli avvisi, i canti e le mie notti insonni, mi avvolgono in un'aggressiva sonnolenza e per non addormentarmi in chiesa esco a riflettere sotto gli alberi in una piacevole frescura. Rifletto sull'importanza della comunicazione, che i missionari hanno organizzato al meglio nell'azione liturgica.

A Fanhe la comunicazione è un punto critico. Sul piano pratico, una parola uno sguardo, un gesto sono sufficienti per diventare operativi, ma alcune volte questi strumenti di comunicazione sono insufficienti, soprattutto quando non c'è tutta la volontà di volersi capire.

A Tavola con padre Eugenio torniamo sul problema del pozzo governativo. Lui concorda decisamente con la nostra decisione di non intervenire con i nostri soldi, proprio per motivi educativi.

Padre Armando tra una forchettata di riso e l'altra deve rispondere alle nostre numerose domande. Chi più di lui, balanta e studioso, può darci risposte sull'organizzazione sociale, sulla condizione delle donna e dei ragazzi, sul regime delle proprietà, sulla cultura del suo popolo? Scoperta, molto gradita, è che su questi argomenti lui ha già scritto in francese un saggio pronto per la pubblicazione. Me ne offre una copia che mi impegno a tradurre in italiano.

Per noi questo scritto è una grande fortuna. Ci permette di verificare le nostre intuizioni, le idee che ci stiamo facendo di questa popolazione, e per offrire, ai nuovi volontari e a quanti trovano interesse nel conoscere la cultura di questa etnia, indicazioni verificate.

Alle 14, con accompagnatore il capomastro della missione, visitiamo un villaggio Nhacra Tede. Un villaggio analogo a Fanhe, dove la nostra guida abita. E' poco distante dalla strada provinciale. L'ora è molto calda. Intento a guardare una siepe di moringa, prendo uno scivolone calpestando una merda di vacca. Rimango in piedi per la così detta fortuna che porta il calpestala.

Comincio a fare i paragoni. A Fanhe non ho mai trovato una merda di vacca sul sentiero. Pulendo la scarpa sull'erba assegno un punto a favore di Fane, nel campionato dell'igiene.

Intanto ci attorniano i bambini, ed io mi esibisco nella commestibilità delle foglie di moringa. Anche loro vengono mandati al pascolo senza scorta di viveri e conoscere il valore nutritivo delle foglie di questa pianta potrebbe essere una risorsa. Mi guardano con perplessità per il solito pregiudizio dei balanta, che l'erba è cibo delle vacche.

Le case, in muratura e paglia, sono costruite in spazi ravvicinati, manca l'ariosità delle capanne di Fanhe e mi sembra che il caldo più intenso. Il loro raggrupparsi in poco spazio potrebbe essere un'esigenza difensiva, necessaria per la vicinanza della strada.

Il villaggio ha un aspetto di maggiore ricchezza, rispetto al nostro. Infatti in questo villaggio ci sono tre stipendi, tre lavoratori della missione.

La nostra guida ci fa visitare, come un museo, la capanna di Ingegnero.

Ingegnero era l'amministratore della missione dalla sua fondazione e padre Eugenio dice che non gli è mai mancato un centesimo. Lui non è seppellito accanto alla sua capanna, come tutti i balanta. Ha chiesto di essere seppellito nel terreno della missione come se, quei muri che ha visto crescere, fossero la sua vera casa.

Una scoperta importante sono stati i rigogliosi vivai pensili, dove le piantine possono essere difese più efficacemente dalle cavallette e dagli altri insetti. Copieremo anche a Fanhe. Bello anche il pozzo e il terreno già preparato per gli orti.

Poi abbiamo visitato la morança della nostra guida e tutta la parentela, nella quale spiccava come tesoro prezioso la vecchia madre. La moglie stava allattando un tesoro di bimbo. Ho notato negli occhi della nostra guida una tenerezza grandissima nei confronti della propria madre.

Al ritorno a Fanhe il nostro villaggio ci dsembra una città territoriale.

Dopo cena prendiamo fresco con moschitos. Parliamo del nostro lavoro, degli atteggiamenti diversificati delle persone del villaggio, della necessità di alleggerire le fatiche delle donne.

Alle 22 sentiamo forti articolazioni gutturali provenire dal baobab vicino. Pensiamo alla presenza di un primate. Scrutiamo con le potenti torce senza vedere nulla e decidiamo che meglio sarebbe ritirarci e chiudere bene la porta. Arriva Felipe per la buona notte e dice che quei grugniti, male articolati, sono di una passera. Felipe per passera intende ogni volatile. In effetti al mattino esplorando con attenzione la punta del baobab, notiamo un ben dimensionato nido di uccelli.


 

 

 
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guerrinob il 15/01/10 alle 16:27 via WEB
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